Beh, non pretendo mica che vi piaccia!
L'ho creato per farmi due risate...
venerdì 28 settembre 2007
domenica 23 settembre 2007
Vediamo qualcosa di mio: la Morte di Arlia
Trascrivo un post inviato alla mailing list di Fantasy Story mesi fa.
Avevo deciso di far vedere qualcosa di mio proponendo questo frammento di un libro (la mia opera prima e quasi unica, in corso di eterna revisione, titolo provvisorio: Magia e Sangue). Un secondo brano, quello che segue qua sotto, lo pubblicai dopo un paio di giorni (pochi commenti, comunque, ma qualcuno favorevole). Rispetterò qui lì il giusto ordine cronologico (nel senso degli avvenimenti del libro) visto che lo avevo invertito su Fantasy Story.
La bella Arlia, di professione ballerina, appartenente a una razza di telepati costretti a nascondersi da tutti, partecipa a un complotto ordito dal suo amante (il mago Rakanius) ai danni della città di Moitar, una città marinara e commerciale non molto diversa da certe città-stato italiane di epoca medievale o rinascimentale.
Quelli che combattono assieme alla bella Arlia in questa scena sono altri complici; l'avversario, Arman, è il "protagonista buono" del romanzo, ha avuto fortuitamente l'occasione di seguire e tenere d'occhio i suoi antagonisti, quando come vedremo viene scoperto da uno di essi.
Il luogo raffigurato è la cima di una collina su una remota isola, che custodisce un pericoloso segreto.
Purtroppo ci saranno delle parti che sarà difficile capire (essendo riferite al
più ampio contesto del libro).
"Ehi, tu!"
Arman si voltò di scatto. Per qualche motivo, Meanius era tornato sui
suoi passi, forse in cerca di qualcosa che aveva dimenticato. Gli
sguardi dei due uomini si incrociarono, ed essi si riconobbero.
Meanius si tolse l'elegante mantello con un ampio, teatrale gesto del
braccio, estrasse la spada e lanciò un grido d'allarme.
Arman decise di colpire subito, non potendo prevedere se gli altri due
fossero una minaccia seria per lui oppure no. Si sentì ebbro della
gioia di combattere. Alzò la sua spada con entrambe le mani e si
avventò sul giovane.
"Miliziano bastardo!" gridò Meanius, e parò il primo colpo. Arman
sentì le braccia dell'avversario più deboli delle proprie, e rise.
"Ci sei, grande rivoluzionario!" esclamò, "la tua strada finisce qui!"
Una finta, e un colpo dritto al volto. Meanius si gettò all'indietro,
barcollando, per salvarsi la vita, e tutta la sua sicurezza sparì.
"Aiutatemi!" gridò, mentre Arman lo incalzava.
La prima ad arrivare fu Arlia. La ragazza risalì le scale di corsa,
impugnando una spada ricurva; indossava una giacca elegante che
ricordava un po' una divisa militare, una calzamaglia e stivali alti.
Arlia guardò fisso Arman, mulinando la sua arma, e per un attimo ne
incontrò lo sguardo. Lui sentì in quel momento una presenza estranea
rovistare nei suoi pensieri, e fu certo che Arlia fosse una
propsichica. Temeva che avrebbe tentato di influenzare la sua mente
con i propri poteri, ma la prospettiva che fosse in grado di colpirlo
mentre Meanius lo impegnava lo preoccupò ancora di più. Anche l'altro
uomo si stava avvicinando, correndo rapido.
Arman vibrò un colpo con tutte le sue forze contro Meanius, senza
finte né sottigliezze. Il giovane parò ma perse la sua spada per
l'impeto dell'urto, e la lama affilata di Arman gli scivolò lungo il
braccio sinistro dall'alto in basso, strappando la camicia e portando
via un gran lembo di pelle. Meanius urlò, disperato; in quel momento
Arlia si lanciò all'attacco, con un'espressione di concentrazione
assoluta sul volto perfetto. Arman schivò, e sferrò un colpo di
rovescio, che Arlia riuscì a fatica a bloccare; approfittando di
quell'attimo, Meanius aveva recuperato la propria arma, ma rimase
leggermente in disparte, cercando di fermare il sangue che colava dal
braccio ferito.
"Hogran! Giragli alle spalle!" ordinò la ragazza all'uomo dai capelli
lunghi.
"Non ce la farete, nemmeno in tre!" replicò Arman, fingendo una
sicurezza che non aveva. "Buttate le armi!"
Hogran eruppe in una risata fragorosa, e si lanciò alla carica.
"Muori!" urlò.
