venerdì 27 marzo 2009
Graceling
Il romanzo di un'esordiente americana (Kristin Cashore, chi sarà mai costei?) sta per sbarcare in Italia. Di solito il fantasy la stampa nostrana se lo fila assai poco ma le cose cambiano: incredibilmente lungo e dettagliato l'articolo di presentazione sul Corriere della Sera. Una eroina anti-Twilight, più autonoma e femminista, carina e giovanissima ma che ha un dono particolare: ammazza il prossimo a mani nude, con una furia e un'abilità ineguagliate.
Romanzo di formazione e di identità, romanzo di revanscismo femminista se dobbiamo stare alle parole dell'autrice, Graceling è già tradotto in dodici lingue (da noi esce per De Agostini), e il seguito è già in gestazione; guarda caso, potrebbe prestarsi bene a una interpretazione cinematografica. Bene, probabilmente avrete abbastanza elementi per farvi balenare nella mente un pensiero simile a quello che è venuto a me: portatemi un secchio per vomitare!
Ma le cose si complicano se ne leggete le recensioni in lingua straniera (cioè in inglese, per questo libro). Una recensione decisamente positiva su SFsite accenna a profondità e complessità che contraddicono l'apparente semplicità che s'intuirebbe invece dalla rece del Corriere. E a quanto pare la nostra esordiente avrebbe anche grandi capacità narrative.
Ottimi commenti dei lettori da siti come Amazon, opinioni da cui si evince, pare, che questo libro è valido sia come lettura disimpegnata per "giovani adulti" sia per chi vuole cogliervi qualcosa di più, e che avrebbe un'enorme attrattiva per l'eccezionale, ipnotica capacità dell'autrice di catturare il lettore dentro la storia.
La cosa strana è che nelle recensioni straniere si evidenzia un certo spessore sotto la superficie, quella italiana invece mi ha più che altro fatto subodorare una enorme vaccata da evitare a ogni costo. Quale sarà la verità? Chi lo sa, magari mi capiterà addirittura di leggerlo, per quanto le mie preferenze vadano per il fantasy per adulti.
lunedì 23 marzo 2009
Finisce Battlestar Galactica
Ultima puntata, puntata doppia ma ugualmente una fine frettolosa. Qualche grande rivelazione, ma qualche tema che sembrava ricoprire importanza estrema durante la serie si risolve in maniera sgradevolmente loffia ('sta benedetta bambina idrida...), qualche domanda che rimane in sospeso... Finalmente l'umanità trova la Terra, quella vera, ma non sapremo forse mai perché Kara doveva essere la portatrice dell'Apocalisse, visto che invece salva il didietro a tutti quanti. E quasi mi spiace per i Cylon, poverini, fregati dopo che avevano accettato una trattativa dell'ultimo secondo.
Ma a parte tutto questo, e a parte tutti i difetti che si possono cercare, devo salutare la serie TV di fantascienza più bella forse in assoluto. Inaspettata, per me, dopo anni in cui si vedeva ben poco, e quel poco era banale (anche se ammetto di non aver assaggiato tutto). Le tematiche di Battlestar Galactica sono profonde e complesse, anzi si sono complicate eccessivamente, direi, al punto che il finale lascia per forza insoddisfatti: e mi viene da pensare che gli sceneggiatori avessero messo la carne al fuoco senza avere progettato neanche schematicamente come le cose avrebbero dovuto risolversi alla fine. Dopo le prime due serie, forse non avevano più del tutto chiaro dove stessero andando a parare. Eppure, mentre l'aspettativa mi teneva sempre col fiato sospeso, c'erano tante altre trovate a vivacizzare la scena.
Alcuni particolari non secondari li trovo discutibili, come tutto l'accrocchio politico in una comunità di 50.000 persone sotto costante attacco, con tanto di telegiornali e interviste ai politici. A me pare del tutto impossibile: una situazione simile dovrebbe più realisticamente risolversi in una (più o meno temporanea) dittatura militare. Però questo stesso difetto ci ha fornito alcuni personaggi ed episodi eccezionali (Zarek, che almeno agli inizi mi è piaciuto molto). Del resto, dal momento che molte tematiche della serie ricalcano i problemi degli Stati Uniti con la guerra in Irak e il clima politico dopo l'undici settembre, questa parte è fondamentale per Battlestar Galactica.
