martedì 6 maggio 2008
Fantasy Mediterraneo?
Non ne conosco una definizione precisa, sebbene ogni tanto se ne senta parlare.
Cosa può essere? La ripresa della mitologia antica, quella greca e romana tanto per intenderci? O anche una riscoperta dell'immaginario fantastico medievale delle nostre terre?
Ho avuto l'onore di conoscere, quando ero ragazzo, un campione dell'universo ludico italiano, il romano Agostino Carocci che all'epoca lavorava temporaneamente qui a Milano (Carocci è scomparso qualche anno fa): era l'autore di Katakumbas, un gioco di ruolo dove si esplorava proprio l'immaginario di casa nostra.
Mi stupiva sentirlo parlare di mille storie di leggenda e folklore, scoprivo l'esistenza di un'Italia fatata dove vivevano creature misteriose e folletti, talvolta nemmeno poi così diversi dalle creature fantastiche del mondo celtico o germanico. Io di quelle storie non sapevo niente, e per quanto riguarda il gioco di ruolo preferivo ai tempi le ambientazioni di stile nordico, magari anche alla Dungeons & Dragons, come si usava allora comunemente. Katakumbas era ironico e un po' scherzoso... ma in effetti, quel mondo fantastico di mostriciattoli che fanno i dispetti era forse un po' troppo casareccio per i miei gusti, non abbastanza esotico, non abbastanza eroico. Questo senza togliere nulla al valore del suo ideatore, quest'uomo così fantasioso e creativo, che fu coautore del primo gioco di ruolo italiano. Ma evidenziamo così una prima tematica di cui dobbiamo tener sempre conto: noi italiani siamo molto "cool" visti dall'estero nelle nostre cose migliori, però a noi stessi... ci facciamo un po' schifo e su questo ritornerò fra poco.
Per quanto riguarda la mitologia classica, ha il problema che molti dei suoi esseri magici erano a... colpo singolo. Individui con una storia ben precisa, una collocazione geografica e un preciso motivo di esistere, più che veri e propri popoli fatati. La Sfinge pose l'indovinello una volta e se ne andò. Il Minotauro era uno e stava a Creta, se ne compare un altro suona subito sbagliato. Anche l'Idra era una, ed entrambi li hanno già ammazzati (da parecchio...). Ma a parte questo particolare che si potrebbe anche ignorare, siamo certi che questo sarebbe un fantastico che attira? Ricordiamo i film peplum con il loro immaginario tutto sbagliato di omaccioni in gonnellino coi muscoli cosparsi d'olio... sono passati di moda alla grande (ricomparvero con il Gladiatore di Ridley Scott, ma fu un ritorno di fiamma senza molti seguiti, e comunque piuttosto rivisto rispetto ai canoni originali: e per fortuna).
Altro problema: molti topoi classici del fantasy nei nostri miti non li abbiamo. E qui permettetemi una considerazione scontata: i popoli del nord Europa hanno druidi e mostri, barbari e guerrieri eroici perché nel loro immaginario l'antichità è uno stato di libertà selvaggia, di guerra primitiva, di credenze e di magie. Le nostre radici sono nella città di Roma che nella sua incredibile storia sottomise antiche civiltà e anche una parte di questi barbari, tenne a lungo a bada quelli che non poté sconfiggere, e quando crollò trasmise loro la civiltà che aveva creato, o ereditato a sua volta dai popoli conquistati.
La nostra antica barbarie ce la siamo dimenticata, non avremo un Conan italico. Il nostro immaginario ancestrale parte già con lo Stato organizzato.
