sabato 27 marzo 2010

Infinite City


Infinite City è un gioco carino e rapido, che prende all'incirca un'oretta e richiede qualche pizzico di acume (e un po' di fortuna, non troppa); soprattutto, è facilissimo da imparare. Il tema è l'espansione indefinita di una città dall'apparenza unpo' oscura e inquietante.
Pubblicato dalla AEG l'anno scorso, consiste in un semplice brevissimo regolamento, una serie di segnalini colorati (un colore per ciascun giocatore) e tanti tasselli quadrati con un lato sempre uguale e sull'altro vari disegni che si riferiscono alle aree di questa "città infinita" e un breve testo in inglese.
I giocatori piazzano i loro tasselli ed eseguono le indicazioni che vi sono scritte. Con i segnalini colorati indicano (sempre secondo le indicazioni dei tasselli) il proprio controllo cercando di occupare certi edifici che hanno alto valore e di controllare dei quartieri formando blocchi di tasselli sotto la propria occupazione.

Molti edifici permettono di interferire con quello che gli altri giocatori stanno facendo, spostando segnalini o tasselli. Qualcuno ha anche una funzione difensiva.
Tutto qui. La vittoria dipende dal valore degli edifici controllati alla fine del gioco e dall'estensione delle zone che ci siamo aggiudicati (zone che devono essere composte da almeno tre tasselli comunicanti).
Rapido, divertente e con una espansione già uscita. Purtroppo non credo che ci sia una traduzione in italiano.

domenica 21 marzo 2010

Meraviglie tecnologiche del 2010


A gennaio il dato della vendita degli ebook segna un record: +370% rispetto a gennaio di un anno prima, secondo quanto riporta Simplicissimus Book Farm, che distribuisce i lettori nel nostro paese. Impresa piuttosto ardua vista la scarsa diffusione di ebook in italiano. Negli USA il giro di affari degli ebook si attesta a gennaio su 31.900.000 dollari, sempre secondo Simplicissimus. Dubito che in Italia vedremo simili vendite per un bel pezzo.
Nel frattempo Amazon, dalla sua posizione dominante, continua a scontrarsi con le case editrici per imporre la propria politica. In pratica se vuoi vendere sul Kindle Store (Kindle è il lettore di Amazon) devi accettare una serie di vincoli e di condizioni: chi non ci sta è fuori. Le meraviglie della rete sono anche queste, quando si creano situazioni che non distano molto dal monopolio. Non che Amazon sia priva di concorrenti. Ma per adesso sono molto deboli.

Vediamo un po' cosa offre il mercato a chi vuole comprarsi un lettore di ebook. La notizia che fa più sensazione (in Italia) è l'annuncio da parte di Telecom di voler mettere "a disposizione degli editori" entro Natale un medesimo standard. Bernabè (AD di Telecom) dice una cosa giusta: la situazione è molto confusa perché ognuno ha il suo lettore (e si riferisce probabilmente a Kindle di Amazon, al Nook di Barnes & Noble, e all'iPad di Apple); ma mi chiedo se vuole contrastare il prossimo arrivo di Kindle in Italia fornendo una alternativa aperta o se vuole proporsi come piattaforma di distribuzione per la stessa Amazon. In linea di principio sembra valida anche l'affermazione "i formati proprietari confliggono con gli interessi degli editori e dei consumatori... alla fine il mercato premia uno ed un solo standard." Può darsi, ma qui non si tratta di Betamax contro VHS: ovvero non si tratta di hardware. I lettori sono in grado di funzionare già adesso con moltissimi formati e altri ne possono acquisire in caso di tregua fra le case editrici. Il formato proprietario può funzionare per cercare di imporre uno stesso lettore per tutti ma fondamentalmente ha un altro scopo, se si usano sistemi di protezione come il DRM: il libro che compri da me non lo potrai trasferire o copiare, e il mio formato non può essere legalmente usato da altri. Discorso che Amazon probabilmente farebbe anche se non ci fosse il Kindle.
L'iniziativa di Telecom sinceramente mi fa ricordare l'impegno pronunciato tempo fa dal governo di fornire agli studenti italiani dei lettori di ebook, in maniera da permettere risparmi su libri e zainetti meno pesanti. Non ci credevo molto, ricordo molto bene dai miei tempi studenteschi il ladrocinio che le case editrici imponevano agli studenti con edizioni sempre mutevoli al solo scopo di mettere fuori gioco il mercato dell'usato. Probabilmente il libro scolastico era, ed è, una fonte di sostegno fondamentale per l'editoria italiana, come potrebbero cambiare questa realtà? Ma se ci immaginiamo accordi esclusivi (multimilionari) tra il Ministero della Pubblica Istruzione e una grande azienda italiana (non necessariamente Telecom), faccioni sorridenti alla TV tra discorsi retorici e bicchieri di champagne, allora possiamo anche supporre che anche l'arrivo di un lettore di ebook dalla livrea tricolore magari ci sta. Dal punto di vista tecnico, Bernabè sembra interessato agli schermi Mirasol di Qualcomm: tecnologia che offre una bella visibilità a colori e bassi consumi, ma non permette di mostrare dei video e non è riposante per gli occhi come l'e-ink.