Arman immaginò che Arlia avrebbe cercato di colpirlo nello stesso
istante, e riuscì a salvarsi dall'attacco di entrambi. Parò il colpo
della donna, e abbassandosi evitò l'affondo che Hogran aveva diretto
al suo volto; senza perdere un istante si avventò su di lui,
cogliendolo sbilanciato e scoperto, e lo trafisse infilandogli la
spada nel ventre fino a trapassarlo. Hogran cadde in ginocchio,
guardando incredulo l'orrenda ferita e lasciandosi sfuggire un rantolo
impaurito. Arman aveva visto molti uomini colti improvvisamente dalla
consapevolezza dell'inevitabile fine, e riconobbe in lui lo stesso
sguardo, mentre quasi gli respirava in faccia. Non perse tempo e
strappò la spada dalla mano tremante del moribondo, perché sapeva di
non potere per adesso recuperare la propria: era infilzata troppo
profondamente. Arlia gli era di nuovo addosso: attaccava con colpi
precisi, usando mosse da grande scuola di scherma, e si muoveva con
l'agilità di un gatto. Il suo sguardo era strano, penetrante, si
sarebbe detto gelido e intenso allo stesso tempo. Impacciato dalla
nuova arma, diversa dalla sua, Arman rimase sulla difensiva e dovette
indietreggiare.
Meanius si avvicinò al compagno trafitto, senza sapere come
soccorrerlo: Hogran tentava di metter mano all'elsa della spada che lo
aveva trapassato, nell'inutile tentativo di estrarla.
Arman teneva a bada la propsichica, e aveva di tanto in tanto una
strana sensazione, come se qualcosa gli frugasse la mente.
"Ti credevo capace solo di ballare nuda, Arlia," sibilò, "invece sai
combattere e leggi nel pensiero. Ma io sono troppo forte per voi:
guarda il tuo compagno, per lui non c'è più niente da fare! Getta la
spada. Non vorrei uccidere una donna."
Arman sperò di essere stato abbastanza minaccioso, ma subito dovette
parare un colpo diretto alla sua gamba destra. Meanius non lo
attaccava ma si era rifatto sotto: "Non ci fa paura, Arlia," disse per
incoraggiare la sua alleata. "Lo metteremo in ginocchio."
"Oggi comandate voi a Moitar," sussurrò Arlia, una traccia di odio sul
viso stupendo, "domani vi faremo strisciare."
Arman contrattaccò e la costrinse sulla difensiva.
"Io non comando da nessuna parte," ribatté, "ma certo non ho la minima
intenzione di strisciare."
A quel punto Meanius si decise a rientrare nella mischia. Durò poco:
le lame turbinarono ancora, ed Arman lo colpì facilmente alla gamba
sinistra. Questa volta il giovane gettò a terra l'arma e si allontanò,
zoppicando e gemendo.
Arlia era rimasta sola a fronteggiare Arman, che le si avvicinò
baldanzoso e sferrò un affondo diretto al volto. Flessuosa e
agilissima la ragazza balzò di lato e con agile guizzo del polso colpì
la mano del guerriero, aprendo un largo taglio sul dorso. Per un
attimo Arman temette di essere spacciato, ma si accorse che poteva
mantenere salda la stretta sulla spada nonostante il dolore. Sferrò un
colpo dal basso verso l'alto e la parata di Arlia fu debole: le
energie della ragazza si stavano esaurendo più rapidamente delle sue.
Vide l'incertezza nei suoi occhi, sferrò un altro colpo e la ferì ad
una coscia. Arlia cadde in avanti, ma sferrò un insidioso affondo che
raggiunse quasi la gola di Arman, costringendolo a saltare
all'indietro. Nel frattempo Hogran era crollato al suolo, Meanius era
scomparso, così Arman poté fermarsi un attimo a riprendere fiato. La
ragazza si era rimessa in piedi, appoggiandosi sulla gamba rimasta illesa.
"Facciamola finita, arrenditi!" intimò il guerriero.
"Andiamo avanti fino alla morte," replicò Arlia, determinata. "O
magari hai paura?"
Arman sorrise e le girò attorno, costringendola a spostarsi sulla
gamba ferita. Lei si chinò come se stesse scivolando al suolo, ma
raccolse una manciata di terriccio e la lanciò sul viso del guerriero,
che chiuse gli occhi per non restare accecato, e vibrò un gran
fendente nell'aria, a caso, per impedire che l'avversaria ne
approfittasse: fu proprio quello che la ragazza tentò di fare,
scattando in avanti per cogliere quell'ultimo vantaggio prima che le
forze le venissero meno. Ebbe la meglio il braccio di Arman, più
lungo: la scimitarra di Arlia sfiorò la cotta di maglia dell'uomo, la
spada di Arman si infilò nel torace della ragazza, che emise un grido
acuto. Egli ritrasse la spada, riaprì gli occhi e vide l'avversaria
cadere: colpo mortale, pensò dispiacendosi. Arlia cercò ancora di
sollevare l'arma, ma Arman con un calcio gliela fece volare via.
