venerdì 17 marzo 2017

Protagonisti che non funzionano

Un discorso che qua e là ho già affrontato, ma che merita un approfondimento: lo spunto me lo da questo articolo dal titolo provocatorio (tradotto in italiano): I protagonisti fanno schifo.
Ovvero, nelle storie tradizionali il protagonista è quello che ha la parte più scontata (quello che deve fare "il viaggio dell'eroe," no?), noiosa, un qualcosa che deve esserci per forza, che ha il suo ruolo per costruire una storia anche valida, ma che spesso non sarà particolarmente eccitante di suo.
Per contro, come avevo scritto in questo vecchio articolo, l'antagonista, il cattivo, può facilmente essere molto più interessante: un buon cattivo, scrivevo, alla fine è anche più semplice da creare rispetto a un buon protagonista. E questo è dovuto anche a una caratteristica che, soprattutto nelle storie più tradizionali, ci rifilavano di continuo i canoni hollywoodiani: il protagonista deve essere qualcuno con cui lo spettatore possa identificarsi, quindi alla fine non può essere troppo strano o avere una personalità troppo spiccata e individualista.


L'ho sempre odiata questa cosa, e non devo essere il solo, visto che molti cattivi riescono bene proprio perché sono fatti a modo loro e se ne fregano di come li vogliono gli altri e soprattutto fanno come prima o poi nella vita tutti vorremmo fare senza troppi sensi di colpa: violano le regole di brutto. Atto di suprema libertà comunque lo si voglia giudicare.

Va detto che, per fortuna, la regola secondo cui il protagonista dev'essere quello con cui il lettore/spettatore di identifica, e quindi dev'essere piuttosto ordinario, ultimamente non si vede più applicata così costantemente. Una volta veniva lasciato alla spalla, al co-protagonista il compito di essere un po' mattacchione, di avere qualche problema ecc... con la conseguenza che magari al pubblico piaceva più il personaggio secondario di quello principale. Adesso è sempre più frequente l'uso di un "flawed character," uno con dei difetti, come protagonista, e a volte fino all'eccesso.



Una caratteristica che fa notare l'articolo linkato sopra: i protagonisti offrono poca "differenza." Cosa intende? Il fatto che siano un'infinita sequela di maschi bianchi che fanno le stesse cose. Io non sono per il politicamente corretto e direi anzi che ultimamente i protagonisti sono spesso (anche troppo) donne anche quando le loro storie poco si adattano alle donne (ma è bestemmia dirlo), o in qualche modo minoranze e via discorrendo. Mi va bene? Perché no. La ricerca di "maggiore varietà" secondo me non guasta, a patto di non sconfinare nel ridicolo o di realizzare libri e film obbedendo bovinamente ai diktat radical chic. Mi dà fastidio tuttavia come questa tematica è stata politicizzata ultimamente, da tutte le parti in causa. Basti pensare alla diatriba sui premi Hugo con i movimenti di destra che cercavano di difendere gli autori che presentavano protagonisti più tradizionali (a volte suscitando orrore degli stessi autori che ricevevano la tutela...) per evitare che la fantascienza fosse monopolizzata da storie dove il protagonista non è MAI un "normale" uomo bianco. Fra tutti quanti: che palle.

Ovviamente non tutti i protagonisti sono così deboli e difettosi, le eccezioni sono molte e vistose. Vediamo alcuni casi in cui il protagonista funziona o non funziona...

Frodo nel Signore degli Anelli è, e deve essere, il più umile degli umili che alla fine riesce a portare a compimento la missione. Quindi il personaggio essenziale del titolo, anche se il "Signore degli Anelli" è Sauron, il cattivo. Ci stanno parecchi cliché del protagonista noiosissimo e secondo me questo problemino Frodo un po' ce l'ha, mitigato peraltro dal fatto che il suo è un ruolo più da co-protagonista (dove vogliamo mettere Aragorn, Gandalf...).

Mad Max nella trilogia sui guerrieri della strada, o Wallace in Braveheart, interpretati da Mel Gibson, sono ottimi esempi di protagonista maschio, bianco, eroe, in storie convenzionali che riesce a non essere per niente noioso... a mio parere per merito dell'attore, che coi suoi alti e bassi è uno dei grandi del cinema.

Iena Plissken ovvero Kurt Russel in 1997 Fuga da New York... vogliamo mettere? Ma in fondo lui è un cattivo a cui è toccato il ruolo di protagonista (pensate anche ad Arancia Meccanica).

