venerdì 2 gennaio 2009
Earthsea
La mia lettura natalizia è stata Il Mago di Earthsea, di Ursula Le Guin: il primo romanzo di una fortunata serie, roba di oltre 40 anni fa, ormai. Ho avuto il piacere di leggerlo nella raccolta dell'Editrice Nord, con una copertina, un'illustrazione interna e una mappa molto belle (per la mappa c'è un po' da sforzare la vista, però, e quella che compare qui... è un'altra).
La prima cosa che mi è saltata all'occhio è lo stile. Chi pubblicherebbe la Le Guin, oggi, se si presentasse con questo gioiello del fantasy? Nessuno, perché generalmente compie l'errore più imperdonabile: non usa lo show don't tell, ovvero racconta ciò che i protagonisti fanno e vedono come narratrice esterna alla scena, anziché mostrarcelo all'interno di un'azione dal punto di vista dei personaggi.
Ma, siccome non ho il pallino dello show don't tell a tutti i costi, io ho molto apprezzato il tono epico di questa narrazione affascinante eppure tutto sommato semplice, e l'ambientazione originale: Earthsea è un vasto arcipelago, abitato da popoli piuttosto primitivi con varie caratteristiche culturali e razziali ma che non ricalcano la storia e l'etnografia terrestri. La Le Guin inoltre dimostra con questo romanzo che si può raccontare bene una storia (sia pure, ripeto, di complessità non eccessiva) in sole 150 pagine.
La magia con i suoi caposaldi (la conoscenza del vero nome delle cose e degli esseri viventi, l'uso dell'antica lingua) e le sue varie categorie (illusione, legamento, trasformazione ecc...) mi è parsa molto interessante, è un po' l'aspetto più rilevante di questa ambientazione, stimolante ancora oggi quando su magia e sistemi magici sono state fatte tante elucubrazioni. Meno piacevole per me, la presenza di una scuola di magia con materie e insegnanti ecc... Innanzitutto non è il mio modo di concepire questa scienza che è anche un'arte, in secondo luogo mi rammenta troppo gli innumerevoli autori (successivi, beninteso) che hanno ricalcato la cosa. Il protagonista arriva alla scuola di magia, incontra un ambiente abbastanza amico, ma c'è un altro allievo di origine privilegiata che senza motivo comincia ad angariarlo... un tema scritto e riscritto, talvolta anche bene, però l'ho visto un po' troppe volte (Harry Potter ma anche Il Nome del Vento...). Ma passiamo oltre.
Ged, il nostro ragazzo aspirante mago, viene spinto dal rivale Diaspro (e prima di lui dalla figlia del signore di Re Albi) a esagerare con le sue prodezze di talento naturale, e per questo suo errore di immaturità (che in effetti non suscita molto la mia simpatia) sarà condannato a una sfida che sa di lotta archetipale, primordiale. Bella la battaglia che fa maturare questo ragazzo, belli i viaggi nel mare misterioso e pericoloso, interessante la concezione che non si può compiere, in magia, un'azione senza che abbia delle conseguenze.
Un vero classico, insomma: senz'altro avrei dovuto godermelo prima.
Io ho gli ultimi due libri raccolti in un'unico volume. Ricordo che quando lo presi (se informarmi sull'autora, ma sono errori di gioventù...ricordassi quanti anni avevo) pensai che, vista la trama, dovessero essere storie singole, da poter leggere tranquillamente e, in caso, spingere a prendere gli altri. Dopo Tolkien e la trilogia di Shannara mi aspettavo solo peste, guerre, morti e carestie e invece non trovai nulla di tutto ciò. Deluso per l'aver sbagliato genere (mi sembra più uno slice of life fantasy) non l'ho più finito.
RispondiEliminaNemmeno a me importa poi tanto dello show don't tell e del film che ne hanno fatto ricordo che alcuni elementi erano interessanti. Forse un giorno leggerò il primo della saga.
Io ancora non ho letto niente di Earthsea. Ho letto altri libri della De Guin, di fantascienza, e mi piace molto come scrittrice.
RispondiEliminaIl narrattore esterno è il difetto che molti imputano alla Le Guin. A me piace tantissimo, invece. Lo trovo in linea col suo modo di raccontare le storie, in modo dimesso ma preciso. E' anche un motivo (forse) per cui le sue storie non sono eccessivamente lunghe e vanno sempre all'essenziale.