"Si poteva evitare di giungere a questo punto," disse chinandosi su di
lei. La ragazza lo guardò con occhi febbrili. Aprì la bocca, da cui
usciva un filo di sangue, e tossì.
"Che tu sia maledetto..." mormorò, "il mio uomo saprà vendicarmi!"
"Di chi parli? Chi è?"
"Lo saprai prima di morire."
La ragazza si sosteneva su un braccio, premendo l'altra mano sulla
ferita. Arman la sorresse e le scostò le dita insanguinate. Aprì i
vestiti con il coltello e prese un fazzoletto per tamponare l'emorragia.
"Stai ferma, cerca di respirare. Fermerò il sangue, proverò a portarti
via di qui e a cercare un medico."
Ma non poteva illudersi di salvare la vita di Arlia. La stoffa era già
fradicia di sangue, non le rimaneva da vivere nemmeno un giro della
clessidra. Ad un tratto il volto di lei si distese in una calma
rassegnazione.
"Non so perché lo fai, guerriero."
"Forse nemmeno io."
"Sei ingenuo. Ora non copri la tua mente nemmeno un poco, e io sto
leggendo i tuoi pensieri... l'esperienza di guerra ti dice che morirò
presto, annegando nel mio sangue... ma hai la premura di darmi
un'illusione fino all'ultimo...ecco, in questo istante ti spiace che
io lo abbia scoperto."
Arman annuì, sorpreso.
"Allora sai anche che avrei preferito lasciarti vivere. Amo un'altra,
ma tu sei ciò che di più bello un uomo possa mai vedere."
Lo sguardo di Arlia cominciava a diventare spaventato e confuso. Fu
scossa da un fremito e cercò l'aria affannosamente. Prese la mano di
Arman e la strinse forte. Poi riprese a sussurrare: "E' vero, lo
volevi... stammi vicino, ti prego... mi spiace di averti maledetto...
dopo che me ne sarò andata aiuta Meanius, se puoi."
"Ci proverò, lo prometto. Ma dimmi una cosa sola. Sei una
propsichica... perché non sei riuscita a prendere il controllo della
mia mente?"
La ragazza accennò un sorriso.
"Non so usare bene quel potere... una sola volta ho provato... perché
Meanius voleva Isabelle... e io l'ho fatta innamorare di lui, ma del
resto, lei se ne è accorta presto... con te non potevo riuscirci ora,
perché..."
Gli occhi di Arlia cominciarono a rovesciarsi all'indietro.
"Ci vuole... più tempo..." tossì di nuovo. Il sangue la soffocava:
tentò invano di sputarlo, si agitò convulsamente in cerca di aria, ed
infine si irrigidì di colpo.
Hogran, immerso in un bagno di sangue, cercò ancora di muoversi.
Riuscì a spostarsi sul fianco, gemendo piano, e vide il cadavere di
Arlia. Il volto duro dell'uomo era contorto in una maschera di dolore;
il suo ultimo pensiero fu di commiserazione, ma non per sé stesso.
"Una così bella ragazza..." disse un attimo prima di morire.
Avevo deciso di far vedere qualcosa di mio proponendo questo frammento di un libro (la mia opera prima e quasi unica, in corso di eterna revisione, titolo provvisorio: Magia e Sangue). Un secondo brano, quello che segue qua sotto, lo pubblicai dopo un paio di giorni (pochi commenti, comunque, ma qualcuno favorevole). Rispetterò qui lì il giusto ordine cronologico (nel senso degli avvenimenti del libro) visto che lo avevo invertito su Fantasy Story.
La bella Arlia, di professione ballerina, appartenente a una razza di telepati costretti a nascondersi da tutti, partecipa a un complotto ordito dal suo amante (il mago Rakanius) ai danni della città di Moitar, una città marinara e commerciale non molto diversa da certe città-stato italiane di epoca medievale o rinascimentale.
Quelli che combattono assieme alla bella Arlia in questa scena sono altri complici; l'avversario, Arman, è il "protagonista buono" del romanzo, ha avuto fortuitamente l'occasione di seguire e tenere d'occhio i suoi antagonisti, quando come vedremo viene scoperto da uno di essi.
Il luogo raffigurato è la cima di una collina su una remota isola, che custodisce un pericoloso segreto.