Ma dovremmo davvero decidere di rivoluzionare uno stile? Possiamo essere ridicoli o no quando ci ispiriamo al fantasy nordico, ma ormai si è diffuso anche nel nostro immaginario (e poi, chi se ne frega?). Per quanto mi sia dispiaciuto, ad esempio, leggere nomi in inglese ne "Il Sigillo del Vento" di Ceretoli, (e abbia pensato, si poteva farne a meno) alla fine questa è una decisione dell'autore e comunque un dettaglio simile non diminuisce il valore di un libro. Forse potremmo introdurre elementi più nostri, ma quello che sento è, semplicemente, che ognuno dovrebbe ispirarsi a ciò che gli pare, purché la qualità dei libri che escono migliori.
Il problema semmai è un altro, che il fantasy si è ristretto a un canone molto preciso, che ormai è troppo cliché, troppo spremuto. Fantasy all'inizio significava tante cose, come potreste leggere negli autori a cavallo tra i secoli '800 e '900, o anche fino agli anni '30. Adesso fantasy, troppo spesso, significa una variante di Tolkien.
Prendo a prestito un'altra frase dell'intervista a Patrick Rothfuss, da me già citata qualche post addietro: Elfi, Nani, eserciti di Goblin, anelli meledetti, stregoni malvagi. Tolkien creò queste cose. E fu grandioso. Ma adesso passiamo oltre, facciamo qualcosa di nuovo.
A mio modesto parere: non è tanto "giunta l'ora" del Fantasy Mediterraneo a tutti i costi, è ora di tirare fuori qualunque buona idea che possa ridare vitalità a questo genere. Non sto pensando alla contaminazione con manga e anime, visto che parlo del fantasy per adulti che mal si combina con la produzione orientale più conosciuta. Potrebbe esserci l'elemento italico o mediterraneo, invece, perché può essere una novità e può essere inserito con profitto.
Se volete la mia: nel mio mai pubblicato libro Magia e Sangue ho cercato due vie diverse (ehi, chissà che qualche editore prima o poi me ne renda merito). Ho ideato un mondo con alcune caratteristiche totalmente nuove, comprese razze non umane che non sono semplicemente elfi, orchi o nani con un altro nome, e ho reso omaggio al nostro paese ambientando parte dell'azione in una città che, prese le dovute cautele, si può paragonare ad una città marinara italiana.
Ma lasciamo da parte i miei ignoti sforzi. Pensiamo agli elementi utilizzabili che potremmo prendere dall'identità italica e/o mediterranea.
Per prima cosa: in un medioevo in cui buona parte della cultura era affare del nostro paese, un alchimista potrebbe avere tranquillamente nome e fattezze delle nostre parti. Anche un mago, perché deve per forza assomigliare al mago Merlino o a Gandalf, con tanto di cappello a punta? Ammetto che quell'immagine a me piace moltissimo, ma il mago potrebbe essere benissimo un raffinato gentiluomo rinascimentale. Anziché il male assoluto degli orchetti di Tolkien, potremmo avere un male con cui tocca confrontarsi e discutere, com'erano i vari invasori (ungari, arabi, turchi, ecc...) visti dall'Europa di allora. Un condottiero machiavellico e raffinato che intende conquistare il mondo non l'abbiamo avuto ma avremmo anche potuto averlo... se l'Italia si fosse unificata. Abbiamo la Chiesa, con i suoi Papi dediti senza remore a politiche di potere e a guerre sante, ma anche con i personaggi che l'hanno periodicamente rinnovata, spesso pagando con il sangue. Scismi, eretici, antipapi... Insomma, di immagini che possono essere girate in chiave fantasy ne possiamo trovare, relative al nostro paese.
Il bello è che queste cose fuori dall'Italia mi sembra che le stiano già pensando... anche se non è molto "magica," la Caerdicca de Il Dardo e la Rosa, pur comparendo marginalmente, usa benissimo l'italianità com'è nell'immaginario dell'europeo oltre le alpi: fascino, eleganza, raffinatezza, crudeltà, inaffidabilità, propensione all'intrigo.
