martedì 19 maggio 2015

Mad Max: Fury Road

In principio fu Mel Gibson, ai tempi giovane, in gamba e non caduto in disgrazia presso Hollywood. E fu George Miller, che ebbe l'idea, e non era nemmeno nel mondo del cinema. Il primo Mad Max è addirittura un film degli anni '70 (1979 per la precisione), imperniato sulle vicende di un poliziotto (Max Rockatansky, appunto il nostro Mel) alle prese con una società allo sbando, che soffre per giunta di una gran penuria di carburante. C'è una banda di teppisti motorizzati con cui il protagonista e altri poliziotti se la devono vedere: alcuni sono i tipici violenti, ma c'è anche un classico personaggio tipo del cinema dell'epoca, un rifiuto umano figlio di papà che fa le peggiori cose a tradimento e poi piagnucola quando c'è da pagarla con la legge perché le sue azioni sono "colpa della società." Proprio questo individuo ucciderà in maniera terribile uno dei poliziotti amici di Max, che si decide a lasciare la polizia dopo lo spaventoso evento. Ma sebbene si rechi pacificamente in vacanza in cerca di pace con la famiglia, non riuscirà a fuggire ai mali del mondo, e soprattutto ai suoi vecchi avversari. Anzi scoprirà di non essere nemmeno in grado di proteggere i propri cari. Rimasto solo Max, si vendicherà terribilmente e si allontanerà poi nel grande deserto australiano.


Mad Max ebbe un grande successo all'epoca, sebbene fosse costato decisamente poco. Il crollo del protagonista in un rabbioso nichilismo, l'assonanza con le difficoltà economiche dell'epoca, l'estetica (tamarrissima ma in qualche modo anche affascinante) delle gang di criminali motociclisti, l'ambientazione semplice ma resa bene quel tanto che basta, gli inseguimenti negli infiniti spazi deserti dell'Australia, tra motori potenziati e strisce d'asfalto che vengono divorate, tutto questo ha creato una combinazione potente. Per non menzionare l'influenza che questa serie ha avuto nel bene o nel male sull'estetica dei film post apocalittici.




Il seguito fu un film (da noi intitolato Interceptor: il Guerriero della Strada e in originale Mad Max 2) ancora più spettacolare, sempre imperniato sulle stesse tematiche ma evolute verso un vero e proprio mondo post-apocalittico con un'estetica poco credibile (un apocalisse da fighetti, con motori super carburati e tagli di capelli alla moda) e che mi irritò abbastanza all'epoca, ma che indubbiamente fece nuovamente centro. Era il lontano 1981 e il protagonista, sopravvissuto in qualche modo alle peripezie e alla solitudine, verrà costretto dalla necessità ad abbandonare il suo individualismo scorbutico e a battersi nuovamente per il prossimo, in questo caso una comunità che deve fuggire (anche stavolta) alle angherie di un piccolo esercito di banditi motorizzati. La battaglia che ne segue, in pratica un inseguimento lunghissimo senza esclusione di colpi, è rimasta epica per parecchio tempo (questo è l'unico film della serie che vidi ai tempi in cui uscì).

Seguì Mad Max Oltre la Sfera del Tuono, dove compare Tina Turner (chi se la ricorda? era una cantante allora di mezz'età ma assai energica e ancora all'apice del successo), pellicola che aggiunge alle tematiche precedenti quella dei combattimenti nell'arena dei gladiatori. Per alcuni è un film poco coerente con il resto della saga. C'è di mezzo una storia di bambini, sopravvissuti a un disastro aereo e rimasti soli, senza supervisori adulti, che sembra incastrata un po' a forza nel mondo di Max Max. Ma fu un successo anche questo.

Per via di svariati problemi e una notevole scalogna c'è voluto moltissimo tempo perché si facesse un quarto Mad Max e il risultato è Mad Max: Fury Road, dove Mel Gibson è sostituito da Tom Hardy (cattivo di The Dark Knight Rises) e compare Charlize Theron nel ruolo di Furiosa, un'altra guerriera della strada in cerca di redenzione e migliori opportunità. George Miller (nome anglosassone, ma in realtà discende da quei greci che fuggirono dalla furia turca dopo la prima guerra mondiale) è ancora al timone della produzione e della regia.
Stavolta il mondo è quasi privo di acqua e cibo, l'umanità è sconvolta da malattie genetiche e deformità, il carburante scarseggia e come al solito un pessimo elemento (Immortan Joe ovvero Hugh Keays-Byrne che aveva recitato nel primo Mad Max) comanda e tiranneggia nel luogo in cui la storia prende l'avvio.

La contesa si accenderà stavolta per degli esseri umani, ovvero le pochissime donne senza difetti genetici (e chissà perché sono tutte belle come modelle, sempre che non siano, in effetti, interpretate proprio da modelle...) che servono ai leader per avere una discendenza sana. Altre donne, assai poppute anche se meno attraenti, forniscono latte per questi leader cattivissimi ma delicatini. Anche la guerriera Furiosa, monca di una mano, in effetti fa parte della comunità come leader (in secondo piano rispetto a Joe) ma non ha dimenticato di essere stata rapita dalla sua comunità di donne libere. Perciò decide di fuggire portando con sé le "mogli" di Joe, le sopracitate bellone che hanno in grembo i suoi futuri pargoli. Max al momento è usato come "sacca di sangue" per gli asfittici membri della comunità, dopo esser stato fatto prigioniero e aver fallito un tentativo di evasione. Menzione speciale per Nicholas Hoult, che interpreta Nux, uno dei guerrieri di Immortan Joe afflitti da malattie genetiche, debole ma ben deciso a morire coprendosi di gloria: partirà all'inseguimento tenendosi Max come riserva di sangue buono e tenterà più di una volta di ammazzarsi per una buona causa (o una cattiva). Ci riuscirà? No, non ve lo dico. Ma sappiate che c'è anche Megan Gale...