Purtroppo ci saranno delle parti che sarà difficile capire (essendo riferite al
più ampio contesto del libro).
"Ehi, tu!"
Arman si voltò di scatto. Per qualche motivo, Meanius era tornato sui
suoi passi, forse in cerca di qualcosa che aveva dimenticato. Gli
sguardi dei due uomini si incrociarono, ed essi si riconobbero.
Meanius si tolse l'elegante mantello con un ampio, teatrale gesto del
braccio, estrasse la spada e lanciò un grido d'allarme.
Arman decise di colpire subito, non potendo prevedere se gli altri due
fossero una minaccia seria per lui oppure no. Si sentì ebbro della
gioia di combattere. Alzò la sua spada con entrambe le mani e si
avventò sul giovane.
"Miliziano bastardo!" gridò Meanius, e parò il primo colpo. Arman
sentì le braccia dell'avversario più deboli delle proprie, e rise.
"Ci sei, grande rivoluzionario!" esclamò, "la tua strada finisce qui!"
Una finta, e un colpo dritto al volto. Meanius si gettò all'indietro,
barcollando, per salvarsi la vita, e tutta la sua sicurezza sparì.
"Aiutatemi!" gridò, mentre Arman lo incalzava.
La prima ad arrivare fu Arlia. La ragazza risalì le scale di corsa,
impugnando una spada ricurva; indossava una giacca elegante che
ricordava un po' una divisa militare, una calzamaglia e stivali alti.
Arlia guardò fisso Arman, mulinando la sua arma, e per un attimo ne
incontrò lo sguardo. Lui sentì in quel momento una presenza estranea
rovistare nei suoi pensieri, e fu certo che Arlia fosse una
propsichica. Temeva che avrebbe tentato di influenzare la sua mente
con i propri poteri, ma la prospettiva che fosse in grado di colpirlo
mentre Meanius lo impegnava lo preoccupò ancora di più. Anche l'altro
uomo si stava avvicinando, correndo rapido.
Arman vibrò un colpo con tutte le sue forze contro Meanius, senza
finte né sottigliezze. Il giovane parò ma perse la sua spada per
l'impeto dell'urto, e la lama affilata di Arman gli scivolò lungo il
braccio sinistro dall'alto in basso, strappando la camicia e portando
via un gran lembo di pelle. Meanius urlò, disperato; in quel momento
Arlia si lanciò all'attacco, con un'espressione di concentrazione
assoluta sul volto perfetto. Arman schivò, e sferrò un colpo di
rovescio, che Arlia riuscì a fatica a bloccare; approfittando di
quell'attimo, Meanius aveva recuperato la propria arma, ma rimase
leggermente in disparte, cercando di fermare il sangue che colava dal
braccio ferito.
"Hogran! Giragli alle spalle!" ordinò la ragazza all'uomo dai capelli
lunghi.
"Non ce la farete, nemmeno in tre!" replicò Arman, fingendo una
sicurezza che non aveva. "Buttate le armi!"
Hogran eruppe in una risata fragorosa, e si lanciò alla carica.
"Muori!" urlò.
Arman immaginò che Arlia avrebbe cercato di colpirlo nello stesso
istante, e riuscì a salvarsi dall'attacco di entrambi. Parò il colpo
della donna, e abbassandosi evitò l'affondo che Hogran aveva diretto
al suo volto; senza perdere un istante si avventò su di lui,
cogliendolo sbilanciato e scoperto, e lo trafisse infilandogli la
spada nel ventre fino a trapassarlo. Hogran cadde in ginocchio,
guardando incredulo l'orrenda ferita e lasciandosi sfuggire un rantolo
impaurito. Arman aveva visto molti uomini colti improvvisamente dalla
consapevolezza dell'inevitabile fine, e riconobbe in lui lo stesso
sguardo, mentre quasi gli respirava in faccia. Non perse tempo e
strappò la spada dalla mano tremante del moribondo, perché sapeva di
non potere per adesso recuperare la propria: era infilzata troppo
profondamente. Arlia gli era di nuovo addosso: attaccava con colpi
precisi, usando mosse da grande scuola di scherma, e si muoveva con
l'agilità di un gatto. Il suo sguardo era strano, penetrante, si
sarebbe detto gelido e intenso allo stesso tempo. Impacciato dalla
nuova arma, diversa dalla sua, Arman rimase sulla difensiva e dovette
indietreggiare.
Meanius si avvicinò al compagno trafitto, senza sapere come
soccorrerlo: Hogran tentava di metter mano all'elsa della spada che lo
aveva trapassato, nell'inutile tentativo di estrarla.