Se avete dubbi sulla leggibilità dell'e-ink fate benissimo. E' vero che non essendo retroilluminati questi schermi non affaticano gli occhi, ma solo i migliori hanno un valido contrasto, la maggior parte sono troppo grigi. Oggi tutti vogliono gli schermi touch, ma è una caratteristica che li rende ancor più scuri. Ecco il mio BeBook accanto a una rivista.

Ma a parte i discorsi sul futuro, cosa offre oggi il mercato? Premetto che l'apparecchio perfetto dal mio punto di vista non esiste ancora: a me piacerebbe uno strumento di convergenza (ovvero non solo lettore di ebook) con lo schermo relativamente grande (possiedo un modestissimo BeBook con risoluzione 600x800 e la principale lezione che ho imparato è che questi aggeggini con pochi pollici di schermo sono troppo piccoli); vorrei una visione paragonabile all'e-ink, riposante per gli occhi, ma all'occorrenza vorrei anche colore e possibilità di guardare dei video. Una buona interfaccia e la potenzialità per prendere appunti, scrivere documenti di testo, consultare la posta elettronica e navigare in rete. E' troppo? Per adesso sì. Vediamo cosa c'è in giro (attenzione: non tutto acquistabile in negozi italiani).

Cominciamo da un apparecchio già sul mercato da un po', l'iRex. Grande schermo da 10 pollici (senza touchscreen) e valida risoluzione in bianco e nero. La possibilità di prendere appunti. Interfaccia cattiva se non disastrosa e prezzo elevato (750 dollari). Bello ma troppo caro per quello che offre.

Cool-Er è la nuova offerta di lettore a basso costo. Come fascia di prodotto lo definirei un discendente un po' evoluto di Cybook e BeBook (quello che ho io), ed è ancora sui medesimi livelli di prezzo (250 dollari) con il video e-ink da 6 pollici. Otto livelli di grigio anziché 4, direi che questo forse è il solo vantaggio. E direi anche che queste "utilitarie" dell'ebook costano troppo (anche se si trova il BeBook a 199 euro su Pixmania). Volete un parere? Se vi tenta il prezzo, piuttosto rimandate l'acquisto a quando, per i vostri sudati soldini, potrete ricevere qualcosa di meglio.

Segnalazione al volo: Per un prezzo che è non molto più dell'entry-level Simplicissimus offre dei lettori iRex iLiad con schermo a 8 pollici e qualche problemino di gioventù: batteria di breve durata ed effetto ghosting quando viene aggiornata la pagina (resta un'ombra della precedente). Se vi interessa questa occasione la trovate qui.

Passiamo al lettore Sony Daily Edition: il costo comincia ad essere sensibile (sui 400 dollari). Tecnologia touchscreen, schermo e-ink da 7 pollici e connettività wireless. Il punto debole è lo schermo, troppo scuro: brutta cosa, un lettore debole proprio nella leggibilità.

Il Nook di Barnes & Noble doveva essere il competitore più agguerrito del Kindle di Amazon. Connettività senza fili, grande libreria a disposizione, la parte inferiore dello schermo è un touchscreen a colori; lo schermo e-ink è il solito 6 pollici ma con 16 livelli di grigio, molto leggibile. Prezzo 260 dollari. Pare purtroppo che sia dannatamente lento e con una pessima interfaccia. Non mi pare sia disponibile in Italia, comunque.

