lunedì 1 novembre 2010

Ad Astra

Il mio semi-omonimo Bruno Faidutti è un mostro sacro dei giochi da tavolo. Vive in Francia (mi chiedo se sarà davvero francese al 100%, visto il cognome che porta) e ha pubblicato parecchi successi ludici.
Questo Ad Astra (progettato assieme a Serge Laget) potrebbe essere uno dei migliori. Si tratta di un gioco che come ambientazione ha la conquista dello spazio, con un sistema di scarsa interazione tra i giocatori (in realtà interagiscono eccome, ma in maniera piuttosto raffinata, quindi non avremo guerra in questo gioco).

Il gioco è molto semplice: si parte da un sistema madre con un pianeta e un'astronave a testa. Il pianeta produce una delle risosrse che formano uno dei componenti fondamentali del gioco: si tratta di energia, acqua, cibo e tre diversi minerali. Con questi si fa tutto: si muovono le astronavi e si costruiscono tutte le strutture contemplate dal gioco (le astronavi stesse più colonie, fabbriche e terraformatori); inoltre le risorse possono essere commerciate. Le astronavi esplorano lo spazio permettendo di sfruttare le risorse dei vari pianeti e di iniziarne la colonizzazione. Esistono anche mondi già abitati dagli alieni: risorse non ne danno, ma permettono al giocatore di pescare una carta da un mazzo particolare: carta che attribuisce un potere speciale.

Questo meccanismo in effetti semplice viene complicato dalla maniera in cui si compone il turno di gioco: ovvero con delle carte che tutti i giocatori hanno e che dispongono su un tracciato dove verranno pescate seguendo un certo ordine: le carte indicano delle fasi valide per tutti i giocatori. Le fasi determinano tutte le attività: permettono il movimento, ma solo verso certi tipi di sistemi stellari. Consentono di raggranellare punti vittoria, ma solo per certi obiettivi raggiunti e non per altri. Permettono di raccogliere le risorse ma in un'alternativa fra due tipi: ne va scelto uno solo.
Insomma, ogni giocatore cerca di introdurre nel turno le attività che fanno più comodo a lui e meno agli altri, e nello sviluppare la propria strategia dovrà scegliere quando "andare a rimorchio" di scelte che altri hanno fatto (in modo che le carte di quel giocatore forniranno possibilità anche a lui, visto che sta facendo qualche cosa di simile) e quando cercare di sviluppare un tipo di attività o di struttura che gli altri (almeno per il momento) non hanno.

Questo gioco come tanti "eurogames" simili ha il classico tracciato dei punti di vittoria. Il sistema con cui si ottengono i punti, come ho accennato sopra, è abbastanza insolito. Nelle carte di "scoring" (di punteggio) c'è da scegliere cosa premiare, e bisogna usare tutte le proprie carte di scoring prima di rigiocare la stessa carta per una seconda volta.
Quindi si rischia spesso e volentieri di far riscuotere punteggio ai nostri opponenti: queste carte bisogna giocarle con molta strategia.

Come avrete compreso dalla mia scarna descrizione, Ad Astra impone di ponderare bene le proprie scelte perché esse aprono delle possibilità non solo a noi ma anche ai nostri competitori. Esiste qualche fattore che dà troppo peso alla fortuna (certe carte che si pescano esplorando i mondi alieni) ma fin da subito viene offerta ai giocatori la possibilità di eliminarle.
Tutto sommato un gioco molto elegante, facile da imparare e complesso da giocare, abbastanza rapido nell'esecuzione, avvincente e impegnativo. Nonostante la relativa semplicità non lo consiglierei a dei bambini piccoli.
Ad Astra ha vinto un premio a Lucca Games (non l'edizione che si chiude adesso, ma quella dell'anno scorso ovvero il 2009) ed è tradotto in italiano dalla Nexus.

5 commenti:

  1. E' a mio avviso un buon gioco: lo hanno definito 'il Catan dello spazio' per la possibilità di assimilarlo come categoria (difficoltà, fortuna, meccaniche di gioco) al noto titolo tedesco. L'ambientazione spaziale non è però sempre gradita, purtroppo, al grande pubblico, per cui può aver sofferto un poco di ciò nella sua diffusione.

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  2. l'ho provato solo per mezza partita, ma mi accodo ai numerosi commenti di altri giocatori sull'eccessiva scarsità di interazione. un buon gioco ma Faidutti non era molto ispirato secondo me... al contrario di Isla Dorada

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  3. @ Pinco11 non lo sapevo ma ci avevo pensato e... ci avrei giurato. La fantascienza vende meno, se era fantasy magari andava meglio.

    @ Khoril: non conosco Isla Dorada, ma secondo me qui l'interattività non manca, diciamo che è piuttosto sottile però c'è (e nel finale di partita conta parecchio). Se ce ne fosse davvero pochissima sarei il primo a lamentarmene.

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  4. Ho avuto la possibilità di giocarci qualche partita e devo dire che mi piace, più di Coloni di Catan.
    L'ambientazione spaziale non mi infastidisce per nulla e l'interazione tra i giocatori, tutt'altro che assente a mio avviso, è decisiva: Sapere sfruttare le scelte altrui (soprattutto di produzione) è fondamentale.
    Per i lati negativi, forse con un mazzo di carte si poteva fare tutto e cmq i segnapunti e i dorsi delle carte sono davvero indistinguibili.
    Mi lamento solo dei materiali ... quindi il gioco è ottimo! :-)

    PS guarda un po' chi ritrovo qui! Khoril e Pinco11!! ciaoooooo

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  5. @ Max: interazione decisiva? Esatto, bisogna giocarci un pochino per rendersene conto, ma anche se non si spara nemmeno un colpo è proprio così.
    Quanto ai componenti, per me sono carini, non mi dispiace l'universo che si compone mettendo in libertà sul tavolo i sistemi solari, diciamo che le varie carte danno forse un po' da faticare per dividerle e tenerle in ordine.

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