Arman teneva a bada la propsichica, e aveva di tanto in tanto una
strana sensazione, come se qualcosa gli frugasse la mente.
"Ti credevo capace solo di ballare nuda, Arlia," sibilò, "invece sai
combattere e leggi nel pensiero. Ma io sono troppo forte per voi:
guarda il tuo compagno, per lui non c'è più niente da fare! Getta la
spada. Non vorrei uccidere una donna."
Arman sperò di essere stato abbastanza minaccioso, ma subito dovette
parare un colpo diretto alla sua gamba destra. Meanius non lo
attaccava ma si era rifatto sotto: "Non ci fa paura, Arlia," disse per
incoraggiare la sua alleata. "Lo metteremo in ginocchio."
"Oggi comandate voi a Moitar," sussurrò Arlia, una traccia di odio sul
viso stupendo, "domani vi faremo strisciare."
Arman contrattaccò e la costrinse sulla difensiva.
"Io non comando da nessuna parte," ribatté, "ma certo non ho la minima
intenzione di strisciare."
A quel punto Meanius si decise a rientrare nella mischia. Durò poco:
le lame turbinarono ancora, ed Arman lo colpì facilmente alla gamba
sinistra. Questa volta il giovane gettò a terra l'arma e si allontanò,
zoppicando e gemendo.
Arlia era rimasta sola a fronteggiare Arman, che le si avvicinò
baldanzoso e sferrò un affondo diretto al volto. Flessuosa e
agilissima la ragazza balzò di lato e con agile guizzo del polso colpì
la mano del guerriero, aprendo un largo taglio sul dorso. Per un
attimo Arman temette di essere spacciato, ma si accorse che poteva
mantenere salda la stretta sulla spada nonostante il dolore. Sferrò un
colpo dal basso verso l'alto e la parata di Arlia fu debole: le
energie della ragazza si stavano esaurendo più rapidamente delle sue.
Vide l'incertezza nei suoi occhi, sferrò un altro colpo e la ferì ad
una coscia. Arlia cadde in avanti, ma sferrò un insidioso affondo che
raggiunse quasi la gola di Arman, costringendolo a saltare
all'indietro. Nel frattempo Hogran era crollato al suolo, Meanius era
scomparso, così Arman poté fermarsi un attimo a riprendere fiato. La
ragazza si era rimessa in piedi, appoggiandosi sulla gamba rimasta illesa.
"Facciamola finita, arrenditi!" intimò il guerriero.
"Andiamo avanti fino alla morte," replicò Arlia, determinata. "O
magari hai paura?"
Arman sorrise e le girò attorno, costringendola a spostarsi sulla
gamba ferita. Lei si chinò come se stesse scivolando al suolo, ma
raccolse una manciata di terriccio e la lanciò sul viso del guerriero,
che chiuse gli occhi per non restare accecato, e vibrò un gran
fendente nell'aria, a caso, per impedire che l'avversaria ne
approfittasse: fu proprio quello che la ragazza tentò di fare,
scattando in avanti per cogliere quell'ultimo vantaggio prima che le
forze le venissero meno. Ebbe la meglio il braccio di Arman, più
lungo: la scimitarra di Arlia sfiorò la cotta di maglia dell'uomo, la
spada di Arman si infilò nel torace della ragazza, che emise un grido
acuto. Egli ritrasse la spada, riaprì gli occhi e vide l'avversaria
cadere: colpo mortale, pensò dispiacendosi. Arlia cercò ancora di
sollevare l'arma, ma Arman con un calcio gliela fece volare via.
"Si poteva evitare di giungere a questo punto," disse chinandosi su di
lei. La ragazza lo guardò con occhi febbrili. Aprì la bocca, da cui
usciva un filo di sangue, e tossì.
"Che tu sia maledetto..." mormorò, "il mio uomo saprà vendicarmi!"
"Di chi parli? Chi è?"
"Lo saprai prima di morire."
La ragazza si sosteneva su un braccio, premendo l'altra mano sulla
ferita. Arman la sorresse e le scostò le dita insanguinate. Aprì i
vestiti con il coltello e prese un fazzoletto per tamponare l'emorragia.
"Stai ferma, cerca di respirare. Fermerò il sangue, proverò a portarti
via di qui e a cercare un medico."
Ma non poteva illudersi di salvare la vita di Arlia. La stoffa era già
fradicia di sangue, non le rimaneva da vivere nemmeno un giro della
clessidra. Ad un tratto il volto di lei si distese in una calma
rassegnazione.
"Non so perché lo fai, guerriero."
"Forse nemmeno io."
