Questo nuovo incontro con Roger Zelazny non è stato altrettanto fortunato rispetto a quello con Signore della Luce, che ho letto di recente. Io, l'Immortale (oppure Io, Nomikos, l'Immortale, a seconda dell'edizione che leggete) è un libro più breve, se vogliamo molto più semplice, ma che ci mette un po' a ingranare, e senza la stessa capacità di trascinare il lettore. non sto dicendo comunque che sia un brutto libro, solo non regge il confronto con il precedente.
L'elemento in comune con Signore della Luce, e in effetti con parecchia della produzione di Zelazny, è la presenza di individui speciali, con poteri o capacità tecniche che li elevano molto al di sopra dei comuni mortali (sebbene questa volta la questione sia più sfumata, ma il protagonista è comunque una specie di essere leggendario e immortale), e il ritorno o la rinascita del mito, della leggenda, della creatura fantastica a fianco dell'invenzione tecnologica o della macchina. La Terra sfregiata dalla guerra atomica, e il mondo mutante che ha preso piede quasi dappertutto, salvo alcune località costiere e alcune isole, porta a un mondo di creature talvolta deformi e immonde, quasi sempre pericolose, ma che richiamano talvolta le forme dei mostri e delle creature mitologiche dell'antichità (abbiamo dei satiri in questo libro, per esempio, o meglio qualsiasi cosa siano, Zelazny li chiama satiri). A queste tematiche misteriose l'autore come al solito accoppia una vena ironica e una concreta semplicità nel descrivere le cose, e i modi di fare di protagonisti che, a qualsiasi mondo tecnologico o magico appartengano, qualsiasi maschera utilizzino per muoversi tra i comuni mortali, non dimenticano di usare sempre una buona dose di pragmatismo e senso pratico.
In Io, nomikos, l'Immortale il protagonista (Conrad Nomikos, ma in realtà ha anche molti altri nomi) viene ritenuto più o meno scherzosamente una specie di folletto proveniente dai miti dell'antica Grecia; si dice che sia un leader già vissuto in passato sotto altri nomi, un eroe della causa terrestre, e come tale sarà visto da alcuni personaggi del libro. Forse è addirittura un dio.
La Terra si trova in una situazione particolare, in questo libro. Devastata da una guerra nucleare, e ridotta a un deserto inabitabile (o abitato dai mutanti), ormai ospita pochi milioni di umani. Gli altri sono emigrati, in particolare sono ospiti di un impero fondato dai Vegani, una razza decisamente più controllata e razionale, tollerante verso gli umani, e interessata alla loro storia.
Capita così che un movimento richiami gli umani alla vecchia Terra, ma invano. Chi convive, sia pure in una situazione di subordinazione, coi Vegani, non è interessato a tornare indietro. Anzi, sono gli ultimi terrestri che, quando possono, se ne vanno. Dal momento che i Vegani cominciano a mettere piede sulla Terra per sfruttarla a scopo turistico, un movimento estremista umano si è ribellato e li ha fermati. In questa situazione di stallo Nomikos (il protagonista) è incaricato di scortare un importante visitatore vegano, Myshtigo, che afferma di voler scrivere un libro e raccontare cosa ha visto nel suo viaggio, ma è sospettato di voler fare una ricognizione per un nuovo tentativo di espansione della sua razza.
Nomikos ha a cuore la Terra. È stato anche in contatto con gli estremisti, è uno di loro. Alcuni dei suoi amici vogliono partecipare al viaggio con Myshtigo per motivi non chiari. Cosa farà Nomikos? Difenderà il vegano o lo ucciderà?
Ci sono un po' di cose da scoprire alla fine, un finale soddisfacente insomma, per cui posso dire che il libro parte un po' faticosamente ma si sviluppa molto bene.
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