Fondamentale per la serie ma a volte difficile da seguire anche la religione con i suoi enigmi e le profezie. Tuttavia, è innegabile che contribuisca alla profondità di Battlestar Galactica: solo, gli sceneggiatori hanno giocato troppo agli indovinelli e ai misteri, lasciandomi alla fine insoddisfatto quando nel finale si è arrivati alle rivelazioni. E poiché molto alla fine è andato come andato "per volontà divina" gli appassionati di fantascienza dura e pura storceranno il naso (e li capisco benissimo).
Piacevole il tentativo (parziale) di realismo per quanto riguarda la fisica del vuoto spaziale, spettacolari le scene di combattimento, anche se a volte la coerenza logica si è persa un po' per strada. E, mi viene da aggiungere, con tutti gli scontri contro i Cylon, i viper (i caccia degli umani) avrebbero dovuto essere reintegrati di continuo con nuove produzioni e nuovi piloti, e di questo vi è solo qualche accenno nella serie: comunque meglio che niente. L'autosufficienza logistica della flotta è spiegata con una certa logica (devono comunque fermarsi a far rifornimento quando trovano acqua, minerali importanti, ecc...). In generale direi che i problemi tecnici e logistici sono stati presi in considerazione anche per avere spunti di trama per qualche episodio, ma il risultato finale è che si percepisce la precarietà della vita in questa flotta spaziale in fuga.
Sulla complessità dei personaggi forse la serie merita i complimenti più vivi. Alcuni ovviamente non mi sono stati simpatici (Kara, Kat, Ellen), altri li trovo piuttosto inespressivi e inadatti ai ruoli importanti che sono stati loro affidati (Lee), altri fondamentalmente un po' mediocri (Tyrol), ma ci sono delle eccellenti prestazioni, particolarmente quelle di Edward Olmos (l'ammiraglio Adama), di James Callis (l'egocentrico e geniale Gaius Baltar, un personaggio insolito e sorprendente) e non ultima quella di Tricia Helfer (Six).
Troppo melodramma a volte, nei telefilm è inevitabile che ci siano litigi, riappacificazioni, separazioni molto più di quanto sia sopportabile tra persone vere, ma la relazione tra i personaggi è stata fondamentale per la riuscita di Battlestar Galactica.
Ero rimasto aggrappato ad antichi ricordi di serie come UFO o Spazio 1999 (e se devo essere sincero queste serie non erano prive di grossi difetti), solo con Galactica ho trovato una novità davvero superiore. E ora la serie è terminata (ci sarà un prequel, ovvero una serie ambientata prima della guerra che viene rappresentata in Battlestar Galactica, ma avrà ben poca fantascienza, a quanto ho capito). Arriverà presto qualcosa di meglio? Lo vorrei, ma non ci spero molto.
Un'articolo, in inglese, dove potete avere qualche spiegazioncella in più sulla serie e sul suo finale.
Ma a parte tutto questo, e a parte tutti i difetti che si possono cercare, devo salutare la serie TV di fantascienza più bella forse in assoluto. Inaspettata, per me, dopo anni in cui si vedeva ben poco, e quel poco era banale (anche se ammetto di non aver assaggiato tutto). Le tematiche di Battlestar Galactica sono profonde e complesse, anzi si sono complicate eccessivamente, direi, al punto che il finale lascia per forza insoddisfatti: e mi viene da pensare che gli sceneggiatori avessero messo la carne al fuoco senza avere progettato neanche schematicamente come le cose avrebbero dovuto risolversi alla fine. Dopo le prime due serie, forse non avevano più del tutto chiaro dove stessero andando a parare. Eppure, mentre l'aspettativa mi teneva sempre col fiato sospeso, c'erano tante altre trovate a vivacizzare la scena.
