domenica 11 aprile 2010
Il Trentesimo Regno
Torno ad occuparmi degli esordienti di casa nostra con un'autrice cremasca, Gabriella Mariani, che ha pubblicato con la casa editrice Montag il suo libro d'esordio, Il Trentesimo Regno.
La storia ci porta in una terra povera e dura, nell'estremo nord tra Scandinavia e Siberia. Tra popoli immortali dai poteri superiori, capaci di entrare in trance e visitare i regni dei morti e degli spiriti, ma allo stesso tempo combattuti tra mille difficoltà: estati troppo brevi, cibo scarso, nemici che arrivano da terre lontane e popoli mortali ostili e diffidenti dei loro poteri.
Ma c'è anche una terra con una strana benedizione, non priva di aspetti problematici: terra di luce e di fuoco perenne, fertile, ma popolata da genti aggressive e feroci. Parte del libro segue la lotta delle genti dell'Ombra contro quelle della Luce, il tutto da intendere con una connotazione diversa da quella che ci si potrebbe aspettare pensando a Tolkien e al fantasy che va per la maggiore. Il periodo coperto da questa storia è indefinito ma piuttosto lungo visto che i personaggi sono (in buona parte) praticamente immortali, per via della loro natura semi-divina e delle capacità magiche. Queste storie di personaggi che muoiono ma non muoiono, sono vigorosi e vecchi allo stesso tempo, perseguono passioni che continuano a farli scontrare in maniera catastrofica ma non necessariamente con un netto vincitore sono piuttosto difficili da seguire, anche perché l'attenzione si sposta spesso su personaggi diversi, e per un libro di 200 pagine ce ne sono un po' troppi.
L'autrice ha una sua prosa musicale e scorrevole (qua e là un po' barocca) con cui trascina il lettore in questo mondo iperboreo, spietato e bellissimo, tra notti infinite ed estati luminose. La leggibilità, la piacevolezza dello scrivere è il punto forte, nonostante ci siano un po' di errori in più del dovuto, frutto forse di una revisione e di un editing affrettati. Io non so dire quanta aderenza ci sia nei confronti delle saghe e delle leggende che sono alla base di questa ambientazione, ma (per quanto il lavoro sia ovviamente di fantasia) l'attenzione per la mitologia è fin troppo evidente in un certo numero di note a pié pagina che possono essere gradite a chi vuole leggere questo libro per un discorso (anche) culturale, forse un po' meno per chi vorrebbe semplicemente rilassarsi con una lettura di intrattenimento.
Avendo letto qualche saga e leggenda di prima mano (irlandesi e arturiane) posso dire che l'inseguirsi di eventi piuttosto ripetitivo, talvolta difficile da seguire e che stenta a comporsi in una vera trama non è molto diverso da quello della vera mitologia e dei racconti epici. Potremmo dire che è un altro risultato positivo raggiunto? Per me no, purtroppo. Essendo un lettore contemporaneo avrei voluto leggere una storia con un inizio, uno svolgimento e una fine. Ammetto un certo disappunto nel non aver trovato una vera e propria struttura in questo libro (nemmeno tenendo conto che questo è il primo volume di una serie).
Come spesso avviene con il fantasy italiano, luci e ombre. I motivi, dal mio punto di vista, li ho espressi: capirete che non è semplice dare una valutazione con un voto o con le stelline (come succede sui siti tipo Anobii). Ma spero di aver dato ai naviganti qualche elemento di valutazione per decidere se leggere o meno questo libro.
Questo libro non lo conoscevo, magari se lo trovo dalle mie parti gli darò un'occhiata.
RispondiEliminaAnche se, onestamente, non prenderei mai in considerazione, una qualsiasi opera dove si parla di lotta tra luce e tenebre...
Ma ci sono Wotan, Thor e compagnia bella? Dico perchè se così fosse mi sa che mi interessa, certo...sono molto pignola e non perdono gli errori!
RispondiEliminaMi sa che non sono stato chiarissimo nella mia esposizione per quanto riguarda la lotta tra luce e tenebre. Qui siamo alle prese con una mitologia tutta particolare dove le tenebre sono una risorsa misteriosa ma non del tutto negativa, una specie di spazio magico dove si muove la parte spirituale dei personaggi. Dall'Ombra nasce l'orda, che assomiglia a un esercito mongolico ma non ne ha la ferrea organizzazione: è una folla caotica di guerrieri, semidei, animali in movimento. Non necessariamente "malvagia", sicuramente minacciosa e conquistatrice.
