Non è raro che le mie letture vengano influenzate da altri blogger, e non fa eccezione questo 1177 a.C. Il collasso della civiltà, di Eric H. Cline, un bel libro divulgativo che ci porta, fra prove documentali, testi d'epoca e interpretazioni archeologiche, ci porta a un epoca che per la maggior parte di noi può suscitare solo qualche confuso ricordo scolastico e forse nemmeno quello. Tra Assiri, Babilonesi, Ugariti, Cassiti e Mitanni (questi tre nomi al liceo non li avevo proprio sentiti), Cananei, Egizi, Ittiti e Micenei, e non dimentichiamoci dei Cretesi, si parla di civiltà che erano già abbondantemente scomparse, con l'eccezione degli Egizi ovviamente, quando cominciò la storia che ricordiamo un po' di più, quella meglio documentata, con i Greci e i Persiani, Alessandro Magno, l'antica Roma e via dicendo.
C'è da dire che questo mondo dell'Età del Bronzo non era poi così oscuro come le scarne notizie ci farebbero pensare. È vero che dobbiamo scavare nel profondo passato: si parla di un'epoca che va dal 3000 e rotti avanti cristo fino al 1177 del titolo del libro, che in realtà è una data simbolo ma non l'ultimo respiro di queste civiltà.
venerdì 31 marzo 2017
lunedì 27 marzo 2017
Iron Fist
Mentre per i film di supereroi Marvel non posso dire che siano noiosi o riusciti male, ma solo che dopo averne visti tanti la loro formula m'è venuta un po' a noia, delle serie TV Marvel su Netflix non posso parlare un gran che bene. Non ce l'ho fatta a terminare Jessica Jones e ho visto solo una puntata di Daredevil, anche Luke Cage l'ho mollato a metà stagione. Pure con questo Iron Fist le cose stavano iniziando molto male con una puntata iniziale che non mi ha davvero ispirato. Vediamo un po'... un tipo riccioluto, scapigliato e con la barba lunga se ne va in giro per New York con l'aria dell'hipster povero, sfoggiando saggezza buddista. Istintivamente mi sta antipatico, ma procediamo. Costui dice di essere Danny Rand, erede di una famiglia proprietaria di un impero industriale distrutta da un incidente aereo 15 anni prima, quando lui era un bambino. Ovviamente cosa fa? Cerca di entrare in contatto con gli attuali proprietari, del resto suoi amici di infanzia, che sanno senza ombra di dubbio che lui è morto con padre e madre.
Dal momento che gli ex-amici si sentono minacciati da questo barbone che pretende di essere il defunto Danny, la loro reazione è di non volerci nemmeno parlare e lui, anziché cercare di ricordare alcuni episodi che lo farebbero riconoscere per chi effettivamente è (il bello è questi esistono e già alla seconda puntata salteranno fuori) si fa intrusivo e insistente. Non minaccioso a livello fisico ma decisamente preoccupante, abbastanza da spingere Ward, ex amichetto un po' arrogante e nuovo capo dell'azienda, a scatenargli contro i suoi scagnozzi per levarselo dai piedi.
Dal momento che gli ex-amici si sentono minacciati da questo barbone che pretende di essere il defunto Danny, la loro reazione è di non volerci nemmeno parlare e lui, anziché cercare di ricordare alcuni episodi che lo farebbero riconoscere per chi effettivamente è (il bello è questi esistono e già alla seconda puntata salteranno fuori) si fa intrusivo e insistente. Non minaccioso a livello fisico ma decisamente preoccupante, abbastanza da spingere Ward, ex amichetto un po' arrogante e nuovo capo dell'azienda, a scatenargli contro i suoi scagnozzi per levarselo dai piedi.
giovedì 23 marzo 2017
Immaginare Mondi: guerra nello spazio
Uno dei temi classici della fantascienza (libri, film, serie TV, anche videogame) è quello degli imperi interstellari (o intergalattici, addirittura) con tantissimi mondi abitati, razze diverse, e flotte di enormi astronavi da guerra. E la guerra avviene regolarmente. Pensiamo a Star Trek con i frequenti combattimenti della Enterprise, a Battlestar Galactica, a Fanteria dello Spazio, e via dicendo. Da una parte sembra naturale. Ci sono stati imperi sulla Terra, si sono combattuti, sono sorti e sono crollati, e via dicendo. Soprattutto, hanno lottato in tante guerre. Perché non dovrebbe essere lo stesso nello spazio?
La logica però tiene fino a un certo punto. O meglio... sarebbe proprio così, penso, fra nazioni o comunque fazioni umane che andassero a sfruttare asteroidi o la Luna, lo possiamo concepire facilmente. Lotterebbero fra loro, succederebbe di tutto. Ma se immaginiamo civiltà diverse, accomunate però dalla capacità di viaggiare tra le stelle con relativa facilità, come si può prendere un treno o una nave da noi, una competizione serrata non credo che avverrebbe, nel senso che immaginiamo oggi.