Noi pensiamo a Brancaleone da Norcia con le sue storie esilaranti ma non certo eroiche e ci diciamo, mamma mia come siamo conciati. Ma esiste già un "immaginario dell'Italia" estremamente attraente, è quello che spinge i turisti al carnevale di Venezia o gli Inglesi a colonizzare le colline del Chianti, tanto per intenderci, e che (nel suo immaginario magari un po' da cartolina) si riferisce proprio alle antiche radici di civiltà, cultura e folklore dell'Italia.
Una via mediterranea al fantasy? mi piacerebbe vederla nascere. Non so se sia il caso di reinventare tutto da capo pretendendo di far nascere un filone radicalmente nuovo. Ma in effetti di contributi da dare ad un'ambientazione fantastica il mondo mediterraneo, e direi proprio l'Italia in particolare, ne ha da vendere. Ma che rinasca un fantasy per adulti quantomeno decente, è ancora più urgente.
Il primo 'fantasy' che ho conosciuto ed apprezzato è stato sui banchi di scuola ed erano i miti greci: Iliade, Odissea, Eneide... Un mondo fantastico e pienamente mediterraneo dove creature mostruose e Dèi capricciosi disputavano in ogni campo i mortali ed il Fato prevaleva su tutto... Un genere di miti al quale il nostro folklore deve tutto poichè è risaputo che i culti pre-cristiani nella 'Peninsula Italica' sono stati fortemente influenzati dalla cultura Greca.
RispondiEliminaNon nascondo che, una volta conosciuti i miti Nordico/scandinavi questi ultimi abbiano totalmente soppiantato i primi nel mio cuore ed evidentemente nel cuore di molti altri dal momento che la maggior parte della letteratura fantasy fin qui conosciuta è basata su di essi. Particolare poco sorprendente se si pensa che il dominio di questo tipo di letteratura è stato mantenuto da scrittori di origine anglo-sassone fino ad oggi.
Forse sarebbe stato meglio che gli scrittori nostrani sfruttassero questo filone più vicino a noi anzichè tentare di rincorrere gli scrittori celti sul loro terreno, magari sarebbe potuta nascere una visione un po' diversa della questione 'fantasy' ma, ahimè, così non è stato anzi... Abbiamo subito tentativi di colonizzazione anche in questo con pubblicazioni tipo "La Torcia" di M.Z. Bradley.
In fondo la natura _usa e getta_ delle creature/situazioni dei nostri antichi miti può essere facilmente aggirata, non ha forse Tolkien re-inventato una mitologia a proprio uso e consumo basandosi fortemente sulle radici dei miti nordici? Credo che nessuno si alzerebbe a contestare una specie di "Fan-fiction" ambientata durante la guerra tra Achei e Troiani e qualche satiro magico e infame si può infilare ovunque a vessare un tranquillo villaggio sulle coste italiche (avevo pure scritto una piccola cosa del tipo in un momento ispirato), potrebbe essere un terreno da esplorare come anche il mondo incantato dipinto nei racconti de 'La Mille e Una Notte' altro genere poco battuto eppure ricco di spunti e fantasia.
Più che cercare il 'nuovo' a tutti i costi forse sarebbe meglio sfruttare il 'poco visto' perchè secondo me c'è parecchio da utilizzare.
@bruno: Interessantissimo articolo che devo leggermi con più calma di quella che ho a disposizione in questo momento.
RispondiEliminaQuanto al Med-fantasy, l'unico caso che conosco al momento è questo: http://geshwa.splinder.com/.
la Storia di Geswha Olers di Fabrizio Valenza è l'unico buon tentativo di sperimentazione di un fantasy ispirato alle tradizioni italiche.
L'ho da poco scaricato dal sito e l'ho iniziato a leggere.
diciamo che sono abbastanza d'accordo su tutto.