RispondiEliminaE inoltre, trovo che sia molto più difficile rimanere su una focalizzazione esterna piuttosto che in una interna. Ci vuole molta esperienza.
Questo e il fatto che non ci sia molta epica, sebbene la trama sia essenzialmente un classico del fantasy e quindi non molto originale, ne fanno un romanzo tutto sommato innovativo, fresco e paradossalmente più originale rispetto a gran parte della produzione.
@ Claudio Giubrone: per quello che vedo, i primi due libri sono in sequenza non tanto logica ma quantomeno cronologica, forse è meglio quindi cominciare dall'inizio.
RispondiEliminaSullo stile: cosa dire? io apprezzo lo stile contemporaneo, ma apprezzo un bel libro quando lo trovo, quale che sia lo stile. Per questa autrice il suo modo di narrare va benissimo così com'è.
Le storie che ho letto finora (sono a Le Tombe di Atuan) non sono particolarmente epiche ma sono assolutamente fantasy, dalla prima all'ultima riga. Alla fin fine, chi dice che le vicende debbano per forza vertere su grandi eventi?
"compie l'errore più imperdonabile: non usa lo show don't tell, ovvero racconta ciò che i protagonisti fanno e vedono come narratrice esterna alla scena, anziché mostrarcelo all'interno di un'azione dal punto di vista dei personaggi."
RispondiEliminaPerche' e' un errore imperdonabile?
Non mi pare che Manzoni usasse lo show don't tell.
Linguaggio contemporaneo? A chi? E -per assurdo opposto- il linguaggio in perenne flusso di coscienza alternato della trilogia degli illuminati? E contemporaneo? No e' solo il linguaggio adatto al testo. Al libro, all'opera.
Non all'epoca.
Il raccontare cio' che i protagonisti fanno e vedono puo' essere un salutare esercizio di stile per tanta fuffosa roba contemporanea che sembra uscita dalle scuole elementari dello scioubiz
TV/Cine...
Io francamente aborro la scorciatoia dello show don't tell a tutti i costi.
E' una strada giusta per alcune opere, non per tutte.
Ed e' una tendenza che ha iniziato a permeare il fantasy dalla seconda meta degli anni ottanta del secolo sorso.
Non sempre IMHO giustificata.
@ emmeesse: 1) ho finalmente cominciato Gormenghast, ma credo che sarà una lettura lunga...
RispondiElimina2) Sulla storia dello show don't tell non hai colto che ero un po'... ironico.
fantastico, sto leggendo il volumone con tutti e cinque i romanzi ambientati su earthsea ed era da un po' che pensavo di scriverci su un post... succede abbastanza spesso che mi freghi sul tempo (be', quando non m'ispiri proprio), ma è divertente questo periodico incontrarsi sugli stessi temi... :)
RispondiEliminacomunque sì: oggi non la pubblicherebbe nessuno. e sarebbe un gran danno.
(secondo me il sciodontell lo usano per costringere quelli chepropriononsannoscrivere a fare meno danni...)
@ alladr: sull'ultima che hai detto: buona, ma è già stata usata (da Simone Navarra nel suo blog se non erro...). Quanto a Eathsea è in effetti un ennesimo caso: il libro ce l'ho da mesi in lista d'attesa...
RispondiEliminaQuesta la mia mini-recensione sull'intero ciclo di Earthsea.
RispondiEliminaAmbientazione
é un arcipelago immaginario non molto caratterizzato dal punto di vista politico sociale e religioso e il paragone con la cartina in bianco e nero che c'è a inizio libro ci sta tutto. Diciamo che vengono citati i nomi delle isole quando il protagonista con la sua barca ci passa vicino.....
Magia
La magia è un dono che hanno in pochissimi, va' allenata e perfezionata con l'aiuto dei maestri e ricorda la genesi della Bibbia in quanto bisogna chiamare con il nome del linguaggio della creazione un animale/oggetto per poterlo "comandare".
Gli usufruitori comunque tengono sempre a mente la teoria dell'equilibrio per non avere effetti alternativi e per giustificare il fatto che altrimenti comanderebbero il mondo.
