Qualcuno dice che è ora di essere ottimisti. Qualcun altro ci spiega perché non lo siamo più. A dire il vero l'epoca in cui la fantascienza si illudeva di immaginare il futuro da costruire e pensava di anticiparlo è passata, ma poiché viviamo in un mondo in cui, facendo tutte le previsioni del caso, c'è da vederla piuttosto brutta, anche la fantascienza si dibatte fra distopie, futuro "dark" e pessimista, e apocalissi vere e proprie.
Dei trend personalmente m'interesso poco, ma poiché alcuni di essi (tipo le storie apocalittiche) mi hanno abbastanza stancato, ben venga qualche novità. Anche se non so quanto mi interesserebbe, personalmente, leggere storie di fantascienza "ottimiste." Comunque sia, la fantascienza di evasione è sempre esistita, no?
Ma una buona notizia per il futuro è arrivata: contrariamente da quello che ci raccontano, esaminando la situazione dati alla mano si scopre che di scorte di petrolio ne abbiamo tranquillamente per più di cento anni. Ma forse, visto che consumarlo inquina, non è una buona notizia...
Del falso ottimismo (perché di falsità si tratta) ne ho piene le scatole: chi lo propaga è perché prende in giro e ha un interesse a farlo per celare la realtà. E' da più di vent'anni che la classe politica italiana fa questo e grazie anche a ciò, si va sempre peggio. Il brutto è che si vuole continuare a non capire quanto ciò sia dannoso.
RispondiEliminaIn effetti oggi come oggi l'ottimismo alla Star Trek (parlo dello Star Trek del tempo che fu) suonerebbe come certi spettacoli con le ballerine mezze nude o certi discorsi sui ristoranti che, in fondo, sono ancora sempre pieni.
RispondiEliminaQuesto non vuol dire che un autore non possa immaginare, anziché la continuazione della parabola che ci sta portando nel pozzo nero, l'inversione di tendenza che, tra sangue sudore e lacrime, ce ne porterebbe fuori.
Se è questo quello che vuol scrivere l'autore, d'accordo. Un po' meno se deve diventare una moda: ho avuto una saturazione con la politica di casa nostra che omertosamente ha voluto far vedere le cose per quelle che non sono. E per questo, sarebbe un genere di libri cui non mi approccerei.
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RispondiElimina@ M.T. lasciando da parte un momento la politica di casa nostra, è abbastanza normale che i generi della narrativa producano dei fenomeni di imitazione, moda, ecc... e così abbiamo avuto le invasioni di zombie, le apocalissi per un motivo o per l'altro (e varie storie di sopravvissuti che sa la apssano male, o peggio), i vampiri sensuali e mmmmaledetti, lo steam (che in realtà va avanti da un pezzo), il bizzarro, il weird e via dicendo.
RispondiEliminaUno può fare l'occhiolino o decidere di non farlo.
Non amo le mode ma penso che si possa essere originali e/o interessanti anche seguendole. Per quanto mi riguarda ho scritto una storia (Nove Guerrieri) di fantasy classico che più fuori moda di così non si può, ma ne sto distribuendo un'altra gratuitamente (Khaibit - Il Giorno del Giudizio) dove "strizzo l'occhio" usando termini come vampiri e zombie anche se i significati sono diversi da quello che uno si aspetta. (Spero di non fare delle brutte sorprese; Del resto il libro è gratis...).
Il punto è che la sostanza della narrativa è vedere il protagonista combattere per cambiare una situazione spiacevole. E se la situazione spiacevole è l'intera ambientazione (mondo distopico) ecco che il conflitto va alle stelle, con il personaggio che vuole cambiare l'intero sistema.
RispondiEliminaVa poi detto che l'epoca d'oro della fantascienza è finita. È finita quando ci siamo resi conto che con il brutale taglio dei finanziamenti alla NASA l'umanità non si sarebbe spostata dalla Terra ancora per un bel pezzo.
Peggio ancora..... non esiste la tecnologia per andare in tempi decenti (e in sicurezza, aggiungerei) verso altri sistemi solari, e nel nostro altri pianeti davvero abitabili non ci sono. Non si può sapere se un domani ci saranno scoperte che cambieranno totalmente lo scenario, ma nel breve sembra molto improbabile. La verità è che potremo (forse!) andare a raccattare qualche risorsa qua e là nei dintorni, ma difficilmente ci sposteremo da questo sasso su cui viviamo.
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