"Sovranismo"... Cosa significa questo neologismo? La parola è relativamente nuova, e se andiamo a vedere su Wikipedia, indicherebbe una dottrina politica che sostiene la preservazione o la ri-acquisizione
della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno stato, in contrapposizione alle istanze e alle politiche delle organizzazioni internazionali e sovranazionali.
Insomma è una parola che sa più di nuovi movimenti politici, dalla Brexit alla Lega. Talvolta ho sentito accostare il sovranismo al populismo con la spiegazione che sarebbe la concezione di sovranità del populismo: sbagliatissimo, anche se per qualcuno potrebbe essere così.
Insomma una tendenza nuova e vagamente etichettata dal suono del termine stesso come eversiva. Ma che sovranismo sia il disseppellire qualcosa di arcaico o superato è certamente un travestimento del concetto.
Sostenere che una nazione, un popolo abbia diritto alla sovranità non ha niente di nuovo, di sovversivo, di becero, di ostile. La sovranità è una caratteristica delle nazioni da secoli, o meglio da millenni. Tra l'altro, e qui sembra che tutti se lo siano dimenticato, è la nazione il livello a cui si esercita la democrazia (là dove esiste).
Al di là del livello nazionale quello che puoi fare è al massimo mettere un like su facebook, credere che Elon Musk ti porterà sulla Luna, inginocchiarti ai funzionari della BCE o del FMI (se non sai cosa vogliano dire queste sigle, forse dovresti informarti). Cedute le prerogative di una nazione a una o più entità sovranazionali, che la gente non ha il potere di scegliere o eleggere, si raggiunge un livello di delega ulteriore a favore di decisori estremamente remoti, si allontana drasticamente e definitivamente il potere da chi ne è il legittimo detentore.
Per me, quindi, non c'è nulla di male nel fare macchina indietro e tirarsi fuori da organismi sovranazionali, purché si sappia cosa si stia facendo. Qui magari insorge qualche problema.
Ricordiamoci inoltre che le istituzioni sovranazionali sono sorte per delle ragioni ed esistono per svolgere delle funzioni. Sarebbe auspicabile, credo, individuare i motivi per cui il loro funzionamento sta diventando dannoso e cercare di ripararle, piuttosto che buttarle semplicemente via.
Per fare un esempio, ricordiamo che due nazioni sovraniste possono sembrare amiche perché si definiscono allo stesso modo, ma non è così. Se il loro nazionalismo diventasse sciovinista e aggressivo, allora potrebbero essere invece pronte a saltarsi vicendevolmente alla gola in nome di vecchie questioni di confini, o di risorse e prestigio. Le istituzioni europee sono nate per scongiurare il ripetersi della tragedia di una guerra nel nostro continente e per creare linee politiche comuni. Non limitiamoci a guardare allo schifo di adesso, pensiamo a quello che dovrebbe essere il loro ruolo, e pensiamo ai guai che potremo avere se rinunceremo completamente a una presenza condivisa dell'Europa sullo scenario mondiale.
La provocazione di un certo partito austriaco contro l'Italia (l'ipotesi della concessione del passaporto agli altoatesini) è già un piccolo segno di come un domani un'Europa disunita potrebbe combinare i soliti vecchi errori. Bisogna evitarli.
Per farlo, purtroppo, servirebbero uomini politici di ben altra statura rispetto a quelli che abbiamo adesso. Ne troveremo di migliori?
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