lunedì 2 dicembre 2013

Jobs

Un film sulla vita di Steve Jobs non poteva soddisfare tutti e infatti molte critiche s'è tirato dietro questo tentativo, effettuato da parte di Joshua Michael Stern (con l'attore Ashton Kutcher, ex marito di Demi Moore, nella parte dell'imprenditore e tecnocrate statunitense).
Jobs non descrive tutta la vita del suo protagonista e si sofferma anche troppo su alcuni aspetti trascurandone altri; certamente sarebbe stato problematico soffermarsi sulla malattia e sulla morte di Jobs, e forse un po' anticlimatico (se vedete un film su Napoleone, vi interessano davvero gli ultimi anni di agonia a Sant'Elena?). E' stata una scelta secondo me un po' furbetta, tuttavia, saltare o minimizzare i progetti meno riusciti, i lunghi anni in cui il nostro eroe non ha concluso nulla di particolarmente eccitante, e via dicendo. Un altro difetto è che, proprio in virtù di queste mancanze, il film forse non è così facile da seguire per chi non è al corrente (avendo letto la biografia o qualche articolo) sulla vita di Steve Jobs.

Jobs tuttavia ha anche alcuni aspetti positivi, che permettono a chi voglia riflettere un poco di farsi un'idea di chi fosse questo personaggio, un tipo umano raro ma molto caratteristico.

Chi si è fatto di lui una divinità magari volterà certi particolari addirittura in positivo, ma ho trovato illuminanti alcune scene in cui viene messa a nudo con sincerità la grettezza, l'egoismo, la prepotenza con cui Steve Jobs si rapportava alle persone che lo circondavano, e con le quali aveva un rapporto strumentale. Il film è sincero nel mostrarlo come quel tipo di trascinatore che fa intravedere grandi orizzonti a coloro da cui vuole in effetti spremere il risultato che gli serve, dimenticandoseli in seguito se non gli servono più.

Le prime del film scene fanno già capire moltissimo del protagonista: poco ligio alle regole ma intelligente e geniale, e soprattutto un egocentrico che vuole le cose alla sua maniera. Fricchettone egoista nella scena in cui va a letto con una ragazza conosciuta per caso: quando quella gli offre dell'LSD ne prende due dosi perché, dice apertamente, vuole consumarlo con... la sua ragazza. Jobs mi ricorda in qualche modo certi sessantottini nostrani (alcuni ben descritti da Andrea Pazienza nei suoi fumetti) che partono dalla contestazione o dalle esperienze libertarie e fricchettone per poi, in realtà, immergersi in un nuovo individualismo, in cui ciascuno fa le sue scoperte ed esperienze per conto proprio, tra droghe, nuove religioni, viaggi in India o riscoperta di com'è bello far carriera o infilarsi nella ditta di papà. Jobs ha fatto questo tipo di percorso tecnologicamente e creativamente, scoprendo, immaginando e reinventando prodigiose intuizioni (magari sfruttate male dai precedenti creatori, vedasi il famoso sistema operativo a finestre e mouse, roba già pensata nei laboratori della Xerox) e fulminando il mondo dell'informatica con alcune delle sue creazioni.

Come è stato già abbondantemente detto e scritto, la sua abilità di fondere intuizione commerciale, gusto per l'estetica e tecnologia ha permesso a Steve Jobs non tanto di "capire ciò che la gente vuole" ma di creare ciò che, sebbene non esistesse ancora nemmeno nell'immaginazione, una volta nato come prodotto reale la gente avrebbe fatto di tutto per avere. Gli appassionati di tecnologia e del personaggio queste cose le sanno già perciò mi fermo qui, limitandomi a notare che comunque la maggior parte delle "grandi invenzioni" di Jobs in realtà partivano da tecnologie già sviluppate da altri.

Tornando al film, la parte più fresca e interessante è quella in cui vengono sviluppati i primi computer Apple, e qui abbiamo anche una finestra restrospettiva su certi baracchini che erano lo stato dell'arte della tecnologia a quei tempi (in cui io andavo alle superiori o alle medie). Poi c'è molto "backstabbing" aziendale, ovvero il buon vecchio farsi le scarpe a vicenda. Prima Jobs frega i suoi amici (tranne il buon Wozniak, che però diventa un tecnico fra i tanti), poi i consigli di amministrazione fregano lui, poi lui torna e frega tutti quanti. Tutto sommato la storia c'è, c'è molto del carattere di Steve Jobs, c'è molto del mond ovorticoso dell'alta tecnologia. C'è qualcosa da imparare in tutto questo? Ciascuno deve vedere da sé. Ovviamente a me non sta simpatica la dimensione assunta da Steve Jobs (soprattutto) nell'ultima decade di vita o giù di lì, quella di semidio del consumismo.


2 commenti:

  1. Mi rendo conto di sembrare uscito dal medioevo, ma non approvo l'esaltazione di simili figure, specie se legate al consumismo.
    Lo so, mi sento isolato pure guardandomi allo specchio.

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  2. Steve Jobs aveva i suoi punti forti; a me non piace la figura iconica che era divenuto. Non amo nemmeno quell'atteggiamento un po' eccessivo degli utenti che decantano il prodotto Apple esagerandone sempre le virtù.

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