venerdì 31 marzo 2017

La Fine dell'Età del Bronzo

Non è raro che le mie letture vengano influenzate da altri blogger, e non fa eccezione questo 1177 a.C. Il collasso della civiltà, di Eric H. Cline, un bel libro divulgativo che ci porta, fra prove documentali, testi d'epoca e interpretazioni archeologiche, ci porta a un epoca che per la maggior parte di noi può suscitare solo qualche confuso ricordo scolastico e forse nemmeno quello. Tra Assiri, Babilonesi, Ugariti, Cassiti e Mitanni (questi tre nomi al liceo non li avevo proprio sentiti), Cananei, Egizi, Ittiti e Micenei, e non dimentichiamoci dei Cretesi, si parla di civiltà che erano già abbondantemente scomparse, con l'eccezione degli Egizi ovviamente, quando cominciò la storia che ricordiamo un po' di più, quella meglio documentata, con i Greci e i Persiani, Alessandro Magno, l'antica Roma e via dicendo.


C'è da dire che questo mondo dell'Età del Bronzo non era poi così oscuro come le scarne notizie ci farebbero pensare. È vero che dobbiamo scavare nel profondo passato: si parla di un'epoca che va dal 3000 e rotti avanti cristo fino al 1177 del titolo del libro, che in realtà è una data simbolo ma non l'ultimo respiro di queste civiltà.


Nell'Età del Bronzo è fiorita la scrittura: simboli geroglifici per l'egitto, destinati a durare oltre l'epoca, scrittura cuneiforme per la mesopotamia (destinata ad andare persa nei tempi bui che seguirono), lineare A e lineare B per Cretesi e Minoici (la lineare B è un precursore del greco antico, la lineare A non è ancora tradotta). Quindi ci sono testi, viva voce di re e ministri, narrazioni e qualche dato concreto. La scrittura è un componente fondamentale per poter parlare di storia: in alcune zone del mondo sono fiorite civiltà con centri urbani ancora più antichi di queste civiltà di cui stiamo parlando, e c'è sempre chi dice che "la storia in realtà andrebbe riscritta," ma c'è poco da riscrivere se non si trovano testimonianze che ci diano la voce di quei popoli.

Ma l'epoca di cui narra questo libro ha una particolarità ancora più interessante: vi era fiorito un commercio ricco e sofisticato, con relazioni fra i vari regni, e a volte guerre. Cline parla di un "mondo globalizzato," il che inizialmente mi faceva un po' ridere, ma non è del tutto sbagliato. Infatti vi era una specie di lingua franca dei commerci, non mancavano migrazioni e movimenti di popolazione, probabilmente esistevano maestranze che giravano il mondo (mondo del Mediterraneo orientale e Medio Oriente) per costruire opere d'arte o monumenti e palazzi, mescolando gli stili delle diverse civiltà. Quanto alla scrittura, gli archeologi hanno trovato testi in diverse lingue nella stessa città, insomma tracce che ci parlano di un mondo florido, poi perduto.

Già. Perduto ma come? Le ipotesi sono molte e non insisterò a elencarle tutte. Direi che mancano i dati per arrivare a delle conclusioni certe, questo problema somiglia, in peggio, al quesito su perché è crollato l'Impero Romano d'Occidente. Chi ha rimembranze scolastiche ricorderà quei famosi e misteriosi "Popoli del Mare" che a un certo punto sono arrivati a spaccare tutto. Gli Egiziani hanno resistito, a fatica. Gli Ittiti, robusto regno anatolico (ovvero situato nella parte asiatica dell'odierna Turchia) invece vennero sgretolati in singole città stato destinate a scomparire dalla storia. Certe città furono schiantate da terremoti, altre ancora vennero distrutte ma non si sa da chi.

La storia dei Popoli del Mare però regge solo nelle fantasie di alcuni storici e archeologi, gli altri dicono che i dati sono insufficienti. Non si sa nemmeno bene da dove venissero. Alcuni di quei popoli vengono associati, per pura e semplice assonanza del nome, a Sardegna e Sicilia (Sherden, Shekelesh). Ma non si sa nemmeno se provenissero dalle due isole italiane o se siano poi andati a occuparle e a dar loro il proprio nome, dopo i fatti del collasso dell'Età del Bronzo. Alcune scorrerie e distruzioni possono essere attribuite ai Popoli del Mare, vi sono alcuni riferimenti testuali espliciti e altri un po' più confusi, ma questi distruttori dell'Età del Bronzo sono forse stati sopravvalutati. È possibile che, un po' come quando si parla della caduta di Roma antica, ci sia stato il concorso di diversi fattori a portare al collasso di queste civiltà: siccità, migrazioni violente e non, terremoti, disordini sociali. Il risultato fu comunque il crollo di questo mondo, di cui sappiamo poco, ma che ha lasciato abbastanza riferimenti e testimonianze (pensiamo ai miti che poi sono confluiti nell'Iliade e nell'Odissea) da tenere sveglia la nostra curiosità.

Poi, dopo qualche secolo buio, ancora un nuovo mondo con nuove società è sorto (Greci, Fenici, ecc...). Comincia la storia che conosciamo un po' meglio...
A me il libro è piaciuto ma lascio un monito ai naviganti: come molta della storia antica (anche quella Romana, per certi periodi) questa è una ricostruzione complessa di deduzione e indagine. Gli studiosi navigano alla cieca in una scarsità di informazioni, riguardo a un mondo antico dove il ritrovamento di una ciotola o un obliquo riferimento di un testo sibillino portano a conclusioni sostanziali su come funzionavano le cose (e quindi, aggiungo, un nuovo scavo settimana prossima potrebbe ribaltare le poche certezze). Questo libro è onesto e quindi pone molte domande e dà poche risposte certe, e in effetti può essere defatigante come lettura - divulgativo sì, ma fino a un certo punto. Lo consiglio all'appassionato di storia.



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