"Sei ingenuo. Ora non copri la tua mente nemmeno un poco, e io sto
leggendo i tuoi pensieri... l'esperienza di guerra ti dice che morirò
presto, annegando nel mio sangue... ma hai la premura di darmi
un'illusione fino all'ultimo...ecco, in questo istante ti spiace che
io lo abbia scoperto."
Arman annuì, sorpreso.
"Allora sai anche che avrei preferito lasciarti vivere. Amo un'altra,
ma tu sei ciò che di più bello un uomo possa mai vedere."
Lo sguardo di Arlia cominciava a diventare spaventato e confuso. Fu
scossa da un fremito e cercò l'aria affannosamente. Prese la mano di
Arman e la strinse forte. Poi riprese a sussurrare: "E' vero, lo
volevi... stammi vicino, ti prego... mi spiace di averti maledetto...
dopo che me ne sarò andata aiuta Meanius, se puoi."
"Ci proverò, lo prometto. Ma dimmi una cosa sola. Sei una
propsichica... perché non sei riuscita a prendere il controllo della
mia mente?"
La ragazza accennò un sorriso.
"Non so usare bene quel potere... una sola volta ho provato... perché
Meanius voleva Isabelle... e io l'ho fatta innamorare di lui, ma del
resto, lei se ne è accorta presto... con te non potevo riuscirci ora,
perché..."
Gli occhi di Arlia cominciarono a rovesciarsi all'indietro.
"Ci vuole... più tempo..." tossì di nuovo. Il sangue la soffocava:
tentò invano di sputarlo, si agitò convulsamente in cerca di aria, ed
infine si irrigidì di colpo.
Hogran, immerso in un bagno di sangue, cercò ancora di muoversi.
Riuscì a spostarsi sul fianco, gemendo piano, e vide il cadavere di
Arlia. Il volto duro dell'uomo era contorto in una maschera di dolore;
il suo ultimo pensiero fu di commiserazione, ma non per sé stesso.
"Una così bella ragazza..." disse un attimo prima di morire.
sabato 22 settembre 2007
Le metamorfosi di Ghinta
Un libro fantasy (uscito nel 2001) piuttosto strano e direi addirittura stravagante, in quanto ispirato dal gioco di ruolo. Ma andiamo con ordine. L'autore, Fabrizio Casa, ha iniziato ad affacciarsi al mondo ludico partecipando alla creazione di Corteo, un boardgame che rappresentava gli scontri tra manifestanti e polizia, così come avvenivano nei meravigliosi anni '70... Non so proprio da che parte stiano gli autori fra l'altro, io ci ho giocato ed è impossibile battere la polizia. Ha poi lavorato in Rai ma la voglia di scrivere gli è nata da Amber, il gioco di ruolo senza uso di dadi. Il GDR io lo conosco e considero la casualità una componente necessaria, forse dovrei giocare ad Amber per capire come farne a meno. Da quello che vedo nel libro, direi che i risultati sono fissi e deterministici, come in una partita di scacchi. Nei primi capitoli Le metamorfosi di Ghinta è proprio questo, la raffigurazione, piuttosto didascalica e noiosa, delle mosse che il Reggente Ghinta fa per risolvere alcune crisi nel mondo fantasy in cui vive. Pensa una mossa giusta, la realizza facilmente e va tutto bene (almeno all'inizio).
Il libro parte in una maniera veramente incerta, non capiamo bene dove siamo, quali sono le parti in gioco e le loro motivazioni, e quando il protagonista affrontando una ribellione di piazza sfugge all'apparato poliziesco che dovrebbe dirigere, si confonde coi manifestanti e riesce a farseli amici, e partecipa la sera stessa a una riunione strategica dei ribelli, rischio di rinunciare alla lettura del libro.
Poiché non si può prendere una decisione del genere a pagina 40 (su trecento e qualcosa), ho insistito e il libro l'ho terminato. Ho trovato personaggi interessanti e una trama ricca di intrighi e manovre nascoste, senz'altro interessanti una volta che si comincia ad ambientarsi nel mondo fantastico della Nazione (la patria di Ghinta e dei suoi amici), e una storia che spingeva a raggiungere la parola fine per la curiosità di sapere come si concludeva. Dopo l'inizio vacillante e tedioso, lo stile ben curato e scorrevole (e non è mica frequentissimo, negli scrittori di casa nostra...) mi ha decisamente aiutato.
Resta il problema di una storia fatta da leaders dove non si capisce bene quali siano le forze alle loro spalle, una magia-tecnologia che mi convince fino ad un certo punto, ed in generale un approccio piuttosto pesantemente intellettualistico. Alcuni personaggi ben disegnati (anche se sulla "metamorfosi di Ghinta" e i suoi perché possiamo solo adottare un atteggiamento di fideistica accettazione), altri tratteggiati in maniera assai superficiale.