Trovo interessante invece l'Entourage eDGe con il suo doppio schermo (vedi foto all'inizio dell'articolo). Praticamente un lettore di ebook con un secondo schermo LCD a colori per immagini e video: i due schermi sono uniti da una cerniera, così lo strumento chiuso assomiglia a un piccolo notebook. Piccolo fino a un certo punto: lo schermo è sui 10 pollici, che per qualcuno possono essere anche troppi ma per me è una valida caratteristica, essendo infastidito dal piccolo schermo del mio lettore. L'eDGe può connettersi alla rete ed è touchscreen, il prezzo sui 500 dollari non è nemmeno così malvagio per tutte queste meraviglie, ma pare che il processore sia assai modesto e l'interfaccia debole. Tuttavia l'idea in sé mi pare interessante e se un attrezzo simile sarà distribuito dalle nostre parti, privo di questi difetti di gioventù, potrebbe essere la mia scelta.

Il Kindle, giunto alla sua seconda versione, è il lettore della potente casa distributrice online Amazon. Costo relativamente modesto (260 dollari), possibilità di acquistare direttamente dalla casa, una tastiera, schermo di soli 6 pollici non touchscreen ma con 16 tonalità di grigio e un rapido aggiornamento della pagina, una enorme libreria a disposizione, sia pure con la trappola del formato proprietario della casa madre. Adesso anche nel nostro paese si può comprare questo lettore e godersi le meraviglie della protezione DRM. Esiste anche la versione più grande e costosa, il Kindle DX, con un ampio schermo di quasi 10 pollici per leggere giornali e riviste. Tutto sommato Kindle per il momento è il miglior affare possibile, anche se io non lo comprerei per via delle limitazioni sui formati.

Cosa consiglio di comprare? Un bel niente, per adesso. Ci hanno promesso meraviglie tecnologiche e penso sia meglio aspettare per sapere se e quando le produrranno.
La Pixel Qi dovrebbe commercializzare uno schermo LCD a basso consumo e capace di trasformarsi in e-ink, quindi di unire senza problemi le caratteristiche di un lettore di ebook con quelle di un netbook (compreso colore e video). Sembra troppo bello per essere vero eppure questi schermi esistono e sembra che arriveranno sul mercato entro l'anno (dopo molti annunci e smentite, non so se fidarmi sui tempi).
La Asus ha promesso entro l'anno un lettore di ebook a colori (mi chiedo se non userà proprio il Qi).
Aspetto anche l'uscita del Courier promesso da Microsoft: ma devo ancora capire che tipo di schermo verrà offerto. Non vorrei che sia un lettore di ebook più di nome che di fatto, come l'iPad di Apple, che può avere tutte le applicazioni per leggere libri che si vuole, ma è dotato di un luminosissimo schermo LCD.
E non vogliamo finalmente avere tra le mani i nuovi apparecchi con gli schermi Oled flessibili? E lo Skiff, previsto in bianco e nero inizialmente ma poi anche a colori (cliccate il link e guardate le immagini!). Non so se queste meraviglie le vedremo davvero nel 2010, ma intanto consiglio di non fare acquisti affrettati.

mercoledì 17 marzo 2010

Le Havre


Questo gioco è uscito già un paio di anni fa (autore: Uwe Rosenberg) e ora è arrivato in Italia ad opera di Stratelibri. Ho giocato una partita introduttiva (le foto però le ho prese dal sito Boardgamegeek) e l'ho trovato assai divertente nonostante all'inizio mi chiedessi se non mi sarei scocciato di fronte all'ennesimo gioco economico basato sulla trasformazione di risorse.

In parole povere il giocatore in Le Havre muove la sua barchetta lungo quella specie di canale (o è la Senna?) e a seconda della casella in cui va a finire si generano delle risorse che possono essere raccolte gratuitamente. La seconda parte del turno consiste nel prendere questa manna dal cielo (o meglio, una parte di essa) oppure recarsi in un edificio per svolgere svariate attività: generalmente, si tratta di commerciare o trasformare i beni per avere denaro o prodotti finiti. Oppure di produrre altri edifici.
Alla fine del round (quando una delle piccole navi dei giocatori arriva al termine del percorso) si deve pagare (in cibo o in denaro) il mantenimento della propria attività economica e si ricomincia da capo, fino al termine delle carte-round, che svolgono anche la funzione di carte-nave. E le navi a che servono? Ad esportare la merce, ovviamente, e anche a portare cibo per sostenere il mantenimento dei lavoratori.