RispondiEliminaforse il discorso sul fatto che il fantasy nordico affonda le sue radici in un universo barbarico e per questo (sintetizzo) ha più possibilità e, ormai, più presa, mi lascia un pò perplessa. nel senso che la nostra penisola, prima dei romani, era un crogiolo di popoli, italici appunto, che se riscoperti nella loro cultura, nei loro miti e nelle loro tradizioni, potrebbero fornire un buon substrato per un universo non da meno rispetto a quello nordico, celtico, germanico. anche se concordo col fatto che le nostre radici sono quelle della civiltà etrusco-romana, e di civiltà appunto parliamo, quindi di qualcosa di diverso da quel mondo barbarico che ha ispirato tanti fantasy. però è qualcosa cui comunque si potrebbe attingere. pensiamo ai poemi della classicità, ampliandi il discorso alla Gracia. la Bradley ha scritto la Torcia ispirandosi all'Iliade, ad esempio.
E risalendo nella storia, noi abbiamo una letteratura medievale florida quanto quella nordica. L'Orlando e La Gerusalemme sono solo due esempi. Però quando si tratta di medioevo andiamo sempre a pensare ad Artù e company.
però è vero che noi ci facciamo schifo, siamo esterofili e anche pò ignoranti riguardo la nostra cultura.
Purtroppo mi ci metto dentro anche io tra quelli che, fin ora, non hanno favorito queste tradizioni. Insomma, sono andata a pescare nella mia passione per l'Oriente e non in quella per il nostro paese. Mea Culpa!
Cmq mi farebbe piacere leggere i tuoi testi inediti!
cito altri due casi di autori (non a caso stranieri) che sfruttano ambientazioni italiane -- anche se non esclusivamente -- per i loro racconti: damiano, di roberta mcavoy (piemonte del 1500, con maghi, chiesa, angeli e demoni, molto bello); cuore d'inchiostro, di cornelia funke (in parte ambientato in liguria; la stessa autrice -- una classica tedesca innamorata dell'italia -- ha scritto un romanzo per ragazzi, piuttosto godibile, ambientato proprio in quella venezia citata per le sue suggestioni da bruno).
RispondiEliminail problema, secondo me, è però un altro, io non sono cioè sicuro che il mondo editoriale sia pronto a rischiare su un autore italiano che non scriva di fantasy simil-gallese o simil-hyrboriana; quindi, non posso escludere che qualcuno abbia già scritto cose nuove e che, semplicemente, non siano state pubblicate proprio in quanto tali. ma, in realtà, sono piuttosto ignorante in quest'ambito, quindi mi aspetto lumi e smentite.
nel frattempo, grazie.
Prendendo a spunto quello che dice Dario, sì, c'è parecchio da utilizzare, mi chiedo solo se valga la pena proclamare il "dolce stil novo" del fantasy mediterraneo in questo mercato, con con questi numeri di lettori ecc (rifacendomi ai dubbi che giustamente manifesta Alladr)... Resto dell'idea che non sia bene tenersi le fette di salame sugli occhi e riscoprire la nostra cultura come sorgente di ispirazione, ma lo scrittore dovrebbe comunque parlare di quello che vuole. Se vuole narrarci di Re Artù ed è nato in una classica città italiana, pazienza... Pertanto ritengo superfluo :) il Mea Culpa di Francesca: se le piace l'oriente, che sia! Basta che mi scriva l'articolo che mi ha promesso...
RispondiEliminaNo, te lo scrivo. Ad agosto, finiti i 730, ma te lo scrivo. Tu tampinami un pò, perchè se no io parto per la tangente, ricordamelo. Ma io SO che devo farlo. So che devo fare tante cose, ma c'ho dei tempi... biblici.
RispondiEliminaE cmq mi sento in colpa lo stesso. Perchè ad esempio io amo un personaggio come Clorinda, della Gerusalemme, e ho questa idea di seguire il filone varianti intrapreso dalla Bradley e della Paxton (che adoro), ma poi penso che per fare una cosa del genere, e farla BENE, bisogna studiare tanto. Io una volta credevo di essere veloce e scrivere un romanzo, ma in realtà a scrivere ci vuol poco... è quello che c'è prima che ti frega. Ho impiegato due anni per LCB, e da non so più quanto sono in ballo con altri due testi (cmq più di due anni). Studio, preparazione, anche tentativi falliti.