Brutto libro? No, ma decisamente non può piacere a tutti.
venerdì 21 settembre 2007
Delusione feroce
Ero molto curioso di vedere L'Ultima Legione, film ispirato al libro di Valerio Massimo Manfredi. Libro che non ho letto, ma se ha venduto milioni di copie così brutto, immagino, non dev'essere. Il film, che pure può contare su alcuni nomi importanti (per esempio Ben Kingsley nelle vesti di un maestro dell'imperatore) e su alcune scene ben riuscite, è nel complesso, purtroppo, un disastro. Sconclusionato e con cambi di scene troppo affrettati, in generale debole e con troppe offese alla verità storica (eccessive anche per una rielaborazione fantastica), il film soffre anche di una regia poco capace e forse di pochi soldi a disposizione. Risultato, la trama non riesce mai ad essere pienamente credibile e a far immedesimare lo spettatore. La presenza del solito ragazzino in un ruolo da adulto mi è particolarmente fastidiosa, e qui direi che si esagera... e inoltre, cosa ci fa un nero tra i legionari? come mai tra i soldati bizantini c'è una guerriera indiana? Non che mi lamenti della bellezza di Aishwarya Rai, però queste sono solo alcune delle stranezze che rendono fastidioso seguire la trama del film; per non parlare del collegamento tirato per i piedi tra la "spada di Cesare" e la leggenda di Re Artù ed Excalibur.
Se volete vedere un filmetto senza eccessive pretese sui Romani nel periodo della caduta e sulle leggende del ciclo arturiano, King Arthur è quello da vedere: non il massimo ma godibile. Questa Ultima Legione invece è proprio un disastro, tanto più doloroso in quanto era ispirato al libro di un italiano.
mercoledì 19 settembre 2007
Simbilis
Michael Shea è un autore americano di cui non molti libri sono stati tradotti in italiano; uno di questi è "Simbilis" (titolo originale: A Quest for Simbilis). La curiosità che mi ha spinto a cercare questo libro fu dovuta alla notizia, di cui non ho conferma sicura, che Vance prima diede il permesso a Shea di usare il suo mondo della Terra Morente e relativi personaggi, e poi se ne sarebbe pentito. Infatti troviamo nel libro proprio Cugel l'Astuto, eroe della Terra Morente di Vance, intento in una lunga digressione dalla sua missione principale, che è vendicarsi di Iucounou, il "mago beffardo."
La mia sete di ritrovare i personaggi della Terra Morente non è stata adeguatamente soddisfatta da questo libro, dove Cugel gioca un ruolo un po' in sordina, essendo l'accompagnatore di un altro protagonista, Sull. Costui deve cercare il Dio Simbilis per farsi ripagare di un torto subito, e da qui nasce tutta una sequela di bizzarre avventure. Come Vance, Shea accumula trovate su trovate per costruire un mondo bizzarro e pieno di sorprese, e a volte ci riesce, in qualche caso però trovo che esageri (difetto da cui non è del tutto esente lo stesso maestro); il problema principale è che non ha il tocco descrittivo di Vance, e il personaggio di Cugel non è vivo e intraprendente allo stesso modo.
Non è però malriuscito il mondo sotterraneo descritto da Shea, comunque, e il libro si fa leggere, tutto sommato. Sgradevole una scena di stupro, responsabile lo stesso Cugel: una cosa che il nostro furbacchione non avrebbe mai fatto, se la penna fosse stata quella del suo vero creatore; va detto che poi in realtà le cose non sono esattamente come sembrano all'inizio della scena, e tuttavia direi che il corretto giudizio qui sia: si poteva evitare...
In conclusione, una storia non eccelsa ma senz'altro consigliabile agli appassionati della Terra Morente di Vance; sempre che riusciate a trovarne una copia...
Homepage di Shea
martedì 18 settembre 2007
E' morto Robert Jordan
Robert Jordan è morto il 16 settembre per una malattia incurabile. Era uno dei più affermati scrittori fantasy dei tempi recenti.
Scrittore famoso, ma... fu vera gloria?
La mia opinione personale su Jordan: posso dire poco, ho solo letto (in parte) il primo volume della saga "La Ruota del Tempo," scoprendo con disappunto che è più un libro per ragazzi giovani, limitato quindi dal ricorso massiccio agli stereotipi di genere e dalla semplicità della storia. Almeno fin dove l'ho letta io, perché dopo 200 e rotte pagine ho messo il libro in vendita su ebay e me ne sono liberato... (un altro limite è che i libri della saga sono sempre di svariate centinaia di pagine, e secondo me la prolissità non è un pregio). Mentre io rinunciavo a veder la fine del primo libro della serie, Jordan lavorava alacremente al dodicesimo (!) nonostante la malattia, ma la morte lo ha colto prima della conclusione della "Ruota del Tempo". Sebbene avesse già deciso come concludere la saga, gli appassionati non potranno vederne la conclusione, almeno non scritta da lui.