Le carte degli edifici e dei round vanno disposte in maniera da dare un certo ordine al susseguirsi degli eventi. Questo porterà a un mantenimento più costoso a mano a mano che il gioco procede, e anche alla possibilità di costruire edifici dalle potenzialità sempre maggiori. Alla fine la vittoria andrà a chi sarà più ricco (calcolato in denaro o in edifici posseduti).

Il mio riassunto è per forza molto scarno, ma garantisco che il gioco è progettato in maniera piuttosto agile per permettere una quantità di svariate attività ai giocatori (massimo cinque) senza che si debba attendere troppo per il proprio turno. C'è una gran varietà di risorse con cui fare i conti ma anche qui il gioco è organizzato piuttosto bene. Il difetto maggiore a mio parere è nella traduzione che in alcuni punti è zoppicante e decisamente oscura. Forse la Stratelibri farebbe meglio a porvi rimedio per non danneggiare il successo italico di questo bel gioco da tavolo.

sabato 13 marzo 2010

Ash - Una Storia Segreta


Se non vado errato Ash. Una Storia Segreta è un unico libro (piuttosto voluminoso direi) diviso in quattro da Fanucci che lo ha fatto uscire in Italia.
Ho letto la prima parte, quindi un quarto dell'intera storia (e in effetti non c'è alcuna vera e propria conclusione, al termine di oltre 300 pagine). La cosa che mi ha lasciato più sorpreso è come mai l'autrice Mary Gentle abbia deciso di situare una storia con parecchi elementi immaginari nel bel mezzo dell'Europa del '400 infilandovi a forza un personaggio di donna capitano di ventura e una marea di eventi assolutamente antistorici. E non parlo di sciocchezzuole ma, scusate lo spoiler, del fatto che un Regno Visigoto sarebbe esistito nel bel mezzo del Nord Africa (allora sotto dominio incontrastato dell'Islam), e che questo regno avrebbe assalito l'Europa usando mezzi mai visti prima tra cui il potere di lanciare una continua eclisse in ampie regioni. Per di più, tale esercito visigoto devasta e distrugge varie città Italiane.
Molte (troppe) pagine sono dedicate al carteggio di un immaginario scrittore (e studioso) con una immaginaria editor, pagine in cui si fanno salti mortali per costruire un'evidenza (immaginando ad esempio scoperte archeologiche) che renda plausibile la trama del libro. E corroborando il sospetto che le fonti storiche siano carenti o alterate.

Un tentativo del genere sarebbe plausibile se parlassimo degli eventi verificatisi in qualche zona limitata e secondaria dell'Europa, ma evidentemente è tempo perso in un caso come questo. Se Mary Gentle avesse semplicemente deciso di raccontare un'ucronia, una storia alternativa, non avrei nulla da ridire.
Il fatto però che la narrazione si fermi spesso per affastellare tesi ridicole allo scopo di instillare nel lettore il dubbio che ci sia qualcosa di verosimile, è davvero un punto di debolezza del libro.

Passando ad Ash, la protagonista, è una donna guerriero che ha potuto passare da mascotte della compagnia mercenaria a comandante grazie a una misteriosa qualità, di cui sapremo o intuiremo qualcosa di più nel corso della lettura: sente una "voce" che, in battaglia, le dice cosa fare. E pertanto sa prendere le decisioni giuste. Ash non è proprio il prototipo della modella con lo spadone, ovvero della bellona o della ragazzina tanto tanto carina che misteriosamente ha la forza per fare strage di maschiacci guerrieri o di pelosi orchi. E' piuttosto una persona vigorosa e sveglia che sa mettere a frutto il misterioso vantaggio di cui è dotata. Non è un brutto personaggio. La descrizione della sua infanzia, che è il punto di partenza del libro, è però un altro punto che lascia perplessi. La narrazione sembra dedicata a una galleria di tutte le turpitudini, stupri, sudicerie, sodomie e schifezze che si possano immaginare. So bene che un accampamento o una città medievale non dovevano odorare proprio di fiori (e ho viaggiato in zone di mondo abbastanza arretrate e quindi comparabili per potermi fare la mia idea). Però una volta assodato che il mondo della bambina Ash puzza costantemente di vomito, escrementi, piscio e sudore poteva bastare così. Invece c'è proprio un gusto del rivoltarsi nella schifezza che mi ha lasciato abbastanza perplesso (fortunatamente dopo un po' la Gentle rallenta il tiro su questo aspetto).

