domenica 10 febbraio 2008

Pruriti Fantastici (prima parte)

L'incontro tra il fantasy e l'erotismo è abbastanza frequente e non a caso, perché il reame dell'immaginario spazia liberamente in entrambi i campi: perciò non sono pochi gli autori che hanno introdotto qualche elemento piccante per richiamare i favori del pubblico.
In alcuni casi, l'erotismo è addirittura la colonna portante di una trama o di un mondo immaginario. I risultati? Guardiamo qualche esempio (ma chi non vuole che gli siano svelate le trame, eviti)...

Il Dardo e la Rosa di Jacqueline Carey è un successo recente, grazie ad una miscela interessante: un'ambientazione di indubbio spessore, erotismo qua e là molto esplicito e alcuni personaggi ben descritti e accattivanti. Il Dardo e la Rosa è ambientato in una bizzarra Europa di un mondo parallelo; è una storia di intrigo, guerra e spionaggio, dove la protagonista si trova in maniera rocambolesca al centro di una serie di eventi decisivi per il regno dove vive.
Quanto all'ambientazione, ce n'è abbastanza perché il Vaticano si scateni con una scomunica. Il Dio degli Angeline (il popolo di Phèdre, la protagonista) si narra generato dal sangue di Yeshua trafitto dai soldati mentre era inchiodato sulla croce, unito alle lacrime della Magdalena (i riferimenti sono fin troppo chiari). Alcuni angeli si unirono a questo nuovo dio, Elua, ripudiato e perseguitato, e lo seguirono in un lungo peregrinare fino a che si fermarono in Terre d'Ange, che poi è la Francia. Naamah, una di questi angeli, durante il viaggio giaceva a pagamento con chiunque per poter sfamare Elua, e dal suo esempio discende una casta dedita ad una specie di prostituzione sacra (i cui membri sono educati e vincolati al loro servizio, e comprano un costoso ed elaborato tatuaggio da degli specialisti che lo completano poco per volta: quando tale tatuaggio è terminato, sono liberi: nel titolo italiano il riferimento è alla Rosa di Phèdre). Peraltro il motto di Elua è Ama a tuo piacimento...

Phédre appartiene di nascita ai figli di Naamah, ed ha una particolarità: una macchia rossa nell'occhio sinistro che rivela la sua natura di anguissette, prescelta del divino Kushiel, uno dei compagni di Elua che ha la caratteristica di mescolare piacere e dolore. Con questo astuto espediente la scrittrice crea una protagonista che si vende (traendone piacere!) per i trastulli sadici dei nobili e dei ricchi, senza dover esplorare quei difficili confini dove l'amore si confonde con l'odio.
Dell'ambientazione e del suo fascino parecchio si potrebbe dire; la trama scorre bene nonostante si sfiorino (nella edizione della Tea) le novecento pagine, ma devo dire che verso il finale ho un po' faticato.

Come dicevo Phèdre vive in un mondo di intrighi e spionaggio. Fin qui nulla di strano... ci sono molti gineprai della storia che si sono risolti fra le lenzuola. Il Paese su cui state probabilmente poggiando il fondoschiena, visto che scrivo in italiano, ha avuto il suo travagliato parto reso molto più facile dalla Contessa di Castiglione, infilata da Cavour nel letto di Napoleone III: l'astuto politico piemontese sapeva che senza un cospicuo aiuto straniero (che infatti arrivò) i Savoia non erano in grado di sconfiggere l'Austria-Ungheria, pertanto usò il fascino di questa bellissima donna (che poi morì dimenticata e sola).
La storia di Phèdre funziona un po' meno fin dall'inizio, visto che i suoi sofisticati patroni (quelli che pagano per i suoi servigi) sanno benissimo che il suo protettore vuole ricavare informazioni da loro, eppure ci cascano come dei polli.
Non sarà così ingenua la malvagia Mélisande che sconfigge il protettore di Phèdre al suo stesso gioco e lo elimina, consegna la ragazza agli Skaldi (Germani) con cui è in combutta per abbattere il regno di Terre d'Ange e... non sto a descrivere il resto, diciamo che c'è una sovrabbondanza di situazioni in cui i destini del regno vengono risolti da Phèdre aprendo le gambe, e dopo centinaia di pagine la questione si fa un po' stantia, anche se non è brutta la descrizione della battaglia finale. Tutto sommato non un pessimo libro, ma ha uno dei peggiori sintomi della sindrome del bestseller, l'uso di 800 pagine quando ne bastavano 3-400.