Alcuni particolari non secondari li trovo discutibili, come tutto l'accrocchio politico in una comunità di 50.000 persone sotto costante attacco, con tanto di telegiornali e interviste ai politici. A me pare del tutto impossibile: una situazione simile dovrebbe più realisticamente risolversi in una (più o meno temporanea) dittatura militare. Però questo stesso difetto ci ha fornito alcuni personaggi ed episodi eccezionali (Zarek, che almeno agli inizi mi è piaciuto molto). Del resto, dal momento che molte tematiche della serie ricalcano i problemi degli Stati Uniti con la guerra in Irak e il clima politico dopo l'undici settembre, questa parte è fondamentale per Battlestar Galactica.
Fondamentale per la serie ma a volte difficile da seguire anche la religione con i suoi enigmi e le profezie. Tuttavia, è innegabile che contribuisca alla profondità di Battlestar Galactica: solo, gli sceneggiatori hanno giocato troppo agli indovinelli e ai misteri, lasciandomi alla fine insoddisfatto quando nel finale si è arrivati alle rivelazioni. E poiché molto alla fine è andato come andato "per volontà divina" gli appassionati di fantascienza dura e pura storceranno il naso (e li capisco benissimo).
Piacevole il tentativo (parziale) di realismo per quanto riguarda la fisica del vuoto spaziale, spettacolari le scene di combattimento, anche se a volte la coerenza logica si è persa un po' per strada. E, mi viene da aggiungere, con tutti gli scontri contro i Cylon, i viper (i caccia degli umani) avrebbero dovuto essere reintegrati di continuo con nuove produzioni e nuovi piloti, e di questo vi è solo qualche accenno nella serie: comunque meglio che niente. L'autosufficienza logistica della flotta è spiegata con una certa logica (devono comunque fermarsi a far rifornimento quando trovano acqua, minerali importanti, ecc...). In generale direi che i problemi tecnici e logistici sono stati presi in considerazione anche per avere spunti di trama per qualche episodio, ma il risultato finale è che si percepisce la precarietà della vita in questa flotta spaziale in fuga.
Sulla complessità dei personaggi forse la serie merita i complimenti più vivi. Alcuni ovviamente non mi sono stati simpatici (Kara, Kat, Ellen), altri li trovo piuttosto inespressivi e inadatti ai ruoli importanti che sono stati loro affidati (Lee), altri fondamentalmente un po' mediocri (Tyrol), ma ci sono delle eccellenti prestazioni, particolarmente quelle di Edward Olmos (l'ammiraglio Adama), di James Callis (l'egocentrico e geniale Gaius Baltar, un personaggio insolito e sorprendente) e non ultima quella di Tricia Helfer (Six).
Troppo melodramma a volte, nei telefilm è inevitabile che ci siano litigi, riappacificazioni, separazioni molto più di quanto sia sopportabile tra persone vere, ma la relazione tra i personaggi è stata fondamentale per la riuscita di Battlestar Galactica.
Ero rimasto aggrappato ad antichi ricordi di serie come UFO o Spazio 1999 (e se devo essere sincero queste serie non erano prive di grossi difetti), solo con Galactica ho trovato una novità davvero superiore. E ora la serie è terminata (ci sarà un prequel, ovvero una serie ambientata prima della guerra che viene rappresentata in Battlestar Galactica, ma avrà ben poca fantascienza, a quanto ho capito). Arriverà presto qualcosa di meglio? Lo vorrei, ma non ci spero molto.
Un'articolo, in inglese, dove potete avere qualche spiegazioncella in più sulla serie e sul suo finale.
sabato 21 marzo 2009
Rothfuss
Devo essere sincero? Dopo che mi aveva così convinto Il Nome del Vento di Patrick Rothfuss, col passare dei mesi, mi sento sempre meno attratto dall'idea di leggere la seconda parte, che probabilmente avrà la stessa mole. Motivo, mi preoccupano i libri molto lunghi. Probabilmente finirò per leggerla lo stesso, per via della magia di questo scrittore, perché di libri validi non ne escono moltissimi (e a volte mi rattrista che probabilmente tra i libri di cui non so assolutamente nulla ce ne sono magari parecchi che mi piacerebbero).