RispondiEliminaLa luce dei popoli dell'estremo nord è una specie di potenza magica che dà a quelle genti una sorta di paradiso terrestre in una terra altrimenti inabitabile (miti di Iperborea, ecc...), ma che le fa diventare anche guerrafondaie e intransigenti a loro volta.
Perciò siamo in una lotta fra luce e tenebra ma completamente diversa dalla contrapposizione manichea di Tolkien.
Quanto alla mitologia "vera" che ispira questo libro, Thor e compagnia non c'entrano (o c'entrano ben poco) anche se qualche mito presente nel libro avrà certamente qualcosa in comune con i vichinghi.
Qui siamo più a est e, penso, più al freddo. Lapponia, Siberia, territori slavi con tundra e steppa in abbondanza... Poi ovviamente non sono così ferrato da dire fin dove arriva la ricerca e dove comincia invece l'inventiva dell'autrice.
esiste una sinossi più estesa:
http://sites.google.com/site/camminocontorto/chi-come-e-dove
Devo ammettere che non sono il lettore più attento di questo mondo, ma nemmeno mi ritengo il più distratto, però leggendola scopro che il filo logico (fondamentalmente abbastanza chiaro e lineare) di questa sinossi l'avrò capito sì e no a metà.
apro un ot: Bruno, conosci zuddas? l'ho riscoperto recentemente con "la stella di gondwana" e devo dire che mi pare davvero bello (non l'ho ancora finito, ma funziona veramente bene).
RispondiEliminacerto, non è un esordiente e non si tratta esattamente di un'ultima uscita, però...
Questa visione non manichea di luce e tenebre (e questo essere anche magia-risorsa che pare caratterizzare l'ombra) mi intriga molto. Così come la fluidità di scrittura. E preferisco libri con qualche difetto, ma che hanno dei pregi, a libri che non hanno difetti né pregi...
RispondiElimina@ Alladr: Zuddas, per quanto non abbia più scritto un romanzo da un botto di tempo, è uno degli autori più in gamba del nostro paese. Ho goduto parecchio le avventure delle sue amazzoni. Se la memoria non mi inganna ho letto tutto quello che ha scritto per la Nord.
RispondiElimina@ Zaccaria: ben venga la curiosità verso gli autori italiani. Questo è un libro difficile da descrivere, fondamentalmente è da toccare con mano. Quindi perché non toccare?
Sì, credo che lo acquisterò.
RispondiEliminaio invece ho preso i due libri sulle amazzoni che mi mancavano e una raccolta di raconti di cersosimo che mi incuriosiva. è un rischio? mah, non potrà essere peggio di passaro o della troisi, no? (i giovani autori pubblicati negli ultimi cinque anni neanche li provo: se valgono, ne sentirò parlare bene dalle persone di cui mi fido ancora tra qualche anno)(sai di avere un lettore che ti seguirà nel temo... ;) )
RispondiElimina@ Alladr: Cersosimo, interessante... Facci sapere!
RispondiEliminaPer quanto riguarda i giovani autori, ogni libro che si compra è sempre un rischio anche se uno prende tutte le precauzioni possibili!
@bruno: non so dove l'ho letto (seneca?), ma molto tempo fa avevoa lungo meditato sulla considerazione secondo la quale sperperiamo ciò che di più prezioso abbiamo: il tempoa nostra disposizione.
RispondiEliminaè successo quindi che ad un certo punto abbia deciso di non rischiare più il mio tempo con autori che non mi davano garanzie. è anche per questo che ritengo tanto preziosi i blog che seguo (il tuo, malpertuis, strategieevolutive e una manciata di altri): perché ci trovo interlocutori dei quali mi fido che mi parlano di cose che mi interessano. quando finirò cersosimo ti farò sapere.
per intanto, grazie.
alladr, mi hai stuzzicato rimembranze liceali!
RispondiEliminaSeneca, che fu autore palloso e pretenziosissimo, la menava soprattutto sulla perdita di tempo.
Lo dico non per sentito dire, ma perché una (odiata) professoressa ci fece leggere questo autore in lungo e in largo, ben al di là (credo) di quanto i programmi ufficiali giustificassero.
Seneca deplorava ogni istante perduto.