Quanto tempo e sforzo ci vorrebbe per un'operazione del genere?
La cosa un pò mi terrorizza. E se terrorizza me, che pure rimugino sull'idea, magari ha terrorizzato anche altri l'idea di scrivere un fantasy legato alla tradizione italiana. Forse per uno straniero è più facile perchè la vede con occhio esterno. E poi molto fa la scuola... nessuno ama mai molto ciò che si studia a scuola. In genere si arriva ad apprezzare un testo rileggendolo dopo. Per altre vie, insomma.
Discorso confuso, sorry, ma oggi sono sfinita. Però è un argomento a cui tengo molto. Perchè lo vivo parecchio, ma come un "vorrei, ma...".
Eppure sono convinta che molto si potrebbe fare anche ispirandosi alla romanità... che cavolo! Perchè Turledove sì e un autore romano, de Roma, non potrebbe? Ma forse avere le cose "sotto il naso" ci rende un pò miopi.
Nelle antologie della Bradley ci sono i racconti di un'autrice ambientati in Magna Grecia. Bellissimi! Ma scritti da un'americana.
Tempo fa avevo fatto un discorso simile sul mio blog, facendo una distinzione sul fantasy scritto in lingua italiana, che sta vivendo una stagione florida, e il fantasy di ambientazione italiana, che in effetti esiste, anche se non sempre corrisponde con quello in lingua italiana, e che però spesso da noi arriva poco, anche quando è scritto da anglosassoni.
Invece il discorso che fai tu, e che è più interessante secondo me, riguarda la possibilità di ricongiungerci, noi italiani, con le radici della nostra storia, cultura e letteratura, per creare un substrato di storie come quelle che sostengono il fantasy celtico-medievale (ma non solo) dei paesi anglofoni.
Ci vorrebbe un nuovo Omero! O un nuovo Virgilio! Ergo un Tolkien di casa nostra.
Difficile, ma non impossibile.
Certo, secondo me, ci vuole una grande preparazione. Ma tu ormai sai che io sono fan della preparazione su quasi ogni cosa.
Sul fatto che si dovrebbe tornare a un fantasy più adulto... sfondi un'altra porta aperta. Ma io penso anche che Harry Potter abbia fatto più male che bene e altre amenità simili ^__^ e, lo ripeterò fino alla morte, scrivere per ragazzi è difficile e ci vuole attenzione, c'è chi lo sa fare (in Italia Francesco Falconi con la sua saga di Estasia, secondo me, ha fatto un buon lavoro) e chi no. Ma nascondersi dietro la parola "fantasy" per non dire che si è scritto per ragazzi (per quale motivo poi, è un mistero) è ridicolo. Ma qui apriamo un'altra grande parentesi... quindi vado.
Ho appena aggiornato la bibliografia per le mie opere italiane e sembra quella di un esame a metà tra letteratura italiana e storia medievale... quindi capisci perchè sono particolarmente attenta all'argomento.
Ah, un'altra cosa... visto che avete toccato tasti sensibili...
RispondiEliminaE' vero che anche l'ambientazione araba è poco sfruttata, come dice Dario. E anche lì... ci sto lavorando. [Bruno! Non cambierò il titolo del mio romanzo perchè assomiglia a quello di un dolcificante ipocalorico! ^__^]
Io parlo per me, solo questo posso fare, perchè di quel che fanno altri non posso rispondere.
Ma quando lavoro su queste cose e valuto la mia esperienza con i romanzi di Chariza mi domando fino a che punto valga la pena. Torniamo al discorso: e se poi gli editori vogliono puntare sul sicuro?
Al quale aggiungerei un: e se i lettori non volessero cose diverse da ciò che già conoscono?
