martedì 5 maggio 2020

The White Isle

The White Isle è la mia seconda lettura dedicata a Darrell Schweitzer (dopo Alla Morte della Dea), un fantasy nato fra anni '70 e '80, composto in realtà da due storie collegate ma distinte, poiché era stato pubblicato su una rivista prima di arrivare alle librerie come volume unico. Protagonista del primo libro è Evnos, giovane nobile baldanzoso della casata di Iankoros, allevato con i saggi insegnamenti di un mago, Theremderis, per diventare un valido governante delle proprie terre. Evnos acquisisce conoscenze magiche dal suo mentore, e si guadagna il rispetto di tutti vincendo nelle campagne militari, ma questo inizio positivo verrà presto cancellato da una valanga di guai.

Un tratto interessante di questo romanzo fantasy è che il protagonista cercherà di entrare... all'inferno, per tirarne fuori una persona che non vuole accettare di aver perso. La somiglianza con il mito di Orfeo non è casuale, afferma Wikipedia, ma è una delle ispirazioni di Schweitzer per questa storia.

Detto ciò, parlerò di questo libro senza "spoilerare" tutto ma con sostanziose e inevitabili anticipazioni della trama, per cui vi consiglio, se sospettate di essere interessati alla storia, di interrompervi qui e di procurarvi il libro, che purtroppo non mi pare sia disponibile in italiano.

Innanzitutto, se c'è una cosa che posso dire di Schweitzer dopo averne letto due libri è che non ha problemi a creare mondi e situazioni originali e a trattare temi non facilissimi come la sofferenza, la disperazione e la follia. La storia di Evnos è imperniata su questi temi, poiché la sua ossessiva speranza di salvare la moglie Riacinera, morta nelle doglie del parto, lo condurrà a una impresa impossibile. Portarla letteralmente via dall'inferno, che in questo mondo esiste come luogo fisico.

L'inferno, che Schweitzer descrive con immagini assai potenti, è gestito da Rannon, dio della morte, e in effetti unica divinità che regge il mondo dopo aver sconfitto tutte le altre: nemmeno sul lato metafisico delle cose questa si può considerare un'ambientazione allegra. I morti vengono lasciati alla deriva su imbarcazioni che giungono alle porte dell'inferno, nel freddo nord, e lì vengono rianimati per l'eterna punizione. I demoni inventano tormenti orribili per tutti i defunti, senza distinzioni: non ci sono buoni e cattivi e non c'è un paradiso.

Evnos pensa di poter salvare la moglie perché ha potuto ridare vita, con la magia, ad alcuni animali. Il suo mentore, Theremderis, invece lo ammonisce, dicendogli che la strada che ha scelto non si può percorrere. Oltre a portar via il corpo di Riacinera dall'inferno Evnos dovrebbe recuperare anche la sua anima, e questo non si può fare, per cui Evnos ridarebbe vita a una specie di fantoccio.

Nella sua titanica volontà, il giovane eroe decide di provare lo stesso.

Per quanto riguarda la seconda parte del libro, parla della crescita della figlia di Evnos, accudita da un gruppo di spiriti e fantasmi (evocati dal padre) dopo che la terra di Iankoros è stata punita (desertificata) per punire la follia dell'eroe. Evnos diventa sempre più malinconico e folle, la bambina cresce senza vedere mai anima viva salvo il padre, sempre più distante e meno comunicativo. Non dico come andrà a finire la storia, concludo esprimendo il mio dispiacere per la pochissima fama che un grande scrittore come Darrell Schweitzer ha raccolto in Italia.

In inglese: intervista con l'autore.



5 commenti:

  1. Dalla descrizione che ne hai fatto, devo dire che sono proprio il tipo di storie che mi piacerebbe leggere. Peccato che non sono un granché bravo con la lettura in inglese. Speriamo che prima o poi qualche casa editrice lo traduca in italiano.
    Grazie per la segnalazione.

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  2. Del medesimo autore c'è in italiano: Alla Morte della Dea... trovabile come usato.

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  3. Sì, avevo già visto. Grazie ;o)

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  4. Sì (in certe scene di punizioni orribili) ma l'effetto è molto diverso... Dante può visitare l'inferno per volontà divina e gli è assegnata una guida (Virgilio) che lo accompagna.
    Qui abbiamo un singolo uomo, un eroe che conta sulle proprie forze, a compiere l'impresa. Evnos è energico e coraggioso ma colpevole di "hubris," di non saper vedere rispettare i limiti che all'uomo sono imposti.

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