Peccato che per adesso la seconda parte non esce. Avevo capito male, molto male quando lo avevo recensito. Pensavo che fosse un'unica storia divisa in tre volumi per ragioni di dimensioni, vista la grande lunghezza. Fin qui, tutto vero: quello che mi sembrava ovvio e invece non lo era: pensavo che il libro fosse stato già scritto. Non era così, o se non altro esisteva soltanto una bozza da rivedere. Nel blog di Rothfuss si fa cenno a una parte da migliorare e riscrivere.
Pertanto non c'è una data precisa per l'uscita di The Wise Man's Fear (che sarà il titolo di questa seconda parte).
Aspetterò. Me la passo sempre meglio di quelli che attendono che si decida il sig. George Martin.
Peccato che per adesso la seconda parte non esce. Avevo capito male, molto male quando lo avevo recensito. Pensavo che fosse un'unica storia divisa in tre volumi per ragioni di dimensioni, vista la grande lunghezza. Fin qui, tutto vero: quello che mi sembrava ovvio e invece non lo era: pensavo che il libro fosse stato già scritto. Non era così, o se non altro esisteva soltanto una bozza da rivedere. Nel blog di Rothfuss si fa cenno a una parte da migliorare e riscrivere.
Pertanto non c'è una data precisa per l'uscita di The Wise Man's Fear (che sarà il titolo di questa seconda parte).
Aspetterò. Me la passo sempre meglio di quelli che attendono che si decida il sig. George Martin.
mercoledì 18 marzo 2009
Rosicate, gente, rosicate
I baby autori (e non solo loro) intervistati su Repubblica TV
http://tv.repubblica.it/copertina/giovin-scrittori-vendono/30647?video
http://tv.repubblica.it/copertina/giovin-scrittori-vendono/30647?video
martedì 17 marzo 2009
Vampire Romance e altre atrocità
[aggiornamento del 2016: i link sono per lo più morti compreso quello alle copertine citate. In fondo all'articolo ho riproposto i link all'analisi di cui discuto in questo post]
Vi propongo una visita ad... altri blog. La visione di Underworld mi ha stuzzicato e sono andato a informarmi sullo stato dell'arte della letteratura Rosa-Dark, quella con vampiri affascinanti ed eroine tostissime. Andiamo male, sotto molti aspetti. Il genere a quanto pare sta invadendo il mercato e tra i molti nomi che ha ricevuto (Paranormale Romance, Vampire Romance...) c'è anche la pura e semplice definizione di Urban Fantasy, quindi con tentato scippo di un genere che era territorio del fantastico più in generale.
Inutile dirlo, questa roba stenta davvero a piacermi. Il fatto che, pare, piaccia assai alle donne, lettrici più accanite degli uomini, significa che esisterà ancora per un pezzo. Dal momento che ho sempre dedicato uno sguardo scettico e magari un po' sarcastico sulle eroine del fantasy mi sono incuriosito dell'evoluzione di questo nuovo tipo di protagonista femminile. La lettura che propongo (a chi sa l'inglese!) è una serie di articoli tratta dal blog di Carrie Vaughn, che se ne deve intendere perché è una scrittrice che si occupa proprio di questo genere: sono già usciti vari libri sulle avventure della sua eroina Kitty.
venerdì 13 marzo 2009
Ancora sugli ebook
Il più grande venditore di libri del mondo, Barnes & Noble, ha compiuto un'acquisizione significativa, comprando per 15 milioni di dollari e spiccioli Fictionwise, leader nel mercato del libro elettronico.
Tale acquisizione fa parte della strategia generale di B&N che comporterà il lancio di un negozio digitale. I fondatori di Fictionwise continueranno ad operare a capo della loro società, che rimarrà entità separata rispetto alla capogruppo.
Mi sto sempre più convincendo che il processo di passaggio al digitale potrà essere lento, potrà non riuscire a penetrare uno zoccolo duro sempre fedele alla carta stampata, ma è cominciato e non si fermerà.
