giovedì 29 novembre 2012

Intelligenza collettiva?

La sento molto spesso quest'idea. Con il diffondersi della rete e lo scambio di idee sempre più diffuso, si potrebbe sviluppare un bel giorno una "intelligenza collettiva." Vedi ad esempio (se sai l'inglese) questo articolo, e il lavoro un po' più lungo da cui deriva.
Il "cervello globale" sarebbe il risultato di moltissime intelligenze individuali connesse fra loro, e che si esprime in progetti collettivi come Wikipedia (l'enciclopedia a cui "tutti possono collaborare" e a cui personalmente ho collaborato solo regalando qualche euro) o Linux, il sistema operativo gratuito sviluppato in parallelo da molte persone nel mondo. La connessione della rete consentirebbe a un gruppo di persone magari fisicamente lontane fra loro di lavorare al medesimo progetto e le renderebbe, nel loro insieme, un po' più sagge e intelligenti di quanto non siano individualmente.

Bah. A me danno fastidio definizioni come intelligenza collettiva o mente globale quando si cerca di prenderle troppo sul serio. Un gruppo di persone che cooperano (stando insieme in un laboratorio scientifico o sotto un capannone o camminando attorno ai portici al seguito di un filosofo, o connettendosi a internet) potranno certamente fare cose più eccelse di quanto possa fare una persona sola. Ma per quanto riguarda le idee e la consapevolezza, ciascuno ha le sue. La mente globale è solo un modo di dire. Non è un'entità consapevole che potrà dire un giorno "cogito ergo sum."

Certo, al giorno d'oggi la rete, oltre a farci seguire un sacco di stupidaggini (come i filmati "virali" di qualcuno che fa l'imbecille e diventa famoso per quindici giorni), può creare gruppi di collaborazione a livelli mai visti prima riunendo moltissime persone e soprattutto con il vantaggio di annullare le distanze. Ma non è che per avere gruppi di persone che collaborano a un progetto sommando le proprie capacità e intelligente serva "per forza" la rete. Queste cose si sono sempre fatte.
E d'altra parte il gruppo (di lavoro, di condivisione, di studio) può significare anche formicaio, conformismo, scoraggiamento del punto di vista personale e delle creatività individuali (qualcuno afferma che i social network ottengono proprio questo risultato, anche se immagino che come tante cose dipenda dall'uso che se ne fa: c'è chi si tiene in contatto con gli amici e c'è chi li usa per fare il bullo con le altre persone e spingerle al suicidio...).

Perciò quando sento parlare di "scienza dell'intelligenza collettiva" divento piuttosto scettico. E temo che studiare come connettere le persone per migliorare la loro "intelligenza collettiva" potrebbe ottenere il risultato opposto.


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