Come dicevo a Mirti in un altro commento, a me han detto che non ho scritto fantasy perchè non ci sono elfi, perchè non fa riferimento a quell'ideale di fantasy che fondamentalmente è stato canonizzato da Tolkien... quindi c'è anche questo rovescio della medaglia.
meditiamo...
(e ora me ne vado davvero a dormire. 'notte)
Francesca, mi sembra che tu proponga uno sforzo di dimensioni... tolkieniane, se pensi che si possa "creare" o reinventare un immaginario fantastico mediterraneo. O forse non ho capito cosa intendevi. Io dico solo che gli stimoli interessanti ci sono per chi li vuole cogliere. Però se anche saltasse fuori il grande autore capace di fare un lavoro del genere, gli servirebbe sempre l'editore che voglia pubblicarlo e il pubblico che voglia leggerlo... Ma vedo che questo lo hai appena detto tu stessa.
RispondiEliminaguarda, col sonno che avevo ieri sera non so bene nemmeno io cosa volevo dire... forse tutto e il contrario di tutto.
RispondiEliminaPosso suggerire Valerio Massimo Manfredi?
RispondiEliminaAlcuni dei suoi romanzi e racconti sono di fatto fantasy mediterranea (nel senso più ampio); provate Chimaira, Le paludi di Hesperia, Palladion, La torre della solitudine. Anche L'isola dei morti non è male.
Certo, non si tratta di fantasy "pura", ma a volte è decisamente accattivante. Provare per credere.
Ecco, lo volevo citare... ma come esempio da non seguire. Quel suo misto, quel suo non essere nè carne nè pesce, non lo sopporto. O scrivi fantasy o scrivi romanzi storici, e allora, per favore, che siano tali e non boiate, tanto più che sei un professore di archeologia classica e non l'ultimo dei tuoi studenti.
RispondiEliminaMa qui è l'archeologa che è in me che parla e che proprio non lo tollera. Doveva fermarsi ad Alexandros...
Però Mariangela Cerrino ha scritto dei fantasy ispirati al mondo etrusco e inoltre su aNobii ho scoperto questo libro: Il romanzo di Goffredo Buglione di P. Fassio Angela, fantasy-storico edito Nord. Anche qui, come per Manfredi, bisognerebbe capire cosa si è voluto scrivere: se un romanzo storico o un fantasy di ambientazione, ma lo cercherò e lo leggerò proprio per capire. In ogni caso c'è da domandarsi come mai questi romanzi italiani editi Nord, che non è certo un editore minore, siano passati quasi del tutto inosservati. Lo stesso Amazon di Zuddas lo scoprii per caso tra un mucchio di remaiders in un supermercato.
RispondiEliminaNon posso entrare nel merito riguardo a Manfredi (ho visto il film L'ultima legione ed è una cosa oscena, ma i suoi libri non li conosco). Però non amerei, personalmente, una deriva dal fantasy verso il romanzo storico "strano..."
RispondiEliminaA proposito di Zuddas, si tratta di uno scrittore che ha "prodotto" a cavallo fra gli anni '70 e '80: Amazon era uscito su Galassia e gli altri romanzi da Fanucci; Nord ha solo ristampato (tranne Balthis l'avventuriera). All'epoca, poi, uno scrittore italiano nuovo (e per di più di fantasy) non era molto apprezzato; era il periodo in cui se leggevi fantasy dovevi essere per forza un nazifascista bombarolo ecc. ecc. (scherzo, ma non di molto, infatti Fanucci era considerato di destra per aver pubblicato Anderson et similia).
RispondiEliminaSinceramente non ho letto il romanzo della Pierangela Fassio (non mi sembrava interessante), mentre della Cerrino ne ho letto per ora uno solo (che non mi ha entusiasmato).