Tale acquisizione fa parte della strategia generale di B&N che comporterà il lancio di un negozio digitale. I fondatori di Fictionwise continueranno ad operare a capo della loro società, che rimarrà entità separata rispetto alla capogruppo.
Mi sto sempre più convincendo che il processo di passaggio al digitale potrà essere lento, potrà non riuscire a penetrare uno zoccolo duro sempre fedele alla carta stampata, ma è cominciato e non si fermerà.
mercoledì 11 marzo 2009
Underworld
Ho atteso un po', prima di vedere il film che dà il via a questa serie: a dire il vero ho visto pezzi di tutti e tre, ma non trovavo la voglia di vederne uno dall'inizio alla fine. Le storie di vampiri non è che le disprezzi, altrimenti non avrei letto tutti i libri dei Guardiani di Luk'janenko dove questi personaggi hanno un discreto ruolo. Ma devo dire che, mentre i film classici del genere spesso e volentieri sono più che godibili, ho avuto un'esperienza deludente con quelli moderni (del tipo "Urban Fantasy con Vampiri, Licantropi e frattaglie varie"): così così con Van Helsing, pessima con Blade e non eccezionale con I Guardiani della Notte (ma terribile con i Guardiani del Giorno, direi, e per adesso non me la sento di affrontare Twilight).
Underworld è un film d'azione con una spennellata di gotico e horror, e molta estetizzazione delle immagini e degli atteggiamenti, insomma sembra spesso che i personaggi sentano il bisogno di uno specchio per esclamare Ommadonna che fighi che siamo. Beninteso, l'azione c'è, con le solite trovate "alla Matrix" che evidentemente non hanno ancora stufato, un regista abbastanza capace (Len Wiseman), e alcuni onesti attori. Menzionerei il bravo Michael Sheen nei panni di Lucian, il Lycan, ovvero licantropo, ribelle: creduto morto ma in realtà in combutta con Kraven, un vampiro un po' doppiogiochista e affamato di potere. Impressionante Bill Nighy nei panni di Viktor, patriarca dei vampiri e ovvio rivale di Lucian, un bel vampirone tutto d'un pezzo che nasconde però un terribile segreto alla sua stessa figliola, Selene, interpretata da Kate Beckinsale, infermiera in Pearl Harbor e qui strizzata in completini di pelle nera dall'indiscutibile richiamo feticista. Interpretazione magari anche valida, è contegnosa ed elegante come una vampira di alto rango deve essere, sia pure in un ruolo stereotipato parecchio, Selene in effetti è uno degli infiniti cloni della Tipa tosta (ma capace-di-sentimenti) strizzata in vestitino di pelle e munita di armi automatiche, che prende tutti a calci nel culo. Se avete visto Trinity in Matrix le avete viste tutte.
Nella faida infinita tra Vampiri e Lycans il film fa irrompere dissidi familiari e rivalità, oltre che tentativi, da parte di vari personaggi più o meno sinceri, di sviluppare alleanze o trascendere in qualche modo questa divisione insanabile. Tuttavia non ci sono dei veri e propri colpi di scena (se ci sono sono prevedibili oppure del tutto insignificanti). Esiste una storia e una "mitologia" dietro al mondo di questi Vampiri e Lycans in lotta, ma al di là di quello non c'è altro. Possono scontrarsi a colpi di machine-pistol in piena città, ammazzando la gente nella metropolitana, e sembra che non freghi niente a nessuno, non interviene nemmeno la polizia (i poliziotti che si vedono nel film non sono umani, non piangete lo spoiler, lo si capisce subito). A proposito, i caricatori della Beckinsale non si esauriscono praticamente mai.
Abbiamo una love story che... non esiste, non viene sviluppata e non riesce nemmeno molto credibile. Il personaggio di Michael (umano che viene trascinato nella mischia per motivi inizialmente inspiegabili) ha decisamente troppo poco tempo per esprimersi e prendere delle proprie decisioni.
