La saga di Ciri, la principessa dal Sangue Antico narrata da Andrzej Sapkowski, procede nella Torre della Rondine. In questo libro la storia parte con l'eroina ferita - e sfigurata - ospite di un anziano che vive come un eremita in una palude isolata. L'uomo (che è stato a suo tempo un saggio, un uomo colto) ha raccolto la ragazza e l'ha curata, e si fa raccontare le sue peripezie. La fuga dai cacciatori di taglie, la distruzione della sua banda con la rapida morte di tutti i suoi compagni, affrontati da uno spietato guerriero solitario, Bonhart. La caccia selvaggia è il segnale che il destino si è abbattuto su Ciri. Ma la principessa di Cintra non è stata eliminata definitivamente. E forse è guidata da un destino prestabilito, qualsiasi cosa possano fare nemici e amici per fermarla o per aiutarla.
La storia non è imperniata unicamente sulle disavventure della ragazza, ma gli altri eroi di questa storia non ottengono risultati di rilievo, nel senso che non riescono a intervenire in quello che sta accadendo. Geralt di Rivia, assieme al suo manipolo di amici, alleati occasionali e seguaci di lungo corso (tra cui come al solito il poeta Ranuncolo) cerca di raggiungere Ciri per aiutarla, e vuole rivelazioni dai druidi, ma non risulta particolarmente efficiente nel raggiungere i suoi scopi: per un po', comunque, seguiamo la sua sottotrama nella Torre della Rondine. Geralt ha ancora un ruolo importante da ricoprire nella trama più generale della saga? Immagino proprio di sì, comunque lo vedremo quando la serie si concluderà. In questa puntata, a metà abbondante del libro egli ottiene una rivelazione importante (saltate il prossimo paragrafo se non volete anticipazioni).
[Inizio anticipazione - Spoiler!] Geralt incontra in una grotta l'elfo Avallac'h che gli racconta di come gli uomini giunsero sul mondo a seguito di una Congiunzione delle Sfere (termine che potrebbe presupporre un innesto fantascientifico in questa storia?) e iniziarono a sterminare gli elfi dopo un periodo iniziale di armonia. La speranza di salvezza per l'antico popolo si riponeva in un'elfa, Lara Dorren, che era stata generata (alterata geneticamente?) per un compito molto speciale, ovvero di creare una progenie che potesse riportare la serenità in quelle terre martoriate. Ma anziché accoppiarsi (e avere un figlio) con l'elfo a lei predestinato si era unita a un uomo. Dopo molte generazioni e peripezie, un po' per i tentativi dei maghi un po' per caso, il sangue di Lara era poi riemerso in Ciri, che quindi si ritrova a essere una prescelta al quadrato, perché è una principessa e allo stesso tempo è la Rondine, simbolo della primavera e salvatrice, figlia del Sangue Antico. Dopo le catastrofi che stanno per arrivare, sarà la Rondine ad aprire le Porte Proibite e a permettere una rigenerazione o rinascita del mondo. È il motivo per cui l'imperatore Nilfgaardiano cerca Ciri. Ma Avallac'h avverte Geralt che tutto il suo affanno per trovare Ciri e proteggerla non solo è inutile in quanto il fato della ragazza è predestinato, ma il tentativo di intervenire potrebbe creare involontariamente dei problemi. A questo destino già fissato però Geralt non crede [fine delle anticipazioni].
Seguiremo anche le disavventure di Yennefer, la maga che ha cercato di indagare per conto proprio le vicende intorno al destino della ragazza e di rispondere alle congiure dei maghi contro di lei. Questo libro però presenta meno intrigo e più azione. Dove la scena è dedicata a Ciri, purtroppo, abbiamo il solito stereotipo della eroina fantasy bella come una fotomodella ma forte, veloce e letale come un guerriero alla Conan (ciò che definivo "la modella con lo spadone" ai tempi di Nihal della Terra del Vento e di eroine simili). Molto meno convenzionali sono altri personaggi, tra cui lo stesso Geralt, tutt'altro che infallibile e invincibile, la combriccola dei cacciatori di taglie, gente spietata e violenta che dà la morte con facilità, ma viene eliminata altrettanto facilmente, e il solito affresco di umanità varia che Sapkowski sa inserire con ironia e arte nel suo mondo caotico, violento e scalognato.
La Torre della Rondine pur non essendo un capolavoro si fa leggere molto bene, a mio parere, risolleva la saga dopo il precedente libro che mi aveva lasciato un pochino perplesso, e prepara per un finale che, spero, sarà col botto.
Nella saga di Sapkowski ho recensito in passato Il Sangue degli Elfi, Il Tempo della Guerra, Il Battesimo del Fuoco.
Il battesimo del fuoco aveva parti che sapevano troppo di lezione.
RispondiEliminaLa torre della rondine offre un approccio migliore alla storia, è meno lineare, anche se ha qualche caduta, a esempio con Geralt (da uno con la sua esperienza ci si aspetta che non cada in certe situazioni, sia un po' più furbo).
Questo libro è scorrevole e divertente. Non è che tutti gli elementi di questa saga mi siano graditissimi (la faccenda del sangue antico e quindi la bambina predestinata a salvare il mondo... un pizzico scontato) però Sapkowski mi è più congeniale di certi autori molto più blasonati.
RispondiEliminaLa saga è di stampo classico, però non è pesante e ha quel tocco alle volte scanzonato (avendo però momenti anche seri e profondi, soprattutto nei racconti) che non guasta.
RispondiEliminaMa i racconti di Sapkowski mi sembrano (per quello che ho letto) valere molto di più della saga: quelli sono ironici e a volte imprevedibili, o comunque una lettura molto vivace, questa invece è assai convenzionale per molti aspetti.
RispondiEliminaVero: i racconti sono anche per me migliori della saga (da uno di essi in particolare poi ha dato il via alla serie), che rimane sul tradizionale. Tra le cose che ho apprezzato, l'immissione del mito della caccia selvaggia (mito che ho potuto vedere usato bene anche da altri autori come Kay e Jordan).
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