Draghi
Pensavo avessero una parte dominante in tutta la trama, purtroppo se ne parla in pochissime pagine anche se hanno alla fine un ruolo fondamentale
Stile della scrittrice
A me non piace assolutamente, si contrappone pesantemente a Moorcock che ha uno stile incentrato su fatti, fatti e ancora fatti, mentre la Le Guin si perde in descrizioni piene di niente, si vede lontano un miglio che è un fantasy per adulti con tematiche importanti, il problema è che raccontate con questo stile fa scemare nel lettore tutto l'interesse in quanto essendo la trama e la caratterizzazione dei personaggi mooooolto diluita a parer mio perde moltissimo.
Se ci aggiungiamo che non c'è un e sottolineo UN colpo di scena, il quadro è bello che completo
In 5 libri salvo solo un paio di frasi sceniche che ammetto restano impresse nel lettore ma davvero troppo troppo poco.
Comunque a molti piace quindi parlerei ovviamente di soggettivita'...
Io mi sono dovuto trascinare a forza per finirlo e parlarne male...
Libro 1 Voto 5,5
Incentrato su un giovane mago alla ricerca della natura dell'ombra che ha creato egli stesso e lo perseguita, dovrà sconfiggerla con l'utilizzo della propria magia vagando da un isola all'altra chiamandola con il proprio nome, chissà come la chiamerà................................................... Finale scontatissimo (vedi Magia)
Libro 2 Voto 7
Devo ammettere che nonostante lo stile della scrittrice rimanga invariato, riesce a trasmettere una fantastica sensazione di chiuso che prova il protagonista nel vagare in una tomba labirinto totalmente al buio e con una trama molto insolita che ho apprezzato molto.
Libro 3 Voto 6
La magia sta perdendo potere a causa del solito cattivone che vuole sconfiggere la morte per conquistare l'immortalita'...
Il cartone di Miyazaki si basa su questo libro ma lo stravolge abbastanza ed omette passaggi fondamentali per capirne la trama, pertanto è una trasposizione fatta male.
Libro 4-5 VOTO 5
I draghi questi esseri superiori e che vivono distanti ma sempre in simbiosi con gli umani si ribellano e vogliono riconquistare i territori di quest'ultimi, stara' ai protagonisti capirne il motivo.
Libri molto introspettivi dove non succede un emerito cavolo e dove il tutto si risolve in poche pagine.
Da apprezzare sicuramente in tutti i libri l'assenza di battaglie vere e proprie ma la costante presenza di battaglie interiori e basate sul capire le motivazioni che spingono i "nemici" a compiere determinate azioni cosa che non mi permette di essere troppo cattivo con la Le Guin, il problema è che dire che è pesante come il piombo è farle un complimento.
Poi magari fate parte delle persone che la apprezzano quindi non mi sento di sconsigliarlo, dico solo che a me ha fatto ribrezzo nonostante i pregi che gli riconosco.
Attendo che Bruno finisca gli altri libri per un suo commento globale dell'opera, anche se avrei preferito li leggesse tutti di fila come ho fatto io perchè il calvario fosse ancora piu' pesante...
Illoca
Guarda, stiamo parlando di gusti, quindi e' ovvio che ognuno ha il suo,
RispondiEliminama curiosamente proprio quello secondo te e' pesante come il piombo a me affascina.
Detto cio', me ne torno al silenzio, aspettando che Bruno affronti il libro di Peake, legga il primo volume, legga il secondo, e venga con me dalla Adelphi per picchiare TUTTA la casa editrice per NON avere ancora pubblicato il terzo volume...
;-)
@ Illoca: concordo sul giudizio eccezionalmente buono dato a Le Tombe di Atuan, che ho finito di leggere qualche giorno fa. Eccezionale, bellissima storia, e converrai con me che l'abilità nel creare atmosfere di questa scrittrice è fondamentale per la nascita di questo piccolo capolavoro. Il terzo libro si dilunga un po' noiosamente qua e là, devo ancora capire se il finale lo riscatterà... chissà che nel proseguire la lettura il mio giudizio verrà ad essere più simile al tuo?
RispondiEliminaComunque faccio notare che io i libri li sto leggendo proprio "tutti di fila" anche se contemporaneamente leggo anche altro... solo che ci metto parecchio, perché sul lavoro ho una situazione molto difficile e non sempre quando si è stanchi è facile trovare la voglia di mettersi davanti a un computer o a un libro.
@emmeesse: per Gormenghast ci metterò ancora più tempo, ma ti anticipo che non verrò a partecipare a una sommossa davanti all'Adelphi: me lo sto leggendo in inglese!