Anche se le esagerazioni nell'ambientazione mi fanno storcere il naso (il culto del dio motore...) è evidente che non c'è alcun tentativo di prendersi sul serio. Certe trovate folli e visionarie (un veicolo che corre con suonatori di tamburi e un chitarrista, e amplificatori a manetta, per accompagnare l'inseguimento...) possono essere allo stesso tempo irritanti e geniali, nel contesto che questo film ha saputo creare. George Miller, nonostante sia anzianotto, è riuscito a donarci ancora una volta un film d'azione dal passo travolgente, pieno di trovate spettacolari e di scene mozzafiato, duro e mortifero e tuttavia divertente, carico della tensione di una sfida rabbiosa all'ultimo sangue. Ma ci sono novità. La virilità di Mel Gibson, che aveva tenuto la scena precedentemente, è sostituita da un ruolo più articolato con il nuovo protagonista maschile che si rende utile a una donna forte, più influente di lui, ovvero Furiosa, che lotta per il destino di altre donne e di una ipotetica ripartenza della civiltà. La tematica delle persone che dipesero da Max, e che lui non ha saputo proteggere, diventa qui un'ossessione allucinatoria che lo spingerà a "fare la cosa giusta" pur rimanendo un solitario.

Molti personaggi anche importanti muoiono in un attimo, senza tante cerimonie, talvolta annientati dalle armi da fuoco o da esplosioni, talvolta stritolati sotto le ruote dei veicoli (ma, sebbene il sangue non manchi, queste scene "gore" non ci vengono mai mostrate esplicitamente). Il film è lotta spietata in un mondo sterile dove la vita umana non conta niente e viene soppressa senza esitazione, dove i guerrieri dal sangue malato al servizio del cattivo gridano "ammirami" ai propri compagni prima di compiere un attacco suicida, l'unica cosa che possa contare, dare una svolta al loro destino. Il risultato è stato equiparato ai film di Sergio Leone o di Sam Peckinpah nelle recensioni che ho letto in giro, e devo ammettere che l'effetto di questo film è potente. Ma è anche semplice divertimento allo stato puro, pieno di trovate spettacolari e carico di adrenalina. Degna continuazione per una saga lunga quasi quarant'anni.

Post Scriptum: un critico della BBC afferma che questo film riesce a essere metafora della lotta tra il femminismo e il fondamentalismo religioso. Tirata per i piedi? Sì, ma non del tutto.





5 commenti:

  1. Non sono d’accordo con chi dice che il terzo film ha poca coerenza con i precedenti, perché invece ha un senso. Il primo film mostra la caduta dell’eroe (da poliziotto Max diventa un giustiziere) e così nella prima parte del secondo (quando perde l’auto e il cane e non gli rimane più niente); nella seconda parte e nel terzo c’è una sorta di riscatto, di speranza per il futuro, portando a termine il percorso del Guerriero.

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  2. Il film si spezza in due parti, anzi in tre. A un certo punto il protagonsita esce dal mondo di Mad Max ed entra nella favola dei bambini caduti con l'aereo e rimasti soli. Poiché Max non è il salvatore che i bambini (alcuni ormai dei ragazzi, quasi adulti) stavano aspettando con religiosa fiducia, ma non possono restare lì in eterno, si pone il problema di portarli comunque via. E quindi ne segue un improbabile ritorno a Barter Town e alla trama precedente, con inseguimenti e combattimento. L'innesto è dovuto alla rinuncia al progetto di girare un film che fosse ispirato al Signore delle Mosche, progetto che poi è stato malamente recuperando con l'incrocio con l'universo di Mad Max. A ciascuno il suo parere... per me l'operazione non è riuscitissima.

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  3. Il terzo non è certo al livello del secondo (che è il migliore della serie), ha un tono più scanzonato, più leggero (senza mai essere superficiale), con quella parvenza di società che è Barter Town che fa il verso a quella che l'ha preceduta, puntando a spettacolarizzare ogni cosa. L'incontro quasi voluto dal destino con il gruppo di bimbi che aspetta il ritorno degli adulti e il ritorno alla città per recuperare il vecchio che possedeva la conoscenza del vecchio mondo utile per ricostruire un nuovo sistema, sono un po' legnosi, ma resta comunque il messaggio sull'importanza della conoscenza e della memoria, oltre che della necessità di lasciarsi alle spalle il vecchio (gli adulti) per costruire il nuovo (i bimbi, nati senza conoscere il sistema precedente). Un messaggio che ricorda tanto quanto fatto da Mosè nel condurre il suo popolo fuori dall'Egitto.
    A me questa scelta è piaciuta, perché fa vedere come ci si stanca della lotta e della violenza e si cerca qualcosa di nuovo, ma altri che hanno apprezzato i primi due film avrebbero voluto qualcosa di più estremo e violento, che continuasse sulla stessa onda (stessa mentalità che ho riscontrato in chi ha seguito il manga Berserk).

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  4. C'è davvero gente al mondo così giovane da non conoscere Tina Turner? o sono io che sono vecchio? :-(
    Il Moro

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  5. Io penso che potrebbe anche esserci, perché i cantanti dopo un po' finiscono un po' nel dimenticatoio... certo i più famosi non vengono dimenticati subito perché le loro canzoni restano nell'aria. Ma, per quanto riguarda me, artisti anche famosi che risalgono a prima che mi occupassi di musica sono rimasti misteriosi, a meno che non facessi un'opera di recupero perché mi avevano incuriosito.
    Perciò credo che un ventenne che capiti qui (e capita...) potrebbe anche non sapere chi è Tina Turner. Ma potrei sbagliarmi.

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