La logica però tiene fino a un certo punto. O meglio... sarebbe proprio così, penso, fra nazioni o comunque fazioni umane che andassero a sfruttare asteroidi o la Luna, lo possiamo concepire facilmente. Lotterebbero fra loro, succederebbe di tutto. Ma se immaginiamo civiltà diverse, accomunate però dalla capacità di viaggiare tra le stelle con relativa facilità, come si può prendere un treno o una nave da noi, una competizione serrata non credo che avverrebbe, nel senso che immaginiamo oggi.
venerdì 17 marzo 2017
Protagonisti che non funzionano
Un discorso che qua e là ho già affrontato, ma che merita un approfondimento: lo spunto me lo da questo articolo dal titolo provocatorio (tradotto in italiano): I protagonisti fanno schifo.
Ovvero, nelle storie tradizionali il protagonista è quello che ha la parte più scontata (quello che deve fare "il viaggio dell'eroe," no?), noiosa, un qualcosa che deve esserci per forza, che ha il suo ruolo per costruire una storia anche valida, ma che spesso non sarà particolarmente eccitante di suo.
Per contro, come avevo scritto in questo vecchio articolo, l'antagonista, il cattivo, può facilmente essere molto più interessante: un buon cattivo, scrivevo, alla fine è anche più semplice da creare rispetto a un buon protagonista. E questo è dovuto anche a una caratteristica che, soprattutto nelle storie più tradizionali, ci rifilavano di continuo i canoni hollywoodiani: il protagonista deve essere qualcuno con cui lo spettatore possa identificarsi, quindi alla fine non può essere troppo strano o avere una personalità troppo spiccata e individualista.
Ovvero, nelle storie tradizionali il protagonista è quello che ha la parte più scontata (quello che deve fare "il viaggio dell'eroe," no?), noiosa, un qualcosa che deve esserci per forza, che ha il suo ruolo per costruire una storia anche valida, ma che spesso non sarà particolarmente eccitante di suo.
Per contro, come avevo scritto in questo vecchio articolo, l'antagonista, il cattivo, può facilmente essere molto più interessante: un buon cattivo, scrivevo, alla fine è anche più semplice da creare rispetto a un buon protagonista. E questo è dovuto anche a una caratteristica che, soprattutto nelle storie più tradizionali, ci rifilavano di continuo i canoni hollywoodiani: il protagonista deve essere qualcuno con cui lo spettatore possa identificarsi, quindi alla fine non può essere troppo strano o avere una personalità troppo spiccata e individualista.
venerdì 10 marzo 2017
Frontiera
Un giudizio di "così così" per questa serie di Netflix, dove rivediamo l'attore famigerato per aver interpretato Conan nel nuovo film sulle avventure del cimmero, pellicola che ha dato cattiva prova di sé sugli schermi qualche anno fa. Parlo ovviamente di Jason Momoa, e la serie è Frontiera (Frontier) ma l'attinenza al fantastico, devo ammettere, non esiste. Si tratta però di una tematica che mi è stata cara fin da quando ho letto L'Ultimo dei Mohicani tanti anni fa: la frontiera, il commercio delle pelli, le foreste, quel periodo in cui i nativi americani erano ancora una forza da tenere in considerazione. Per non indurvi in errore faccio subito una precisazione: questa storia non è ambientata (come quel libro) nel periodo delle lotte tra Francesi e Inglesi. I Francesi sono stati già sconfitti e hanno perso il Canada (per la cronaca, ciò avvenne a seguito della Guerra dei Sette Anni). Gli Stati Uniti sono ormai indipendenti mentre stanno calando le fortune della Compagnia della Baia di Hudson, un'impresa mista statale e privata britannica che sfruttava il lucroso commercio delle pelli (e dei rifornimenti da vendere agli indiani, che erano fra i principali procacciatori delle pelli in questione). Commercianti e cacciatori di ogni genere minacciano il monopolio della Compagnia. Quanto agli indiani, sono schiacciati sempre più, e il buon Momoa interpreta proprio uno di loro, anzi un mezzo sangue, Declan Harp, guerriero e mercante in cerca di vendette contro un perfido e carognesco funzionario della Compagnia (Lord Benton interpretato da Alun Armstrong). E quanto agli Inglesi, ora li vediamo proprio nelle terre strappate ai rivali francesi, mentre le colonie di un tempo sono diventate indipendenti, ma le loro sorti sono tutt'altro che rosee e a quanto pare la Compagnia sta diventando più un danno che una risorsa.