Oltre ai misteri di questa eroina c'e il (finto) interrogativo riguardo alla sorte della Borgogna in cui si muove. Uno stato misterioso per la Gentle, in quanto scomparso dalla storia.
Non c'è nessun mistero. La Borgogna è un territorio tra Francia, Svizzera e Germania che fu occupato da un popolo barbaro (appunto i Burgundi) al cadere dell'Impero Romano.
Annesso al regno dei Franchi qualche tempo dopo, il regno di Borgogna è tornato ad esistere successivamente per via delle politiche matrimoniali di epoca feudale, che imponevano la spartizione dei territori per sistemare problemi di successione dinastica. In epoca alto medievale la Borgogna aveva certi usi e costumi caratteristici ma è poi diventata una regione tipicamente francese pur avendo una notevole importanza perché a cavallo del confine tra la Francia e il Sacro Romano Impero. Il Ducato di Borgogna crebbe di nuovo di importanza a seguito di successioni dinastiche che lo portarono a controllare una buona parte dei Paesi Bassi (era governato da un ramo cadetto della casa regnante francese, i Valois, ma la corona Francese ovviamente vedeva con allarme la ricchezza e la potenza del Ducato). La corte di Borgogna fece scuola per il lusso e la raffinatezza ma militarmente le cose non finirono bene. Il Duca Carlo detto il Temerario, personaggio che appare nel libro di Mary Gentle, cercò di fare del suo ducato uno stato indipendente ma ebbe la mala sorte di sfidare troppi avversari, tra cui gli Svizzeri che ai tempi erano i soldati più rinomati. Carlo subì vergognose disfatte: a Grandson dopo aver massacrato una guarnigione che si era arresa fu messo in fuga dagli Svizzeri, dimostrandosi così più crudele che capace in battaglia, e perdendo un gran bottino fra cui il parco di artiglierie; a Morat dovette fuggire lasciando che una parte delle sue truppe (fra cui i mercenari italiani) venisse massacrata. Non pago di queste figuracce Carlo radunò un altro esercito e finalmente a Nancy venne ammazzato in battaglia (massacrato a colpi di lancia e di alabarda); poiché non aveva eredi il re di Francia fu lesto a prendersi il suo dominio ponendo così fine al potente Ducato di Borgogna nel 1477. Evento importante, ma in fondo normali beghe medievali: non c'è nessun mistero nella fine di questa potente entità politica che, non avendo il sostegno di un'etnia differente e conflittuale con quella francese, scomparve senza irredentismi di sorta.

Borgogna a parte, il libro (pur essendo scritto con indubbio mestiere) ci mette anche un po' troppo per arrivare al dunque.
Ammetto che questo Ash in qualche modo mi ha fatto il contropelo e l'ho gradito poco fin dall'inizio, perciò forse non sono abbastanza obiettivo, perciò leggetelo e fatevi la vostra opinione con la mia... benedizione.
Io con le avventure di Ash mi fermo qui e passo ad altro, grazie.

Titanic 3D e Oscar

A quanto sembra per il centenario del varo della nave (1912) avremo una nuova uscita del film Titanic, questa volta in versione 3D. E Cameron annuncia l'arrivo della versione estesa di Avatar (che durava già quasi tre orette, se ricordo bene).

Personalmente ho già dato in entrambi i casi. Scherzi a parte, non credo affatto che Avatar possa migliorare con una versione più lunga, perché sebbene alcuni personaggi tagliati con l'accetta, come il comandante dei Marines, possano forse beneficiare di qualche minuto in più (purché usato bene) la debolezza della storia e la pochezza della trama sono quelle che sono. Pertanto si tratterebbe solo di un bel videoclip più lungo di quello che abbiamo già visto.