Non voglio giudicare Jordan solo da un libro che mi ha deluso, ovviamente: spero di trovare il modo di leggere i suoi racconti su Conan, visto che lo scrittore aveva ridato vita all'eroe di Robert Howard. Uno di questi racconti ha il titolo di Conan il Distruttore, è insomma la novellizzazione del secondo film con Schwarzenegger sull'eroe cimmero; su queste operazioni strettamente commerciali ho, decisamente, le mie riserve. Posso augurarmi che il resto dei lavori di Jordan su Conan siano se non altro... veri libri.
Una pagina su Jordan
lunedì 17 settembre 2007
(Off Topic) Il cielo sopra Berlino?
Le mie poche vacanze le ho spese in un breve viaggio nella capitale tedesca. Dopo aver visto Parigi, Londra ed altre capitali europee, era doveroso.
Complice però la storia, delle bellezze architettoniche di Berlino non è rimasto un gran che. E quel poco che non è stato distrutto da bombardieri e artiglieria è stato soffocato da un modernismo che può piacere o non piacere, e a me piace poco. L'arte più trash e ridicola, che ha avuto i suoi momenti di gloria ma molti ormai non si bevono più, qui ha ancora pieno diritto di cittadinanza. Berlino è un laboratorio che nel nome dello sperimentalismo può trovare l'idea da imporre al resto del mondo, ma spesso e volentieri stagna in uno "stile moderno" che comincia a... sapere di vecchio.
Trendy, postmoderna e chic in maniera esasperata nella parte occidentale, Berlino ha una zona orientale (ex-DDR) ancora povera e sfigata, salvo qualche monumentale vialone in stile "sovietico". Nella Karl-Marx-Allee grandi palazzi (belli nonostante la pesantezza dell'architettura comunista) erano destinati a dare appartamenti spaziosi e confortevoli ai lavoratori. Adesso quello è il centro della nuova Berlino e immagino che i comuni lavoratori ci resteranno per poco.
Si sente una certa tensione politica: un numero di centri sociali combatte una battaglia (persa) contro l'esasperazione del business. E per fare i conti con il passato, qui si elabora il dramma dell'Olocausto con una serie di iniziative scioccanti, evidenti e onnipresenti, perfino sui muri di case anonime e su targhe inserite a mo' di piastrelle nei marciapiedi, ma non saprei dire quanto alla gente oggi importi veramente. Del passato nazista ogni traccia è cancellata salvo per monito e per non dimenticare "gli errori." Ma credo che il fantasma di Hitler sia ancora sospeso sull'enorme metropoli, a reclamare che la storia gli riconosca la sua luciferina grandezza.
lunedì 3 settembre 2007
Se lo dice lui, è preoccupante
L'opinione di Ridley Scott al Film Festival di Venezia mi ha abbastanza sorpreso: "La Fantascienza è morta come il Western. Tutto già fatto, già visto."
Detto dal regista di Blade Runner (di cui presenta l'edizione "definitiva") e di Alien, è un giudizio allarmante. In effetti Ridley Scott si è corretto dicendo che la Fantascienza può ancora vendere (vedi ad esempio film tipo Matrix, La Guerra dei Mondi, ecc...) ma al di là degli effetti speciali non ci sono più idee.
Difficile discutere l'opinione di Ridley Scott. Questa crisi è vera e senz'altro non riveste solo la Fantascienza ma è la crisi del cinema americano, tanti effetti e poca sostanza. Ma il fatto che le idee non arrivino a farsi produrre al cinema significa che non ve ne siano più? Questo bisognerebbe capire...
Detto dal regista di Blade Runner (di cui presenta l'edizione "definitiva") e di Alien, è un giudizio allarmante. In effetti Ridley Scott si è corretto dicendo che la Fantascienza può ancora vendere (vedi ad esempio film tipo Matrix, La Guerra dei Mondi, ecc...) ma al di là degli effetti speciali non ci sono più idee.
Difficile discutere l'opinione di Ridley Scott. Questa crisi è vera e senz'altro non riveste solo la Fantascienza ma è la crisi del cinema americano, tanti effetti e poca sostanza. Ma il fatto che le idee non arrivino a farsi produrre al cinema significa che non ve ne siano più? Questo bisognerebbe capire...