Abbiamo le due razze contendenti che si assomigliano in così tante cose da farti domandare perché da secoli continuino a darsele di santa ragione. Riferimenti alle caratteristiche tradizionali di vampiri e licantropi: poche. Il problema del non potersi muovere di giorno è risolto con il semplice espediente di ambientare tutto il film in una notte senza fine, un altro bell'esempio di quanto gliene fregava al regista di collocare la sua storia in qualche modo nel mondo reale.
A parte i costumi, i vestiti e la casa aristocratica che ospita i vampiri, è un film d'azione dove non viene costruita alcuna atmosfera. E a parte un po' di sangue, non c'è nemmeno horror. I combattimenti spesso si risolvono a raffiche di armi automatiche.
Morale: il film si fa vedere, c'è molta azione e un minimo di curiosità di sapere come va a finire, ma (e qui esagero, ma solo un poco) per quello che c'entrano veramente vampiri e licantropi poteva essere un film di gangster. Un sei meno per Underworld, e il dubbio se vedere o no gli altri della serie si infittisce.
venerdì 6 marzo 2009
Quando la coerenza logica va a farsi benedire
Visto che non tutti ce la fanno a seguire Battlestar Galactica vi conviene saltare questo post fino a che non avrete visto la puntata 4x17 (se l'avete vista, o non intendete vederla comunque, continuate, prego).
Il particolare che mi ha dato fastidio è il decollo della cattivissima cylon Boomer dalla nostra amata astronave, decollo che potrebbe causare un enorme disastro perché i ponti di lancio vengono chiusi nel tentativo di non farla scappare, e l'attivazione dei motori per fare il salto FTL (più veloce della luce) potrebbe sgretolare la struttura della nave se fatta da dentro: cosa che Boomer sembra disposta a fare.
Cosa succede: la fuggitiva decolla con il suo Raptor, esce dall'ultimo spiraglio disponibile, compie il salto da fuori (ma molto vicino alla nave) e quindi crea un grosso danno ma non irreparabile. Bell'effetto e bella drammaticità, peccato che in altre occasioni il salto non aveva danneggiato gli oggetti vicini.
Sospetto poi (ora non mi viene in mente) che nella lunga saga di fughe, controfughe, soap opera familiari ecc... ci siano state varie occasioni in cui qualcuno al decollo fosse interessato a lasciare un brutto ricordo (o un danno definitivo) dietro di sé.
Se penso poi ai combattimenti rappresentati nella serie, dove le navi stellari si sparano missili per ore mentre i caccia da combattimento sfrecciano e sparacchiano senza combinare niente, mi viene da pensare che sarebbe dovuta essere pratica standard dei Cylon (i loro Raider possono viaggiare FTL e fino a un certo punto della serie c'era comunque la resurrezione garantita) farsi sotto coi raider e praticare il salto: visto il danno creato dal Raptor di Boomer, direi a occhio e croce che la serie si sarebbe conclusa entro la decima puntata del primo ciclo.
Non ce l'ho con questa serie che ha dei contenuti fortemente innovativi ed è quanto di meglio la fantascienza di questi anni ci abbia portato nel campo dello spettacolo. Galactica mi piace moltissimo. Anche tutte le soap opera familiari, i protagonisti che si sono scannati in una puntata e diventano amiconi poco dopo, personaggi resi odiosi al limite dell'insopportabile pensando che sia cool (Starbuck, direi...) mi danno fastidio ma fanno parte del gioco in una serie che deve avere una certa durata. Altri episodi recenti li ho trovati eccezionali (il golpe di Zarek e Gaeta, per esempio).
Però quando la coerenza interna e la logica vengono prese in questo modo a calci, non posso che farmi cadere le braccia.
martedì 3 marzo 2009
I tranquilli fantasmi di Henry James
Mi sono interessato a questo scrittore (un americano che ha passato buona parte della sua vita in Inghilterra a cavallo fra '800 e '900) perché le sue storie di fantasmi e del sovrannaturale sono uno dei pilastri della letteratura che si occupa di questi fenomeni. I Racconti di Fantasmi di Henry James non si dedicano a urla e sferragliare di catene come in certi racconti tradizionali, ma nascono sempre da qualche estremo della vita reale, da un eccesso dell'emozione e del sentire umano.