Una rapida nota sugli Oscar: Avatar non ha fatto la razzia che si pensava (e non ci sarebbe stato da stupirsi se l'avesse fatta visti vari esempi del passato), tuttavia ha preso i premi che meritava per le sue virtù tecniche.
Quanto al premio per il miglior film dato a The Hurt Locker, avendolo visto qualche tempo fa posso dire che non mi sembrava questo capolavoro. Saprei indicare un sostituto? No, ma non ho certo visto tutti i film che erano candidati (certo non premierei il pessimo District 9), penso solo che il film della Bigelow (bravissima regista di pellicole d'azione) non mi sembra avere quella profondità che gli attribuiscono, ed esalta un protagonista "drogato di guerra" che bisognerebbe piuttosto considerare disturbato.

mercoledì 10 marzo 2010

Underworld - La ribellione dei Lycans


Me l'ero ripromesso e alla fine mi sono visto anche il terzo film delle serie di Underworld (ma adesso sembra che ne possa uscire un quarto).
Il primo film (recensito qui) non era stato così brutto da dissuadermi a vedere il secondo (ecco il link alla mia recensione) però a questo punto nonostante andassimo un po' migliorando ho avuto una lunga pausa di riflessione.

Adesso finalmente ho visto il prequel (Underworld - la ribellione dei Lycans, diretto da un certo Tatopoulos) dove si torna ai personaggi di Viktor (interpretato da Bill Nighy) e della sua prima figlia Sonja (Rhona Mitra). Ovviamente c'è anche il padre di tutti i licantropi, Lucian, interpretato da Michael Sheen. Devo dire che Rhona Mitra non mi ha particolarmente convinto: l'interpretazione di Kate Beckinsale (la sorella minore, ovvero Selene, comparsa nei primi due film) m'era piaciuta di più, o forse la presenza dell'attrice era più graziosa e (nella mia opinione) più adatta al ruolo.
C'è un altro vampiro con un ruolo importante, Tanis (interpretato da Steven Mackintosh), e come spesso accade tra i nostri zannuti amici si tratta di un arrivista incarognito che gioca assai sporco pur di avanzare di rango: purtroppo una interpretazione non eccezionale. E' lui comunque che alla fine porta in salvo Viktor (che ad un certo punto, se mi permettete l'anticipazione, sembra che sia morto: ma non è una grande anticipazione perché lo spettatore sa che questo è un prequel di altri film dove il patriarca dei vampiri ricompare, dunque non può essere morto).

La storia si muove sempre attorno alla tresca che porta una malaccorta fanciulla vampiresca a prendere le parti di qualche affascinante uomo-bestia che da brava raffinata vampira dovrebbe lasciar stare.
Lucian è alleato dei vampiri che lo hanno creato, ma si concede questa pericolosa relazione da cui nasceranno orrendi casini, imprigionamenti, rivolte e stragi di ogni tipo. Senza addentrarmi nella trama di questa ribellione dei Lycans posso sintetizzare dicendo che non è superiore ai precedenti film della serie: alla fine questa trilogia non ha mostrato grandissime idee. Ha avuto la possibilità di costruire una sua storia e mitologia, il che riveste sempre un qualche interesse, ma il risultato è assai modesto e semplicemente funzionale a dei film di puro intrattenimento. A mio parere un po' più di spremitura di meningi avrebbe magari portato a qualcosa di più affascinante, ma siccome bene o male ne hanno ricavato fuori una trilogia (e forse quadri-) bisogna ammettere che dal punto di vista del botteghino i produttori sanno quello che hanno fatto.

Detto tutto questo se uscirà un quarto film della serie potrei sempre vederlo.
Ma potrei anche non farlo...

venerdì 5 marzo 2010

Alice in Wonderland


Dal momento che mi piacciono i film di animazione, ammiro il lavoro di Tim Burton come regista e quello di Johnny Depp come attore, questa Alice in Wonderland non me la potevo perdere, anche se temevo il tocco Disney, che infatti ha lasciato abbastanza poco dello stile ambiguo, oscuro e inquietante del migliore Burton.
Se devo fare un paragone, è con la Fabbrica di Cioccolato, film stupendo per le immagini ma destinato fondamentalmente ai bambini, privo di quello spessore che sa attirare tutte le generazioni, presente invece nei migliori film di questo regista americano. Alice è anche discontinuo nell'aspetto scenografico (a volte sorprendente e mozzafiato, a volte banale e disneyano nel peggior senso del termine). La storia inoltre è alterata in modo da smorzare gli aspetti paradossali della fiaba a cui ci si riferisce per mettere al suo posto una eroina moderna e anticonformista, una piccola donna guerriero che scade un po' nel cliché più banale (alla Nihal della Terra del Vento potremmo dire). Alice nuova icona, nuova eroina femminista? Le ho sentite tutte, ma direi che stavolta proprio non ci siamo.

