lunedì 29 novembre 2010

Zombieland

Da un "pilota" per una serie TV che non è decollata è stato tratto un film che, sfruttando il classico filone degli zombie, gira l'horror in chiave comica riuscendo a trasformarsi in una commedia divertente. E anche scema, scema quanto volete, ma di una scemenza comica ricercata con intelligenza, mentre sempre di più sullo schermo (il cinema italiano docet) la risata si cerca di strapparla con la semplice volgarità. Che, beninteso, fa qualche bella comparsa anche qui.

Del regista, Ruben Fleischer, non c'è molto da dire, nel senso che qui ha fatto un discreto lavoro ma non ha alle spalle produzioni particolarmente interessanti.
La voce narrante è di Jesse Eisenberg (che potete vedere anche in The Social Network) nei panni di "Columbus", un ragazzo sociopatico che viveva chiuso nella sua stanza al college giocando a Warcraft col computer, e che grazie alla sua diffidenza e codardia di fondo è riuscito a salvarsi dall'epidemia zombie; il nostro si fa dare un passaggio sul veicolo condotto da "Tallahassee", personaggio fin troppo energico e pronto all'azione (interpretato da Woody Harrelson, che fu protagonista in Natural Born Killers). I due vivranno diverse avventure insieme in cerca dei Twinkie (una schifezza infarcita alla crema di cui Tallahassee va matto), incontrandosi e scontrandosi poi con due furbastre, la dura e astuta "Wichita" (Emma Stone, che ebbe una parte in Suxbad, non proprio un capolavoro di film) e la giovanissima ma implacabile "Little Rock" (Abigail Breslin, che è comparsa in Signs e in un sacco di altri film che... non ho visto). Tutti i personaggi si chiamano per soprannomi.

Nel cast fa la comparsa anche Bill Murray (Ghostbusters) interpretando sé stesso, e rapidamente esce di scena facendo una fine cretina. C'è anche Amber Heard, un'attrice emergente, nel ruolo di "406" (il protagonista la conosce solo per il numero di camera, visto che vivono entrambi nel dormitorio del college). 406 si rifugia nella stanza di Columbus per sfuggire a uno zombie ma... ci sarà un piccolo problema.

I punti forti del film sono (oltre alle scene di macelleria e violenza che ci si può ovviamente aspettare) una comicità spesso macabra (tra cui le regole d'oro per rimanere vivi di Columbus, che appaiono spesso sullo schermo come sovraimpressioni),  un cast ben assortito, il non prendersi sul serio e anzi fare satira sul genere degli "zombie-movie" e, direi, anche gli stessi zombie così come sono raffigurati: non sono quelli imbranati e lenti alla Romero, ma più simili agli "infetti" di 28 Giorni dopo (e in realtà effettivamente sono vittime di una malattia e non morti viventi, anche se non c'è quella gran differenza).
Se non siete tra quelli che evitano per principio questo genere di film, non perdetevi Zombieland.

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