In mezzo ai due finisce uno scugnizzo irlandese (Michael, interpretato da Landon Liborion) in cerca di fortuna. A causa di un furto finito male la fidanzata di Michael è alla mercé di Lord Benton, che può liberarla o farla marcire in galera, e questo spinge Michael a collaborare con lo spietato funzionario, ma il giovanotto subirà il cupo fascino di Declan Harp e finirà per allearsi con lui (e -SPOILER- riuscirà anche a riabbracciare la fidanzata, che però si rivelerà una frignosissima palla al piede).
Per alcuni aspetti questa serie riesce a richiamare i vasti spazi inesplorati e le imprese epiche di quel periodo. Nei travagli di Michael vediamo le difficoltà incontrate da un bianco che pensasse di fare fortuna da quelle parti: di fronte a un mondo inclemente, o si svegliava alla svelta (e molto), o gli conveniva fare ritorno a casa, o altrimenti poteva ripiegare su mestieri più modesti tipo zappare qualche angolo di terra. La vita del "trapper" non era per tutti.
La serie è breve e si fa guardare ma per certi aspetti funziona poco. Jason Momoa si conferma a mio parere attore che va bene nelle parti adatte per lui, ma poco flessibile. Qui la parte gliel'hanno cucita addosso bene (un uomo amareggiato e ossessionato dalla vendetta) ma quando si tratta di recitare un po' di fino non convince. C'è una scena dove Lord Benton, che era stato suo mentore, lo tortura con vari coltelli e strumenti, e i due si rinfacciano tutto quello che si devono rinfacciare, ma la cosa che si nota di più è che né Momoa né Armstrong mi sembrano in grado di offrire la recitazione intensa che in una scena simile ci vorrebbe.
E per quanto riguarda la trama, be', a volte le cose procedono lentamente, e se in una manciata di puntate devono ricorrere all'espediente di far cadere Harp nelle mani di Benton per due volte, forse qualcosa non va. E ci sono troppe figure di contorno (locandiere spie e confidenti di tutti quanti, ufficiali ambiziosi e corrotti, preti ubriaconi ecc...) che non si capisce bene dove debbano andare a parare. Frontiera a mio parere sfrutta male le grandi possibilità della sua ambientazione, ma se dovesse saltare fuori una seconda serie gli darò volentieri una seconda possibilità.
In mezzo ai due finisce uno scugnizzo irlandese (Michael, interpretato da Landon Liborion) in cerca di fortuna. A causa di un furto finito male la fidanzata di Michael è alla mercé di Lord Benton, che può liberarla o farla marcire in galera, e questo spinge Michael a collaborare con lo spietato funzionario, ma il giovanotto subirà il cupo fascino di Declan Harp e finirà per allearsi con lui (e -SPOILER- riuscirà anche a riabbracciare la fidanzata, che però si rivelerà una frignosissima palla al piede).
Per alcuni aspetti questa serie riesce a richiamare i vasti spazi inesplorati e le imprese epiche di quel periodo. Nei travagli di Michael vediamo le difficoltà incontrate da un bianco che pensasse di fare fortuna da quelle parti: di fronte a un mondo inclemente, o si svegliava alla svelta (e molto), o gli conveniva fare ritorno a casa, o altrimenti poteva ripiegare su mestieri più modesti tipo zappare qualche angolo di terra. La vita del "trapper" non era per tutti.
La serie è breve e si fa guardare ma per certi aspetti funziona poco. Jason Momoa si conferma a mio parere attore che va bene nelle parti adatte per lui, ma poco flessibile. Qui la parte gliel'hanno cucita addosso bene (un uomo amareggiato e ossessionato dalla vendetta) ma quando si tratta di recitare un po' di fino non convince. C'è una scena dove Lord Benton, che era stato suo mentore, lo tortura con vari coltelli e strumenti, e i due si rinfacciano tutto quello che si devono rinfacciare, ma la cosa che si nota di più è che né Momoa né Armstrong mi sembrano in grado di offrire la recitazione intensa che in una scena simile ci vorrebbe.
