mercoledì 24 settembre 2014

Ancora sul duro mestiere del blogger

Quando chiude un blog significativo, uno che (al di là dell'esser d'accordo o meno con l'autore e le sue tesi) rappresenta una risorsa importante della rete, è sempre un brutto momento. Non voglio entrare troppo nel discorso del perché scoppiano i contrasti, del come nasce il quotidiano sfibramento, il logoramento che fa morire la voglia di esprimersi in rete. Il mio blog esiste da molti anni e continua a esistere proprio perché non mi ci immergo troppo e perché (quasi sempre, con eccezioni) mi limito a parlare di quello che mi piace o di quello che penso di una tematica strettamente artistica o di spettacolo, mordendomi la lingua riguardo a tante altre cose su cui magari avrei voglia di dire la mia, visto che ho tutta un'altra esistenza e un lavoro che già consumano le mie energie.

E so comunque che esiste tutto un mondo di persone che si interessano magari alle stesse tematiche a cui ti interessi tu, ma che delle diatribe della rete e di fuori non ne sanno e non ne vorrebbero sapere niente.

Ma indipendentemente da tutto questo, chi cerca di raggiungere con la sua voce l'interesse degli altri, di essere da stimolo, di avere dei riscontri, si trova spesso ad avere a che fare con il disinteresse, con gente che ritiene ad aver diritto a un servizio gratuito e ha pure il coraggio di romperti le scatole, con chi pensa solo a fare la guerra per motivi di parrocchia. Insomma, delusioni e arrabbiature che capitano anche a chi fa del suo meglio per evitarle.E inoltre tocca magari trovare articoli in giro su rete e giornali che ti ridicolizzano e ti insultano (ovviamente collettivamente e non ad personam, che ci mancherebbe solo quello) proprio perché scrivi su un blog.

Sulla tematica che altri hanno lanciato, riguardo al diritto del blogger (che produca materiale con costanza maggiore di quanto faccia io ovviamente) ad essere in qualche modo retribuito, non sono mai entrato in campo perché sono scettico, ritengo che la realtà italiana sia quella che sia e che comunque chi voglia provarci non abbia che da mettere in pratica e chiedere un pagamento per l'accesso, e sperimentare il responso della mano invisibile del mercato, come dicono oltre oceano (il tono pessimista e sardonico è intenzionale ma sarebbe bello ricevere qualche smentita, da parte di gente che venda contenuti di qualità e non cazzate).
E così sia. Ma se è destino di non farci una lira, il pubblico potrebbe almeno fare uno sforzo, ed essere un po' più vicino e presente.

7 commenti:

  1. il blogger non sarà mai retribuito (sarò cinico, ma credo sia necessario togliersi dalla testa questa pia illusione).
    piuttosto, il mestiere (ossimoro?) di blogger può essere un volano per chi scrive libri o fa musica. per farsi conoscere e creare contatti, insomma.

    detto questo, io trovo blog come mondi immaginari, o altri che ho sotto la cartella "people" nei bookmark, molto più utili e piacevoli di milioni di siti professionali (tra)scritti da critici/giornalisti, seduti nelle redazioni dei giornali, a libro paga delle multinazionali. non farò nomi, ma già li sapete. l'disintermediazione che ci aspetta (uber per dirne una) non farà altro che velocizzare questo aspetto.
    per cui: avanti tutta!

    ps sulla depressione da blogger potrei aggiungere il mio capitolo a un libro di prossima pubblicazione.

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  2. sembra una disintermediazione che non dà risultati molto convenienti, però.

    Ma forse ho la depressione da blogger.

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  3. Il problema in Italia è che tutti voglio essere ascoltati ma nessuno vuole ascoltare: una sorta di presenzialismo appreso da esempi governativi presenti da anni (oltre alla maleducazione, la tracotanza e il disprezzo per gli altri, dove gli unici bravi e competenti sono quelli che parlano).
    L'arte del gettare fango sugli altri, sull'insultarli e denigrarli è dovuto che non si cerca di conquistare spazio con i meriti e la bravura personale, ma gettando discredito sugli altri così da far fuori il cosiddetto avversario: un gioco d'interessi, dove chi è già in certe posizioni sfrutta per far pesare il suo potere.
    Non è un caso che con questo modo di fare il nostro paese sta scivolando sempre più in basso.

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  4. La competizione sarebbe anche una buona cosa di fronte a un pubblico che sappia riconoscere e premiare i contenuti migliori. Meglio invece tirarsene fuori se il pubblico vuol solo vedere la rissa, che sembra di essere finiti in mezzo a quegli spettacolini, quei tafferugli da baraccone terribilmente tristi offerti nell'arena prima che la vera strage incominciasse.

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  5. Il fatto è che non è solo il pubblico a volere la rissa: ormai in tanti la ricercano. Politica docet.

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  6. Io stimo molto voi blogger e cerco di partecipare il più possibile a quelli che seguo (come questo). Penso però che ormai il blogging si stia facendo fagocitare dai social network e abbia poco spazio senza una fidelizzazione. è uno dei motivi per cui "il castello di gilead", l'angoletto dove parlo delle cose che mi piacciono, è una pagina FB e non un blog. Per ora è un angolino piccolo, ma efficiente. Comunque non escludo di aprire un blog semmai mi ingrandirò e avrò fidelizzato un po' di gente. Se può consolarti il mio sostegno e la mia partecipazione c'è ;)

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  7. Grazie per la consolazione!

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