mercoledì 17 marzo 2010

Le Havre


Questo gioco è uscito già un paio di anni fa (autore: Uwe Rosenberg) e ora è arrivato in Italia ad opera di Stratelibri. Ho giocato una partita introduttiva (le foto però le ho prese dal sito Boardgamegeek) e l'ho trovato assai divertente nonostante all'inizio mi chiedessi se non mi sarei scocciato di fronte all'ennesimo gioco economico basato sulla trasformazione di risorse.

In parole povere il giocatore in Le Havre muove la sua barchetta lungo quella specie di canale (o è la Senna?) e a seconda della casella in cui va a finire si generano delle risorse che possono essere raccolte gratuitamente. La seconda parte del turno consiste nel prendere questa manna dal cielo (o meglio, una parte di essa) oppure recarsi in un edificio per svolgere svariate attività: generalmente, si tratta di commerciare o trasformare i beni per avere denaro o prodotti finiti. Oppure di produrre altri edifici.
Alla fine del round (quando una delle piccole navi dei giocatori arriva al termine del percorso) si deve pagare (in cibo o in denaro) il mantenimento della propria attività economica e si ricomincia da capo, fino al termine delle carte-round, che svolgono anche la funzione di carte-nave. E le navi a che servono? Ad esportare la merce, ovviamente, e anche a portare cibo per sostenere il mantenimento dei lavoratori.

Le carte degli edifici e dei round vanno disposte in maniera da dare un certo ordine al susseguirsi degli eventi. Questo porterà a un mantenimento più costoso a mano a mano che il gioco procede, e anche alla possibilità di costruire edifici dalle potenzialità sempre maggiori. Alla fine la vittoria andrà a chi sarà più ricco (calcolato in denaro o in edifici posseduti).

Il mio riassunto è per forza molto scarno, ma garantisco che il gioco è progettato in maniera piuttosto agile per permettere una quantità di svariate attività ai giocatori (massimo cinque) senza che si debba attendere troppo per il proprio turno. C'è una gran varietà di risorse con cui fare i conti ma anche qui il gioco è organizzato piuttosto bene. Il difetto maggiore a mio parere è nella traduzione che in alcuni punti è zoppicante e decisamente oscura. Forse la Stratelibri farebbe meglio a porvi rimedio per non danneggiare il successo italico di questo bel gioco da tavolo.

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