sabato 27 giugno 2009
Titus Groan
Mervyn Peake è un illustre sconosciuto qui da noi, ma la sua fama in Inghilterra sopravvive ancora (non era solo uno scrittore ma un artista piuttosto poliedrico). Fu all'incirca un contemporaneo di Tolkien, ma visse assai meno di lui e il declino della sua salute ne interruppe il più celebre lavoro, la serie di Gormenghast, all'inizio del quarto libro. I tre che sono stati completati sono Titus Groan, Gormenghast e Titus Alone (questo già risentirebbe della cattiva salute dell'autore). Almeno altri due erano previsti. Dei tre pubblicati, solo due sono stati tradotti in italiano (che io sappia). Titus Groan l'ho letto in inglese e lo stile barocco, ricco di termini complessi, mi ha dato ancor più difficoltà del già difficile Perdido Street Station di China Miéville. Tuttavia si è dimostrata una lettura appassionante, nonostante le peculiarità di questo strano mondo in cui Peake ci accompagna . Un fantastico dell'esagerazione e del bizzarro, un libro di eccessive stravaganze più che un fantasy abitato di creature mitiche e ricco di magia come siamo più abituati. Il mondo di Gormenghast è considerato un precursore del New Weird, per quel che vale la definizione.
Non c'è nemmeno un protagonista centrale ma piuttosto una serie di personaggi, di solito uno più pazzesco dell'altro. L'ambientazione ha un'importanza centrale: un mondo stranamente separato da tutto ciò che lo circonda, fisso in una serie di regole e tradizioni immutabili e centrato intorno a un antico castello che è stato dimora da tempo immemore dei signori della famiglia di Groan e dei loro servitori. Il castello è enorme, molto più vasto del necessario e perciò in gran parte rimane disabitato, e cade lentamente in rovina. Ciononostante per le necessità di una famiglia tutto sommato poco numerosa esiste una numerosa servitù, coinvolta, come la famiglia nobile stessa, in una serie di rituali e di cerimonie del tutto insensate ma portate avanti con grande attenzione a cura del vecchio Sourdust che le ricorda e le ripropone, e del malinconico Lord Sepulchrave, il capofamiglia, che vi si sottopone.
Il mondo di Gormenghast è insano, malato, inchiodato in un formalismo mortifero eppure capace di covare passioni violentissime. Tra i personaggi c'è chi è pieno di risentimento per la poca importanza che riveste (le sorelle di Lord Sepulchrave), chi progetta per sé stesso una scalata sociale da portare avanti con ogni sotterfugio e ogni violenza necessaria (il giovane Steerpike), chi viene costretto a ricoprire incarichi che per la tarda età non dovrebbe più svolgere (la domestica Slagg), chi si perde dietro agli animali domestici trascurando la propria famiglia (Gertrude, la moglie di Lord Sepulchrave), chi si chiude in un mondo di fantasia mantenendo contatto con pochissime persone (Fuchsia).
Perciò in questo mondo apparentemente soffocato dalla noia si verificheranno tragedie da romanzo gotico e terribili omicidi.
La trama di per sé non è molto complessa, anzi la definirei tutto sommato abbastanza elementare. Il lettore viene accompagnato tramite il sottile lavoro di cesello di Peake, che sa tessere da gran maestro la trama di un mondo bizzarro e dar vita a dei personaggi vivi e complessi. Non so se consigliare la serie di Gormenghast a qualsiasi lettore amante del fantasy, per quanto mi riguarda la considero un piccolo, faticoso, capolavoro. Gli esploratori sono avvisati.
Essertelo letto in inglese ti fa onore, Bruno. Io ho rinunciato anche a Mieville (anche se questo è dovuto al fatto che mi ha annoiato in numerosi passaggi già letto in italiano: in inglese non lo avrei mai finito, temo).
RispondiEliminaMa Titus è una lettura che desidero da molto tempo, avendo acquistato Ghormengast, iniziandolo e fermandomi nel momento esatto in cui ho capito che c'era un libro che lo precedeva. Devo ancora acquistarlo, ma lo stile dell'autore (Adelphi fa traduzioni di qualità, quindi è un'ottima lettura anche in italiano) mi aveva conquistato da subito, avvinghiandomi alle sue stranezze.
Concordo con te che non sia una lettura per tutti. Ci vuole una certa testardaggine, o una certa passione, per affrontare simili romanzi.
@ Parao: ho commesso lo stesso errore, comprando il secondo libro prima di questo. Poco male perché spero di farcela a leggere entrambi. A dire il vero mi incuriosisce anche il terzo, molto diverso dai primi due e molto criticato.
RispondiEliminaPerò, come dici tu, ci vorrà tempo e dedizione.
Bel commento! Il ciclo di Gormenghast avrebbe tutti gli elementi per piacermi...
RispondiElimina..
.
peccato che avevo provato a leggerlo (anch'io in inglese) e qualcosa non ha funzionato. Forse la storia un po' frammentaria o i personaggi esageratamente grotteschi e sopra le righe. Tuttavia riconosco il talento di Peake verso il bizzarro nel quale includo l'ambientazione, i personaggi e uno stile assolutamente coerente nonchè precursore del genere che oggi si etichetta come weird.
Ad ogni modo mi sono rifatta con la trasposizione della BBC che invece ho apprezzato.
complimenti. Io ho amato molto i primi due libri ma, anche se ho l'abitudine di leggere molte cose in inglese, non me la sono sentita di affrontare il terzo in lingua originale.
RispondiElimina@ Klytia: infatti non è semplice, superare le prime 50 o 100 pagine. Ma come hai rimediato lo sceneggiato della BBC? Esiste qualche versione sottotitolata (anche in inglese va bene)?
RispondiElimina@Sauron era un bravo artigiano: certo che è un peccato che la traduzione si sia fermata lì. Certo, il terzo libro è un po' controverso.
Te lo avevo detto.
RispondiEliminaPeake e' grande.