Devi tener conto di diverse esigenze se decidi di scrivere. Innanzitutto, a parte i rari ma non impossibili artisti geniali, spenderai una grande quantità di tempo prima di arrivare a uno stile decente e comprensibile; io penso di esserci più o meno arrivato, ma mi ero illuso di essere bravo anche quando evidentemente (posso dire in retrospettiva) non lo ero per niente.
Dopo aver deciso di sacrificare un sacco di tempo per migliorarti (a scapito di altre attività, anche di questo va tenuto conto), devi decidere se intendi guadagnarci sopra per vivere o no, e questa per me è stata una decisione facile (decisione per il no, visto che è decisamente difficile arrivare in una posizione tale da fare dello scrivere il proprio mestiere, e se decidi di provarci non scriverai probabilmente mai più quello che vuoi scrivere, senza del resto avere la garanzia di farcela).
Anche avendo deciso che alla fine camperai di altro, devi fare quattro conti con te stesso e con il cosiddetto mercato. Scrivi cose che la gente vuole leggere o no? Ad esempio, quando ho cominciato a metà anni '90 la stesura del mio primo romanzo Magia e Sangue (che poi è rimasto... congelato) il fantasy era poco conosciuto, poi è esploso ma questo non ha migliorato, apparentemente, le mie possibilità, perché scrivo fantasy per adulti.
Sembra che oggi il fantasy sia declinato, fuori moda, vecchio. A me questo fa ridere, se a una persona piace difficilmente smetterà di apprezzarlo perché un altro dice che è "fuori moda," tuttavia come fenomeno di massa potrebbe essere meno imponente oggi di quanto fosse qualche anno fa. Del resto se per approfittarne bisogna fare il verso a Twilight o fare il verso al Signore degli Anelli per me non vale la pena, perché non ho voglia di farlo.
Quando mi si aprì la possibilità di fare qualcosa di buono per il mercato e allo stesso tempo buono per me, lo feci, e così nel lontano 2009 nacque Nove Guerrieri. In quel periodo Franco Forte e la Delos Books lanciavano la collana Storie di Draghi, Maghi e Guerrieri (non necessariamente in quest'ordine) dove avrebbero trovato spazio storie veloci, fruibili da un pubblico giovane, quindi trame piuttosto impostate all'azione. Il limite era una vera sfida, centomila caratteri "aumentabili" di un 20 per cento, se ricordo bene.
Nacque così la mia storia "semplice" dove l'ambientazione è tutta da intuire in quello che succede, ed estremamente semplificata (cosa di cui mi dolgo ancora ma che forse ha iniettato vivacità e ritmo narrativo, imprevedibilmente). Rispettai i limiti di dimensioni, ma quando ebbi finito scoprii che la collana era sospesa: presumibilmente non aveva venduto abbastanza perché valesse la pena continuarla. Saputo questo mi decisi a fare di Nove Guerrieri qualcosa di più ampio e complesso, senza esagerare, perché esagerare avrebbe voluto dire riscrivere completamente la storia. Nacque così, fra le altre cose, il personaggio di Yaralis (chi leggerà saprà di cosa parlo, chi ha letto lo sa già...) e la sua storia nella storia. Nacquero certi sogni indigesti del protagonista (idem come sopra) che lo spingeranno a indagare nell'ambiguità delle sue motivazioni. Ho raggiunto quasi il doppio delle dimensioni originali, centonovantamila caratteri, restando comunque nell'ambito di un romanzo breve.
Incredibilmente, con tutto quello che mi ero imposto per poter creare qualcosa di "aderente ai bisogni del mercato" ne era venuto fuori un libro che non mi vergogno affatto di aver scritto, e leggibile sotto diverse angolazioni (qualcuno ha detto che fortunatamente non è un vero e proprio fantasy, qualcuno lo ha letto proprio per quel motivo...).
Di fatto non ho cercato spesso la pubblicazione di Nove Guerrieri, i rifiuti li avevo avuti in massa con Magia e Sangue e me n'ero stancato; pensavo all'autopublicazione ma ogni tanto, quando sentivo che una casa editrice si proponeva, ci provavo, e ho avuto la fortuna finalmente di pubblicare con la GDS Editrice. E' importante? Non lo è? Temo che per farmi conoscere occorrerà insistere parecchio: ora capisco che in un paese di gente poco digitalizzata come il nostro pubblicare solo in ebook può diventare un ostacolo (avere la pubblicazione su carta, acquistabile online, sarebbe comunque un passo avanti, e avere spazio sugli scaffali delle librerie anche meglio).