Negli anni '80 anche Benedetto Pizzorno ha scritto fantasy (in una terra morente abbastanza cupa) ed è stato pubblicato da Fanucci. Un fantasy all'italiana è sicuramente "Il libro dell'Impero" di Adalberto Cersosimo (Nord).
A proposito di Manfredi, alcuni suoi romanzi sono interessanti (anche se devo dire che lo stile è un po' carente, ma noto che sembra una caratteristica comune a molti scrittori made in Italy) ed entrano, anche se marginalmente, nel fantasy. Chiaramente non si tratta di Heroic Fantasy, ma è pur sempre un inizio, soprattutto se si vuole "iniziare" qualche nuovo lettore (di età superiore ai 15 anni) al fantasy.
Cosa ne pensate?
Alberto, ti ringrazio per questa carrellata storica. Io ai tempi conoscevo solo Zuddas. E l'editoria a parte quell'eccezione mi sembrava totalmente impermeabile agli autori italiani. Per questo il mio libro, che in una prima stesura era pronto nel 1995, se n'è stato a riposare tutto questo tempo, ricevendo ogni tanto una revisione "per sfizio."
RispondiEliminaAdesso però ci sono tantissimi scrittori, e non so se avrò tempo di recuperare i nomi citati da te... a meno che non siano davvero eccezionali.
Mantengo la mia perplessità sul fantasy "camuffato" da romanzo storico, comunque.
prima di tutto, tornare ad Howard non sarebbe male. Per due motivi. Il primo e' che Howard ha innato nel suo essere pulp la fiaba popolare. Che nutre il buon fantasy da sempre. Moorcock si alimenta di fiaba popolare moderna.
RispondiEliminaIl secondo motivo e' che un Conan mediterraneo esiste e si chiama ulisse/giasone/enea: e' il principe vagabondo astuto. Ed e' un personaggio che non ha nualla da invidiare all'epico barbaro dall'istinto ferino.
Ed in secondo luogo, non e' vero che nasciamo con roma. Abbiamo ben piu antiche tradizioni. Ed il popolo (per esempio) dei Tiguli non ha nulla da invidiare ai Cimmeri. Si tratta solo di documentarsi.
Restano due problemi.
La storia. (e su quella ognuno pensi per se)
E la lingua. Dove sono i Calvino, i Buzzati, i Landolfi di questa generazione? A me piace Danilo Arona, ma fa horror.
i miei due citti.
No, ammetto che dei Tiguli non so niente. Anche se non so quanto ci possa stare un Conan ligure... ma invece chi lo sa, vedi, mi rendo conto io stesso mentre lo scrivo: sono vittima dell'autoinflitto provincialismo italico.
RispondiEliminaQuanto ai Calvino e ai Buzzati di questa generazione, se ci sono, stanno disperatamente cercando di farsi filare dalle case editrici.
Ah cercavo proprio qualcosa sul med fantasy! A me sembra un buon modo per svecchiare certi cliché del genere (non l'unico, certo).
RispondiEliminaPoi. E' vero che la mitologia classica è molto ancorata a episodi ben precisi, ma è anche vero che esitono numerose versioni di un stesso mito a seconda dell'area geografica. Insomma, non vedo controsenso a cercare di rielaborare un mito classico. Qualcuno ci ha provato, ed è riuscito ad ottenere un buon risultato: Francesco Dimitri con Pan o Neil Gaiman con Orfeo nel suo Sandman.
... Devo ancora leggerli tutti e due. Sono nel mio elenco, ma l'elenco è così luuungo...
RispondiEliminaLa mitologia greca è un ottimo bacino di elementi fantasy.
RispondiEliminaIo che sono siciliano, sono sempre stato influenzato dalla mitologia greca. Il protagonista del Drak'kast è infatti modellato a livello concettuale sul personaggio mitico di Orfeo.
Del resto, è come parlare del Romanticismo in Italia, non ne abbiamo avuto uno vero e proprio ma assorbito da quello europeo.
:)
Un abbraccio grande grande a Francesca.