E per quanto riguarda la trama, be', a volte le cose procedono lentamente, e se in una manciata di puntate devono ricorrere all'espediente di far cadere Harp nelle mani di Benton per due volte, forse qualcosa non va. E ci sono troppe figure di contorno (locandiere spie e confidenti di tutti quanti, ufficiali ambiziosi e corrotti, preti ubriaconi ecc...) che non si capisce bene dove debbano andare a parare. Frontiera a mio parere sfrutta male le grandi possibilità della sua ambientazione, ma se dovesse saltare fuori una seconda serie gli darò volentieri una seconda possibilità.
martedì 7 marzo 2017
Grexit Apocalypse
La crisi greca... una delle tante. Ricordate? Alexis Trsipras che chiede a mezzo referendum un drammatico giudizio al popolo: piegarsi alla troika europea o no? Ottiene il mandato per dire di no ma... corre dai buorcrati europei e cala le brache. L'uomo che non seppe sfidare le banche (e la Merkel). Tutto molto diverso nella fantapolitica e fantascientifica ucronia di Alessandro Girola, dal titolo Grexit Apocalypse. Qui il buon Tsipras non si arrende ma decide di colpire e colpire duro... e lo fa con l'aiuto di un misterioso personaggio, facente parte di una famiglia di ricchi affaristi e armatori, e custode di un segreto che è condiviso solo da alcune bislacche sette segrete in Europa. Il perfido Kedives controlla gli Aloadi, dei mostri preistorici, di natura non completamente terrestre, dotati di poteri tali che le armi moderne faranno fatica a danneggiarli. Quindi scatena un assalto contro le potenze europee che hanno voluto la Grecia in ginocchio. Ci va di mezzo anche l'Italia.
Alle sequenze di azione mozzafiato, che fanno la fortuna di una troupe televisiva abituata a campare di routine, si alternano le scene con i politici (un piacione Renzi non troppo furbo, la solita pragmatica Merkel, il ministro Boschi che sfodera doti non comuni di intelligenza e iniziativa) che devono decidere come trattare la questione.
Alle sequenze di azione mozzafiato, che fanno la fortuna di una troupe televisiva abituata a campare di routine, si alternano le scene con i politici (un piacione Renzi non troppo furbo, la solita pragmatica Merkel, il ministro Boschi che sfodera doti non comuni di intelligenza e iniziativa) che devono decidere come trattare la questione.
giovedì 2 marzo 2017
Endless Legend e Worlds of Magic
Complice una offerta speciale di Steam, il grande fratello online che domina (ormai e purtroppo) sui nostri mondi computer-ludici, ho avuto modo di provare due giochi strategici a turni con tematiche fantasy. Non sono quel gran giocatore su PC e non lo sono mai stato anche quando ci dedicavo una montagna di tempo, ma questo genere mi ha sempre attirato, pertanto vediamo un po' cosa ho sperimentato...
Innanzitutto Worlds of Magic, che è un gioco abbastanza classico, per non dire datato... in realtà non è uscito molto tempo fa, frutto di una campagna di kickstarter che riportasse in auge certi aspetti di vecchie glorie ludiche, per esempio il compianto Master of Magic, un "civilization fantasy" molto in anticipo sui tempi che aveva una intelligenza artificiale da mettersi a bestemmiare, ma che era rimasto nel cuore di molti.
Mappa a quadrettoni e grafica imperdonabilmente datata anche per uno come me che dice sempre che in fondo la grafica non è così importante, Worlds of Magic offre un mondo con un sacco di nemici da prendere a mazzate, tra cui varie presenze sul terreno dove ammazzi il mostro e prendi il tesoro in classico stile GDR "power player." Per muovere le unità sulla mappa c'è da piangere, visto che i tipi di terreno hanno colori strani (la palude, dove ci si muove malissimo, ha un colore che la rende simile alla prateria: oppure sono scemo io, accetto suggerimenti). Il "libro degli incantesimi" offre tante cose già viste e riviste, la mappa dei combattimenti tattici è oscena... insomma ci sono giochi molto vecchi che avevano già tutti questi elementi e una grafica anche più accattivante.
Innanzitutto Worlds of Magic, che è un gioco abbastanza classico, per non dire datato... in realtà non è uscito molto tempo fa, frutto di una campagna di kickstarter che riportasse in auge certi aspetti di vecchie glorie ludiche, per esempio il compianto Master of Magic, un "civilization fantasy" molto in anticipo sui tempi che aveva una intelligenza artificiale da mettersi a bestemmiare, ma che era rimasto nel cuore di molti.
Mappa a quadrettoni e grafica imperdonabilmente datata anche per uno come me che dice sempre che in fondo la grafica non è così importante, Worlds of Magic offre un mondo con un sacco di nemici da prendere a mazzate, tra cui varie presenze sul terreno dove ammazzi il mostro e prendi il tesoro in classico stile GDR "power player." Per muovere le unità sulla mappa c'è da piangere, visto che i tipi di terreno hanno colori strani (la palude, dove ci si muove malissimo, ha un colore che la rende simile alla prateria: oppure sono scemo io, accetto suggerimenti). Il "libro degli incantesimi" offre tante cose già viste e riviste, la mappa dei combattimenti tattici è oscena... insomma ci sono giochi molto vecchi che avevano già tutti questi elementi e una grafica anche più accattivante.