martedì 5 dicembre 2017

Arzach

Moebius è uno di quegli artisti del fumetto (soprattutto francese e belga) che hanno costruito una buona fetta dell'immaginario fantastico moderno, lavorando negli anni d'oro in cui la "striscia disegnata" non parlava ancora giapponese. È un autore che ha navigato nei mondi di un fantastico che si fatica a definire fantasy o fantascienza perché si configura maggiormente come sogno a occhi aperti, visione, viaggio onirico o allucinazione.


Mi sono ripescato in versione completa e integrale un fumetto che anni fa avevo letto, incompleto, a spizzichi e bocconi su riviste defunte ormai da tempo: è Arzach, storia che risali agli ormai sideralmente lontani anni '70.


Arzach è la storia di un eroe, che deve liberare una "divinità," un dio di pietra scarlatta, in effetti un grande cubo, "embrione di un potere divino" ma insidiato da poteri malvagi. Tutto questo lo scopriamo verso la fine, ma è come se la ragione di quello che abbiamo visto prima, tra spettacolari inquadrature di panorami immensi e spesso vuoti, o popolati di forme inquietanti, sia stata appiccicata alla bell'e meglio su un qualcosa di inspiegabile.

Per la maggior parte questa lettura infatti è solo storia che si racconta per immagini, una missione che porta l'eroe a esplorare un paesaggio onirico, senza alcuna ragione che quella che vogliamo dargli noi. Ma la qualità delle immagini è altissima, e il potere evocativo molto forte.

Una sequenza che ricordo particolarmente è la cavalcata aerea del protagonista (che vola su un uccello gigantesco portandosi dietro una seconda cavalcatura dello stesso genere) attraverso un panorama assurdo, da un orizzonte all'altro: solo tentacoli verdi, un tappeto di piante carnivore. Uno dei destrieri volanti cede alla fatica e cade vittima delle forme tentacolari. Compare finalmente una piattaforma sopraelevata dove atterrare e sostare è possibile. Ma è presidiata da una specie di scimmione mostruoso.



Il protagonista riesce a provocarlo, facendolo saltare nel vuoto nel tentativo di afferrarlo, e salvandosi grazie alla cavalcatura volante. Il mostro rimane appeso per una mano, contemplando lentamente la propria morte, mentre il sole cala e il protagonista si è posato sulla piattaforma, rifocillandosi tranquillamente a pochi passi. Fino a che il mostro perde la presa e diventa nutrimento per la creatura (o le creature) dotata di tentacoli che ha atteso pazientemente la caduta...

Le mie foto sono volutamente piccole e brutte per dare l'idea senza ridistribuire l'opera.

Come dice l'autore introducendo l'edizione in mio possesso, la storia non è "iscrivibile in nessuno schema narrativo classico," quindi, come succede spesso con Moebius, prendere o lasciare: ma personalmente sono sicuro che Arzach valga la pena.




6 commenti:

  1. L'arte di Moebius, per me, è ancora tutta da scoprire.
    Arzach non lo conoscevo...

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  4. Moebius per me va conosciuto, perché ha influenzato parecchio l'immaginario del fantastico.

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  5. Arzach l'ho conosciuto nel 1975, quando ho acquistato il primo numero di Métal Hurlant, e seguito lungo tutto il suo arco narrativo. Nel 1993, a Nizza, sono stato poi a un passo dal conoscere lo stesso Moebius insieme a tutti gli altri di Aedena. Invece ho dovuto "accontentarmi" di conoscere gli altri disegnatori e sceneggiatori del gruppo, mentre lui se ne era andato da poco. Persone che ho poi avuto modo di incontrare ancora anni dopo, a Ibiza.
    Da alcuni anni ho smesso di interessarmi della loro opera per concentrarmi sugli autori inglesi e americani, che prediligo, ma all'epoca ero molto familiare con i loro fumetti.
    Comunque non stare a preoccuparti per la diffusione, che buone scansioni di Arzach sono ampiamente disponibili in rete ^^

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  6. beh sarebbe stato un gran colpo incontrare Moebius. E comunque irripetibile l'esperienza di leggerlo mentre usciva nelle riviste di quell'epoca assieme ad altri mostri sacri. Quanto al fatto che fosse piratato non avevo dubbi però non mi ci voglio mettere anch'io.

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