Gioco gestionale di ambientazione medievale, Troyes è una creazione di disegnatori francesi. I giocatori se la vedono attorno a una città, cercando di giostrare le loro risorse nei tre elementi chiave della società medievale: l'economico (che comprende una certa quantità di attività liberali ma anche il puro e semplice zappare la terra), il militare e il religioso.
Come molti giochi di questo genere bisogna "piazzare" i propri omini (che possiamo immaginare come lavoratori, guerrieri, o tante altre cose) negli edifici che generano attività, magari contendendosi il posto. Come si può vedere dall'immagine (presa dal sito boardgamegeek) c'è anche una gran quantità di dadi, che si tirano all'inizio del turno e poi si spendono per effettuare le azioni possibili.
Da notare che ciascun giocatore in teoria ha i "suoi" dadi (generati dagli uomini che ha piazzato nelle varie attività) divisi in gialli (economico) rossi (militare) e bianchi (religioso), ma al proprio turno può, pagando, usare anche quelli degli altri. Ciascuna attività, tipica dell'epoca, permette di ottenere una certa varietà di risultati partendo dal punteggio di questi dadi colorati. Alcune possono far meritare fama, la fama può far guadagnare quattrini, i quattrini si possono convertire in punti di vittoria... e così via con varie opportunità. E come in molti giochi del genere, c'è anche una cattedrale da costruire (fama e punti di vittoria a fiumi per chi fa avanzare i lavori, penalità per i poco volonterosi).
Oltre al lato costruttivo c'è anche una serie di problemi da affrontare, tra invasori, eretici, briganti e così via. Questi problemi sono rappresentati da un certo numero di carte che continuano ad avere effetto finché non si pone rimedio. Gli omini che si occupano di attività militare sono quindi molto sollecitati nel respingere questi attacchi. Ma, diversamente da un altro gioco che ho sperimentato recentemente (Rio de la Plata), i cattivi si limitano a creare degli svantaggi senza entrare in città a spaccare tutto.
I punti di vittoria si guadagnano attraverso una serie di diverse attività e ogni giocatore ha la "sua" carta personale con una formula che dà ulteriori bonus (validi per tutti), e ovviamente non conosce la carta degli altri. Troyes è un gioco dove si tirano un sacco di dadi ma la fortuna alla fine conta poco. La durata è calibrata per non andare a dormire troppo tardi e anche questa è una buona cosa.
Le attività disponibili possono cambiare a ogni partita ed è facile immaginare che azzeccando una giusta strategia e approfittando delle sinergie tra le varie possibilità che si aprono, un giocatore possa trovare la formula vincente, ma la variabilità delle attività disponibili garantisce la longevità del gioco. L'interazione tra i giocatori è "non violenta" ma importante, perché Troyes (tipicamente, come in molti gestionali) è tutto uno sgomitare per fregarsi a vicenda opportunità e risorse.
Insomma Troyes ricalca vie che di questi tempi sono molto comuni nei boardgames, ma lo fa in maniera interessante, rivelandosi, a mio parere, uno dei migliori giochi usciti di recente (è del 2010).
Me la sento di consigliarlo: tra l'altro è uscito anche nella nostra lingua.
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