Poi c'è quella barriera, tra gli aspiranti scrittori e gli autopubblicati, e quelli veri, quelli pubblicati da una casa editrice. Per me non è il vero criterio per valutare una persona che scrive e lo avevo detto anche prima. Se lo dico anche adesso che la barriera l'ho superata, almeno sapete che non la vedevo a quel modo perché... rosicavo.
Link a Nove Guerrieri presso GDS
Link a Nove Guerrieri presso Amazon
Rimanere fedeli a se stessi e a quanto piace scrivere senza adeguarsi alla massa e alla moda è un buon punto di partenza.
RispondiEliminaIl problema nel nostro paese, più che la digitalizzazione, è che si legge poco, mentre sono più quelli che scrivono che quelli che leggono, pretendendo magari di farlo senza nemmeno aver mai letto prima.
Sì il problema è che si legge pochissimo... Un po' di gente su cui non facevo molto affidamento il libro lo ha comprato e me l'ha fatto sapere, ho avuto qualche buona sorpresa, qualcuno l'ho convinto a fare propaganda militante, ma la mia grande paura è che, al di là dell'interesse di un certo numero di amici e conoscenti, non si riesca a raggiungere il pubblico o che il pubblico semplicemente... non ci sia. Orrore...
RispondiEliminaI dubbi che esprimi non sono poi tanti campati in aria, ma non certo per via del lavoro che hai realizzato, quanto piuttosto che con tutti gli errori commessi dall'editoria negli anni passati con il fantasy, si sia bruciata una buona fetta di mercato e di lettori.
RispondiEliminaBello leggere il make of del tuo libro.
RispondiElimina"Nove Guerrieri" a me è piaciuto; hai saputo rendere piacevole la lettura anche per chi (come me) ha poca famigliarità con draghi, elfi e dwarfs in genere. Solo la copertina mi pare un po’ ingannevole, ma non essendo un grande lettore di romanzi (tantomeno di fantasy) non avrei saputo trovare di meglio per descrivere con una immagine tutta la storia.
A proposito degli artisti geniali, farò mio un noto adagio di Edison che recita: “il genio è l'uno per cento di ispirazione e il novantanove per cento di traspirazione”.
Perdonami, ma penso che l'italiano non abbia mai letto tanto come in questo periodo, basti pensare che al pc di base si legge.
RispondiEliminaIl problema semmai è il terribile conformismo che ormai contagia anche la lettura, e poi diciamocelo: serve tempo e benessere per leggere, per la cultura in generale, ed entrambi stanno diventando rari.
Poi, per lunga tradizione, chi ha i soldi, e avrebbe tempo e benessere, per solito non è interessato alla cultura.
Ora mi informo sul tuo libro, e sarebbe il primo libro "nuovo" che compro da molti mesi, ormai vado solo sull'usato di ebay.
@ M.T. il mercato crea e brucia interessi passeggeri, e in un paese dove si legge poco è pericoloso ignorarli; del resto un libro non impegnativo e molto basato sull'azione dovrebbe essere un... sempreverde. Almeno spero.
RispondiElimina@ The Italian Jam: la copertina l'ho proposta alla casa editrice io stesso, è una foto che si può comprare da un servizio disponibile in rete. Quale migliore presentazione per il libro, se non un'immagine (una delle tante possibili) di Moiraga, la donna che vuol vivere in eterno a spese degli altri?
@ Yondo: molta gente che legge in rete legge purtroppo testi brevi e spezzettati, non libri... né posso considerare lettura la Gazzetta dello Sport, digitale o cartacea; sì, magari si legge, si scrivono sms e wazzap (sic!) a profusione, ma chi ha testa per un contenuto lungo o complesso? Poi a quanto direbbero certe statistiche il libro sta venendo dimenticato soprattutto dai giovani maschi e questo mi rattrista assai...
Se avrai la pazienza di leggermi, buona lettura.
Non dovevi farmela: Moiraga avrei voluto immaginarmela da solo.
RispondiElimina... immaginarla da solo? Puoi ancora farlo!... La foto è solo una delle possibilità.
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