Perciò le sue storie scavano nei fatti e nei motivi, i suoi personaggi diventano a volte degli indagatori che cercano di chiarire misteri con cui sono venuti ad avere a che fare magari per caso, ma poi tutto si risolve in maniera assai poco spettacolare e le apparizioni sovrannaturali sono molto scarse e rarefatte. Lo stile di James è gradevole, i racconti sono dettagliati e a tratti molto descrittivi, spesso introspettivi e profondi. Certo si dilunga, insomma è letteratura figlia del suo tempo, ma devo dire che anche là dove si sofferma più del necessario l'ho trovato gradevole. Sarà che la forma racconto spezza sempre la lettura in tante trame e tanti finali, e permette di digerire meglio anche uno scrivere un po' antiquato; confesso poi di amare gli scrittori dell'ottocento anche se una notevole eccezione la riscontro proprio con uno che la scuola ha messo ripetutamente nel mio cammino: Manzoni.
Il problema per me è stato che queste letture sono piacevoli (a volte con allegorie interessanti) ma scarseggiano un po' proprio in fantasmi ed eventi misteriosi. Generalmente l'intervento del paranormale è magari importante ma poco appariscente: facendo il paragone con un altro celebre autore americano, Edgar Allan Poe, sono del parere che senza dubbio troveremmo il secondo molto più efficace ed incisivo. Chiaramente bisogna fare le debite distinzioni, Poe è un antesignano del genere horror, mentre James non aveva, come abbiamo visto, l'ambizione di mettere sotto shock il lettore: ma uso questo paragone per far capire che il brivido è l'elemento che un lettore (soprattutto moderno) si aspetterebbe di trovare in dosi adeguate, e invece con James manca quasi del tutto.
James è pertanto uno scrittore del reale più che dell'immaginario, vuole più parlare di una situazione familiare o sociale che di un fenomeno metafisico, anche se la spiritualità non manca nella sua opera. Temi romantici e amorosi abbondano, e insomma alla fine uno si rende conto di aver letto magari dei racconti anche bellissimi ma questi poveri fantasmi sono troppo annacquati.
E qui apro una piccola parentesi personale: il mio breve racconto che è stato pubblicato su Writers Magazine (vedi il post precedente) aveva avuto un riscontro non del tutto lusinghiero, in fase di editing, con la richiesta di creare un finale più vivo e più originale, ma poiché avevo espresso quello che dovevo esprimere senza particolari avvenimenti non avevo da proporre nessun colpo di scena finale (che, mi par di capire, è una caratteristica predominante tra i racconti di quella rivista). Perciò ho migliorato un po' quella parte ma il racconto è uscito così, una storia di fantasmi senza il fantasma (diciamo una storia ambigua, forse con, forse senza...): quello che mi ero sforzato di esprimere era solo il sentire del protagonista e le sue tribolazioni. Leggere Henry James mi ha fatto capire, dal punto di vista del lettore, che questo tipo di ambiguità può creare delle aspettative che magari finiscono per deludere il lettore.
Pertanto cosa posso dire a chi fosse incuriosito da questo scrittore? Consiglio senz'altro di leggerlo perché è un autore di grande talento e sensibilità, tanto più se siete interessati al periodo e avete una certa formazione alle spalle che vi consenta di capire e contestualizzare. Se però nei vostri studi avete letto poco e male, e avete odiato i classici, magari è meglio lasciare perdere.
domenica 1 marzo 2009
Come un angelo caduto dal cielo
Non sarà niente di che, ma ho avuto la soddisfazione di vedere un mio racconto pubblicato sull'ultimo numero di Writers Magazine (lo trovate qui), devo ammettere che questo mi ha fatto molto piacere.
Se vi va, procuratevi la rivista e leggetelo, ma vi avverto che è una storia malinconica e triiiiste.
Se vi va, procuratevi la rivista e leggetelo, ma vi avverto che è una storia malinconica e triiiiste.