mercoledì 2 maggio 2018

Il Sessantotto

Quest'anno abbiamo un anniversario interessante. Sono passati 50 anni, infatti, dal "rivoluzionario" 1968, quando si scatenò la protesta studentesca, proseguendo e accelerando un periodo di rivolgimenti di ampia portata. Era un'epoca enormemente diversa dalla nostra, anche se sono trascorsi "solo" 50 anni. Di quel periodo ho sentito spesso parlare male, ma un evento storico (perché questo è) non può essere giudicato semplicemente come "buono" o "cattivo" o valutato come se fosse un vestito o una canzone, "mi piace" oppure no.


Cos'è stato il Sessantotto? Un'illusione rivoluzionaria autentica? Un cambiamento sociale ed economico? Un evento storico di un genere mai visto prima? Per quanto riguarda le velleità rivoluzionarie di tipo marxista, in realtà non hanno avuto nessuna possibilità di riuscire, anche se la contestazione violenta diede origine a un clima di scontro per molto tempo, al terrorismo, a una specie di professionismo della protesta che si trascina ancora oggi. Il mondo in cui esplose la contestazione era rigidamente diviso in due, e la cortina di ferro non era una realtà da cui si sarebbe potuti evadere facilmente. Per trovare cosa, poi? Il libretto rosso di Mao?



Certamente dalla contestazione nacque un grande cambiamento sociale, di costume ed economico, su una scala che forse non s'era mai vista prima. Categorie sociali che non avevano avuto voce in capitolo per tantissimo tempo o mai cominciavano ad avere un potere economico e a contare anche come consumatori: donne e giovani. Non era più possibile una società che li escludesse dal potere e li tenesse in totale sottomissione.

Che Guevara era morto un anno prima...

Così come, almeno a quei tempi (adesso siamo tornati molto indietro) non era concepibile che certe pesanti condizioni lavorative continuassero. In Italia il sessantotto ha portato una ventata di modernità che serviva. Certo, ha portato anche caos e ingovernabilità. Ma quelli, probabilmente, li avremmo avuti lo stesso.

Le teorie politiche sono durate quel che sono durate, la società invece è cambiata, anche se la maggior parte delle persone che c'erano, probabilmente, non prese parte né a occupazioni di scuole e università, né a happening di capelloni.

Il presidente Nixon con i soldati USA. Nixon vinse nel 1968 promettendo di portare i soldati via dal Vietnam.

Chi pensa che il sessantotto sia un periodo "negativo" dovrebbe tenere a mente quali fossero le condizioni prima. Obbedienza assoluta al capo famiglia, rigida disciplina sul lavoro (oddio, un pochino oggi farebbe anche comodo), vestirsi per forza in un certo modo, e non solo impossibilità di abortire ma nemmeno di divorziare: a questo diritto si arrivò solo nel 1970. La legge che lo consentiva fu perfino contrastata con un referendum nel 1974, ma i favorevoli al divorzio presero il 59% dei voti.

Poi è chiaro che certe "libertà" che abbiamo conquistato siano state usate male. Certe leggi a favore dei lavoratori erano sacrosante ma poi sono state usate dai lazzaroni per prendere lo stipendio e lavorare poco o niente. Certe leggi a favore della donna erano necessarie ma poi sono diventate lo strumento che le mogli usano per massacrare economicamente il marito al momento del divorzio (mi stupisce poco che non ci si sposi più...). Il garantismo era necessario anche per tutelare da una magistratura piuttosto disinvolta, ma poi è diventato lo strumento che salva i politici ladri.


Non è possibile dare un giudizio su un periodo storico. Ma almeno a quei tempi c'era un incrollabile ottimismo nel futuro e la speranza che le cose sarebbero andate sempre meglio. Ora viviamo in un'epoca nera, dove non si spera più in niente.

2 commenti:

  1. Stando alle testimonianze di chi c'era, è come scrivi: si respirava un'atmosfera dove tutto sembrava possibile, dove poteva avvenire un cambiamento che avrebbe migliorato la vita a chiunque. Poi le cose sono andate diversamente; ora invece non ci sono prospettive, solo le prese in giro di chi vuole far credere quello che non è.

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