Ci sono quindi gli elementi per cadere in un capitolo decisamente scialbo rispetto al livello qualitativo cui Tim Burton è solito. La trama è decisamente ritrita. Il Cappellaio Matto ha i classici moventi del personaggio che deve muovere alla rivincita contro i cattivi, e Johnny Depp non gli sa attribuire nulla del fascino irriverente e bizzarro di cui è capace, limitandosi a donargli un po' di espressioni simpatiche o stralunate a seconda dei casi. Direi una interpretazione al di sotto del suo standard. Nel ruolo della Regina Rossa c'è la poco sfruttata (ovvero limitata dal ruolo) ma brava Helena Bonham Carter (che mi ricorda sempre e irrimediabilmente la svitatissima Marla Singer di Fight Club). La protagonista Alice è un'attrice giovane e non famosissima, Mia Wasikowska: il look per la parte a mio parere c'è, una certa capacità espressiva anche, il personaggio m'è sembrato molto impostato per piacere alle ragazzine (probabile target commerciale primario di questo film). Anne Hathaway (famosa, ma per un sacco di film che io NON ho visto) interpreta la Regina Bianca, quella che si è impegnata a essere buona e non fare male a nessuno: le sue abilità stregonesche, il suo modo di fare tra lo zuccheroso e il leggermente inquietante ne fanno un personaggio che dà a intendere un possibile lato oscuro e riesce a rimanere impresso.

Grafica gradevole ma il 3D di Alice in Wonderland non è quello di Avatar. Insomma, non voglio essere catastrofico, tra qualche sbadiglio un po' di spettacolo c'è, però la mia conclusione è che Tim Burton qui ha fatto una notevole stecca, quasi non sembra nemmeno un film suo.

giovedì 4 marzo 2010

Junta


Un gioco antichissimo, pubblicato nella sua edizione originale dalla West End Games, e stiamo parlando di più di 30 anni fa. Il gioco si ispira ai dittatori sudamericani dell'epoca, alle varie banana republic dove il colpo di stato e la corruzione erano all'ordine del giorno.
Oggi da quelle parti la corruzione non credo sia scomparsa (non scompare mai) ma non ci sono più le familiari immagini di carri armati per le strade, aerei da guerra di seconda mano americana che sfrecciano nei cieli buttando bombe a casaccio e così via.
Junta è da giocare in molte persone (massimo sette) per poter godere pienamente della sua caratteristica principale, la necessità di agire e interagire tra molte forze contrastanti.

Ogni anno la giunta del presidente (il generalissimo di turno) si riunisce per spartire dei quattrini. Ai tempi (mooolti anni fa) mi spiegarono le regole dicendo che erano gli aiuti USA a sostegno della lotta per la "democrazia" e contro il comunismo: comunque sia, ci sono questa carte che rappresentano dei bei dollaroni e i vari componenti del governo devono spartirseli. Il presidente può decidere di fare la parte del leone e tenersene una buona fetta per se stesso, o spartirli più giustamente, però deve vincere in un giro di voti (si vota usando delle carte di influenza politica che si pescano dal mazzo, che contiene anche assassini prezzolati, bustarelle da incassare, cortei di alleati che si possono usare militarmente e altre amenità).

Ovviamente il presidente dovrà dare un bel po' di soldi al ministro dell'interno, che controlla la polizia e può tentare una volta a turno di far sparare un altro giocatore (che potrebbe essere il presidente stesso). Poi in ordine di importanza ci sono i comandanti delle tre brigate di truppe terrestri, quindi il comandante dell'aviazione (che dispone di aerei da combattimento e paracadutisti) e quello della marina (il più misero, con una cannoniera e un'unità di marines).