A mio parere il discorso è più complesso di quanto diceva l'autore latino: la vita è ciclica e quindi può consentire (non continuamente!) l'ozio, il riposo e il prendersela comoda, il bighellonare alla ricerca di qualcosa di interessante.
Però Seneca non aveva del tutto torto. Poiché la vita è breve e i libri da leggere sono tanti, anche io aborrisco se mi accorgo che ho dedicato tempo a un'opera che potevo trascurare senza problemi (mentre tanti classici mi aspettano e io non li apro!).
Ma... tra i miei ozi creativi c'è anche andare alla ricerca dell'ignoto :) e questo svago ozioso continuerò a concedermelo almeno sui libri, visto che non ho l'età per viaggi avventurosi e altre follie.
Se così facendo risparmio perdite di tempo ad altri, tanto meglio!
Ho letto la tua recensione e ti ringrazio mille volte. Penso che tu abbia saputo cogliere con acume tutti i difetti e i pregi di questo libro. I difetti sono tanti, devo ammetterlo, e il fatto che qualcosa ti sia piaciuto non mi puù che fare onore.
RispondiEliminaRiguardo alla mancanza di struttura, di fine ed inizio... io non penso che la mia opera soffra di questo, ma credo che in alcuni lettori una tale impressione sorga di fronte alla vicenda "spezzata" di questa prima parte, dovuta la alla vivisezione de "Il cammino contorto", il mio tomazzo originale di 500 e passa pagine, in tre tomi, operata per permettere alla mia opera di partecipare al primo concorso, poi andato a rotoli, di Fantasy Magazine. La narrazione, quindi, è sospesa, perché la storia continua nella seconda parte.
In un futuro non so quanto vicino mi piacerebbe pubblicare il romanzo integralmente in un solo tomo, e i commenti intelligenti come il tuo non potranno che aiutarmi nella futura revisione dell'opera.
Grazie ancora.
Gabriella Mariani.
Ringrazio per la visita. La mia scarsa comprensione della trama potrebbe essere un problema mio, possibilità che non escludevo, tuttavia nei commenti di aNobii vedo che questo è un aspetto che trova qualche condivisione. Resta il fatto che non tutti i libri devono essere uguali, la digeribilità da bestseller non è un obbligo.
RispondiEliminaLa parola finale non può che essere del singolo lettore.
allora, ho finito di leggere cersosimo. è interessante, ma niente di più.
RispondiEliminainnanzitutto bisogna dire che si tratta di una raccolta di racconti che, pur ambientati nello stesso universo finzionale e legati da un lavoro di post-editing abbastanza interessante, soffrono una eccessiva difformità di esiti: la melanconia e il pessimismo di fondo che pervade tutte le opere sono francamente troppo "cercati" in alcuni racconti (mentre in altri riescono abbastanza efficacemente a creare empatia). lo stile è ricercato, in certi casi fin troppo. mi pare evidente l'intenzione dell'autore di "fare letteratura", o almeno di tenersi a una quota un po' più alta di quella dei suoi contemporanei, il che ha talvolta la conseguenza di mandare in pappa la sospensione di giudizio (per dire: i racconti sono legati tra loro da finte opere di storici che le introducono. l'idea è buona e alcuni testi funzionano ottimamente nell'economia delal storia ma, è evidente, dove il gioco non funziona il disvelamento del device narrativo ha effetti devastanti sull'esperienza di lettura). l'ambientazione è un po' fumosa (questo impero è un po' tutto e niente, privo delle caratterizzazioni forti, per dire, dei regni di hiperborea o di star wars, giusto per citare creazioni-patchwork).
in conclusione: non mi ha entusiasmato, ma sono stato contento di aver letto alcuni racconti.
per ora le mie investigazioni sul fantasy italiano anni 70-80 proseguono. nei volumi della collana "enciclopedia della fantascienza" data alle stampe da fanucciho trovato cose che potrebbero interessarti: ambientazioni molto originali. certo i toni trionfalistici di gianni pilo ad ogni introduzione in coppia con alcune storie veramente orride non sono gratificanti, ma potrebbe valerne la pena lo stesso. ti farò sapere quando avrò nuove.
@ alladr: grazie. Io sto aspettando invece un libro... contemporaneo che più di così non si può: il nuovo di Francesco Dimitri.
RispondiEliminaMa gli Italici del tempo che fu mi interessano comunque. Spero di trovare il tempo per fare dei recuperi.