Non risponde ai cliché se non a quelli della action chick Ripley (Sigourney Weaver) di Alien, ma poiché ai suoi tempi quello non era ancora un cliché possiamo dire che il suo sia un personaggio protagonista originale e potentissimo.

Harry Potter non l'ho seguito nei libri... per quanto riguarda i film, ho visto i primi due e uno dei motivi per cui ho rinunciato a interessarmene ulteriormente è proprio il fatto che il personaggio è noiosissimo, non penso che sia un difetto di chi lo ha recitato, non mi è proprio piaciuto il suo ruolo molto fantasy-cliché nella storia.

James Bond è un protagonista così impregnato di cliché che ci vuole un valido attore per impersonarlo... e trovarne uno adatto è sempre stato un grosso problema.

E visto che ho appena rivisto la serie di questo glorioso anime, Amuro Ray in Gundam è il classico protagonista noioso a morte (glielo dice anche un altro personaggio, Kay, il ribelle) e peggio ancora ha a che fare con un cattivo estremamente motivato e carismatico (Char). Da una parte l'ho odiato, dall'altra la serie è imperniata sulla sua esperienza e non so cosa sarebbe stata senza di lui.

...alla fine credo che la cosa migliore sia, se la storia lo consente, NON avere un unico protagonista o farlo emergere a poco a poco.

5 commenti:

  1. Adesso ci si adegua tanto alle mode: i protagonisti, spesso per il genere fantastico, o sono ragazzini o sono donne o sono omosessuali. Niente da dire sulla scelta, purché il protagonista sia adeguato e inserito in una buona storia. Purtroppo invece si vedono cliché e forzature.
    Seguendo la tua lista:

    -Frodo. Non l'ho mai visto davvero come protagonista, dato che per me è qualcosa di più corale, con diversi protagonisti, dove ognuno fa la sua parte.

    -Mad Max di Mel Gibson: concordo con te. Aggiungerei Furiosa per il nuovo film della serie.

    -Iena Plissken e Ripley: idem come sopra.

    -Harry Potter. Protagonista piatto, che alla fine non risulta avere nulla di particolare; scelta quest'ultima forse voluta dall'autrice per non create il solito "eletto", "prescelto", anche se così all'inizio viene mostrato. Se si cava dai guai è perché è sempre aiutato (lo dice pure lui stesso), un po' come Seya dei Cavalieri dello Zodiaco (altro protagonista insulto e buono a nulla che però salva tutto perché gli arriva ogni aiuto possibile e immaginabile). La saga di HP ha avuto successo non certo per lo spessore dei suoi personaggi (si salva solo Piton), ma per l'atmosfera che ha saputo creare, giocando sul fatto che tanti hanno un buon ricordo del periodo dell'adolescenza quando si andava a scuola.

    -James Bond. Sì, tutto dipende dall'attore (posso dire poco sul personaggio del cartaceo, avendo letto solo un libro).

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  2. Gli esempi possibili sono tanti altri: He-Man, per dire.
    Ma come fai poi a non amarlo ugualmente, anche se Skeletor è dieci spanne sopra?
    La protagonista di Sailor Moon, volutamente caratterizzata senza alcun guizzo (rispetto alle altre, tutte con alcune particolarità) ma in cui tutte le ragazze si riconoscono, in quanto "normale".
    Quindi, se si riesce a giocare sulla questione, si può trasformare la normalità di un noioso protagonista qualunque in un qualcosa che fa presa...^^

    Moz-

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  3. Frodo: non vederlo come protagonista è molto naturale perché alla fine l'hobbit che mantiene l'integrità fino in fondo è il suo servitore Sam... tuttavia è Frodo l'uomo del destino nel libro. Corale? Il primo terzo della storia abbastanza, il seguito un po' meno.

    Della protagonista di Sailor Moon, ahimé, non so niente.

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  4. Ieri stavo pensando a questo fatto, ma rivolto ai manga giapponesi.
    Abbiamo protagonisti molte volte poco caratterizzati, ma circondati da uno scenario interessantissimo. Di solito è sempre così

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  5. @ Marco Grande Arbitro: qualcosa mi dice che questo sia classico della cultura giapponese. Il chiodo che sporge va martellato eccetera. Niente di strano di un protagonista che almeno all'inizio sembra essere fin troppo normale. E comunque spesso funziona. Per tornare a quello che mi viene più facilmente in mente, Amuro Ray, meglio farcelo conoscere come un "nerd" appassionato di elettronica che piano piano diventa una specie di superuomo, piuttosto che un superuomo dal primo momento.

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