Un gioco di fantascienza che mi ha decisamente soddisfatto, Galactic Emperor è uscito qualche anno fa per una certa CrossCut Games, stando a leggere le informazioni sul sito Boardgamegeek.
Il nome della casa (e anche quello del progettista, Adam West) mi giungono del tutto nuovi, comunque il gioco è interessante perché ha una complessità modesta, diciamo quel che basta e nulla di più, per creare un'avvincente sfida nella gestione del proprio impero in espansione con aspetti di ricerca scientifica, economici e militari, e perfino un rudimentale sistema politico.
Come potete intuire dalla foto che ho scattato alla plancia di gioco, la mappa si "compone" di tessere esagonali che vengono poste dai giocatori durante una fase di espansione. Le fasi di gioco corrispondono a quello che bisogna fare (ricerca scientifica, esplorazione, attacco militare, produzione e così via) e nel turno ogni giocatore sceglie una carta (una "carica," per così dire) che fa sì che quella determinata fase verrà effettuata, anche dagli altri giocatori, quando tocca a lui. La peculiarità del gioco è che non si riesce a compiere tutte le attività disponibili, a seconda di quello che i giocatori scelgono qualche cosa resta fuori.
Nel corso dei primi turni la mappa viene esplorata e succede un evento che fa parte della tematica del gioco: la grande stella che occupa il centro della mappa diventa un buco nero (nella foto, il tristo evento è già successo) e allo stesso tempo l'universo passa a una fase oscurantista, pertanto non c'è più la fase di ricerca scientifica (i giocatori devono stare ben attenti ad arreffare i bonus scientifici finché possibile).
Finita l'espansione (anche quella carica si estingue quando tutte le tessere dei pianeti sono piazzate) si ha una carta in più per fare una fase di guerra, insomma il sistema incoraggia i giocatori a passare alle botte. Qui entra particolarmente in gioco la produzione, che permette di gestire un sistema economico con tre tipi di risorse, semplice ed efficace, e il combattimento, basato su diverse unità: tre diverse navi spaziali e due tipi di difesa. Le armi più deboli sparano per seconde, quindi rischiano di essere surclassate (e massacrate) da quelle più potenti: tuttavia la nave spaziale più forte (Dreadnought) è anche molto lenta.
La vittoria si basa sul numero di sistemi controllati: nel corso del gioco si pescano dei chit che poi vengono tenuti a faccia in giù per impedire agli altri giocatori di farci i conti in tasca; viene premiata così la preponderanza sulla mappa per la durata del gioco, e non chi riesce a vantare la maggiore espansione nel finale.
Tutto sommato sono rimasto impressionato dall'eleganza e dall'essenzialità di questo gioco che riesce a creare una piccola space opera molto viva e con tanti elementi in ballo, senza ammazzarci con un regolamento complesso. C'è una certa possibilità di "kingmaking," ma in un gioco con queste caratteristiche è inevitabile.
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