Lo spunto me lo dà questo articolo, dove si parla di una opinione espressa da George Martin (autore del Trono di Spade) riguardo a un particolare episodio dell'opera di Tolkien. Per risparmiarvi la fatica, se non volete seguire il link (ma l'articolo non è male), vi spiego: Martin è famoso per eliminare senza troppe remore anche dei personaggi importanti, ed esprime dubbi sulla possibilità di "resuscitare" narrativamente un personaggio morto, anche se nel fantasy tanti lo fanno e lo ha fatto anche lui. Il personaggio che torna dalla morte deve quanto meno mostrare gli effetti di una metamorfosi, di una profonda trasformazione causata dall'esperienza subita. Deve essere radicalmente cambiato.
Martin quindi ha criticato Tolkien che sì, sacrifica lo stregone Gandalf in una scena molto drammatica, ma poi lo fa tornare in vita più potente di prima e inalterato nei suoi intenti e nella personalità (Gandalf il Bianco). Martin ritiene che Il Signore degli Anelli sarebbe stato molto più efficace se Gandalf fosse "rimasto" morto.
Per Tolkien ci possono essere tutte le attenuanti di questo mondo, a dire la verità. Secondo le varie interpretazioni (vedi ad esempio il mio libro su Tolkien) Gandalf subisce effettivamente una trasformazione, e certamente ha la volontà di sacrificarsi se necessario (ed è visto quasi come una specie di Cristo, in una opinione critica). Inoltre, lo stregone aveva comunque in sé la potenzialità di evolvere nei suoi poteri, come poi accadrà.
Resta il fatto che torna più forte di prima, e continua la sua lotta, senza enormi problemi.
Per completezza ritengo opportuno precisare che Gandalf non era immortale e non aveva alcuna garanzia di ritornare in vita. Quando ha scelto di sacrificarsi per consentire ai compagni di fuggire, avrebbe potuto rimanere... morto, per quel che ne sapeva. Se non che, poteri più elevati del suo hanno deciso di farlo tornare indietro.
Detto tutto questo, devo innanzitutto rilevare che, vista la natura della narrazione di Tolkien, difficilmente la definitiva morte di Gandalf avrebbe potuto accadere. Tuttavia, per una volta tanto, darei ragione a Martin. Sebbene si possa notare che Gandalf non avesse in tasca una polizza che gli assicurasse la rinascita, dal punto di vista dell'effetto narrativo la sua morte diventa assai meno efficace quando lo vediamo ritornato in vita.
Dal punto di vista del lettore fantasy, anche il mio personale, credo che l'espediente resurrezione sia un'opzione di cui non privarsi. Dal punto di vista narrativo penso che possa avere degli effetti deludenti, a meno che non venga gestita adeguatamente. Faccio un esempio preso da certe cose viste nel GDR: un personaggio viene ammazzato, ed ecco che lo si porta da qualche prete che possa farlo risorgere e lo rimetta a posto, come una macchina da riparare: spero che non vi piaccia come concetto. La resurrezione dovrebbe, in genere, essere un evento eccezionale, ottenuto con difficoltà, o grazie a intervento di divinità o poteri straordinari. Per quanto riguarda Il Signore degli Anelli, non sono sicuro che la resurrezione di Gandalf sia la parte riuscita meglio.
Avendo letto per anni gli X-Men, ormai le morti e resurrezioni non mi fanno più né caldo né freddo, anzi, sono espedienti narrativi che non mi "offendono". Però ha ragione Martin, dovrebbero avere delle conseguenze per il personaggio che le subisce. Per quanto riguarda Gandalf, a me la scelta di Tolkien non è dispiaciuta affatto visto che, come hai detto, Gandalf si sacrifica con generosità, senza sapere che sarebbe tornato più forte di prima.
RispondiEliminaNon è morto ciò che in eterno può attendere... in realtà Tolkien si è ispirato a Lovecraft per Gandalf :P
RispondiEliminaBattute a parte, il ritorno, o meglio, la resurrezione di questo personaggio, conoscendo le credenze cristiane di Tolkien, non sorprende: le sue opere rispecchiano molto dello scrittore, dal rapporto con la moglie rappresentato da Beren e Luthien all'amore dei cavalli, dalle esperienze di guerra al monito che dava sull'industrializzazione che distrugge la natura.
Come avete scritto, Tolkien ha gestito bene la cosa, e con parsimonia (ricordo comunque che anche Beren viene resuscitato, gli Elfi vengono reincarnati ecc.). Se le resurrezioni in Tolkien siano "cristiane" o meno, non mi pronuncio, ma è vero che anche nella Bibbia abbiamo delle resurrezioni (Gesù, ovviamente, e Lazzaro... non me ne vengono in mente altre). George Martin, per me, ha comunque ragione quando afferma che l'efficacia del tragico evento precedente viene sminuita da una "pura e semplice" resurrezione.
RispondiEliminaAvrei visto volentieri un Gandalf turbato, più cupo, sofferente. Oppure roso dalla consapevolezza di avere un dovere da compiere (con l'orologio che ticchetta) e poi il tempo concessogli sarebbe scaduto... anche se è vero che se ne va in ogni caso.