Dopo l'approvazione del bilancio c'è una fase critica: ciascun giocatore decide dove si trova fisicamente (usando dei chit che indicano la locazione) nascondendolo agli altri, e chi può (ovvero il ministro dell'interno e chi ha una carta di assassino) cerca di eliminare uno o più degli altri giocatori, indovinando dov'è andato.
Tra le locazioni la più importante è la banca. Perché se si va in banca e si riesce a non farsi ammazzare, si può depositare il denaro nel proprio conto svizzero (accumulare soldi nella repubblica elvetica è lo scopo del gioco). Se si viene uccisi, il proprio denaro viene preso dall'uccisore.

Dopo gli assassinii politici c'è la fase di golpe. Per effettuarlo bisogna creare un pretesto (ma è molto facile). C'è una rapida fase di battaglia urbana per occupare le cinque zone principali (palazzo presidenziale, radio, ecc...) dopodiché si verificano le lealtà (è possibile cambiare casacca all'ultimo minuto, ma non per il presidente, che rimane ovviamente lealista a se stesso) e se il golpe controlla la maggior parte delle aree nevralgiche cominciano le esecuzioni di massa (ovvero i ribelli possono ammazzare i lealisti e prendere il loro denaro ad eccezione ovviamente di quello depositato nella banca svizzera).
Alla fine del turno il presidente (se è sopravvissuto agli assassini e all'eventuale golpe) può dimettersi. Se lo fa (o se è stato eliminato) c'è una rielezione.

Insomma un gioco di tradimenti, ladrocinio e pugnalate alla schiena. Un difetto comune ai giochi di quell'epoca è una durata eccessiva, soprattutto con giocatori litigiosi che fanno continuamente colpi di stato. Ma ha anche i suoi momenti esilaranti.

In questo gioco mantenevo un record, nella mia cerchia di amici: da presidente non ero mai stato abbattuto, riuscendo a resistere in sella fino alla mia decisione di dimettermi. Le regole per riuscirci erano: scegliere i collaboratori che sembrano fedeli e remunerarli bene, a costo di prender pochi soldi io stesso; con i ribelli e i noti litigiosi adottare una regola spietata (fare il budget senza dar loro alcun denaro visto che tanto non si può far contenti tutti), ruotare spesso la pericolosa carica di ministro dell'interno e dare le dimissioni in tempi ragionevolmente brevi per poi magari ripropormi in seguito.
Dopo molti anni, poco tempo fa, abbiamo ripreso in mano questo gioco e sono stato eliminato ben due volte (senza nemmeno che arrivassimo in fondo alla partita) per non aver applicato con coerenza queste norme. Si vede che sto invecchiando...

lunedì 1 marzo 2010

Spedizione di Soccorso


Arthur Clarke, scienziato e scrittore inglese venuto a mancare pochi anni fa, è stato un esponente della fantascienza più dura, autore di storie dove la verosimiglianza scientifica era conservata il più possibile. Ricordato principalmente per 2001 Odissea nello Spazio (dove dimostrata tra l'altro di essere capace di introdurre l'elemento mistico nelle sue storie), ha avuto una carriera assai lunga. Urania ha riproposto di recente una raccolta delle sue storie brevi nella raccolta che porta il nome Spedizione di Soccorso, titolo del racconto che apre la lista.

I racconti sono belli, tutto sommato. Qualcuno soffre di ingenuità narrative, qualcuno mi ha convinto di meno, ma generalmente sono ben scritti e hanno un guizzo finale inaspettato che ne esalta il valore. La Stella, del 1955, è stato controverso per il suo contenuto "blasfemo" (leggete e capirete), il celebre I Nove Miliardi di Nomi di Dio ha invece un sottile sentimento mistico che si svela nel finale, e molto carino è Spedizione di Soccorso (con una frase finale molto felice). Pieno di tensione Estate su Icaro (una corsa contro il tempo per salvarsi, visto che l'estate di un asteroide esporrebbe il protagonista ai raggi diretti del sole, insostenibili).
Un po' esagerato Superiorità, dove qualche discorso sugli errori tecnici e strategici non mi torna, e a mio parere anche Prima dell'Eden.

Forse la fantascienza classica ha già detto tutto quello che aveva da dire ma vale sempre la pena di riscoprirla (o di avvicinarsi per la prima volta, per chi non la conosce). Consigliato.