Altrettanto ribaldo ed esplicito, e meno supportato da capacità artistiche, John Norman con il suo mondo di Gor. I libri della serie sono parecchi, il primo risale al lontano 1967; ne ho letti due (in lingua originale, interessante esercizio) e vi ho trovato un machismo decisamente fuori moda, supportato da ragionamenti un po' misogini e ridicoli ma apparentemente molto convinti.

Nel mondo di Gor la donna è schiava, o meglio è libera di seguire la sua natura, che sarebbe quella di sottomettersi a un uomo dominante. Le donne libere sono poche, ironicamente sono spesso segregate fra quattro mura: si tratta in pratica delle ricche mogli di pochi uomini potenti. Gor sfrutta l'idea della "Anti-Terra," ovvero l'ipotesi di un pianeta situato all'opposto del nostro, e perciò invisibile (nascosto dal sole); è un mondo duro e spietato, fatto di guerrieri selvaggi e nobili crudeli. Il protagonista dei libri è un uomo che vi è giunto dal nostro pianeta (il che succede, a quanto pare, a un sacco di gente, e spesso a donne che vengono rapite); diventerà un famoso guerriero ma conoscerà anche delle sconfitte.
Non mi perdo nella descrizione delle complesse forze in gioco in questo mondo, ambientazione secondo me senza particolare qualità, ma per il poco che ho letto ho gradito, più che l'insieme, alcune parti tipicamente sword and sorcery, alcune descrizioni di particolari luoghi e battaglie, e una certa atmosfera "alla Conan" che ha incontrato il mio gusto. La fama che l'autore incontrò nell'ambiente sadomasochista potrebbe far venire dei dubbi, ma che siano brutti o no, questi più che scritti erotici sono effettivamente dei libri fantasy (o science-fantasy se preferite).
Dopo il successo iniziale la scandalosa figura di John Norman è stata moralmente linciata (e i libri più o meno scomparsi dalle librerie) all'epoca del politicamente corretto; i suoi estimatori però hanno tenuto duro e, come elemento di una sottocultura, il mondo di Gor ha ricominciato a vivere, con un ulteriore libro pubblicato in tempi recenti.

(Il mondo di Gor)

Per ora ci fermiamo qui; vedremo prossimamente altre due situazioni di incontro tra fantastico ed erotismo.

6 commenti:

  1. oh, ok, molto interessante questa carrellata. aspetto i seguiti.

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  2. Norman non lo conosco e quindi grazie della segnalazione.
    Quanto alla Carey...semplicemente la adoro! Non tanto per la tematica erotica dei libri, quanto per la capacità di privarla di facili "svilimenti" e incastrarla su un background culturale assolutamente perfetto. Phedre è un personaggio fragilissimo, non diventa mai la classica eroina senza paura, ma è anche forte come un diamante quando affronta, con tutta se stessa, il suo destino di serva di Namaah e di Kushiel.

    Io sono fissata con le ambientazioni e quella della Carey l'ho trovata davvero fatta bene.

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  3. Quanto a Norman: non sarà così facile trovare i libri (salvo i soliti PDF che galleggiano nel cyberspazio, ma sono in inglese...).
    Quanto alla Carey, l'ambientazione è la cosa che rispetto di più. La parte esplicitamente hard-core delle avventura di Phèdre, con tanto di contorno feticista, non l'ho apprezzata molto in verità, m'è parsa anche un po' una furbata fuori luogo. E m'è venuto maliziosamente da pensare, se posso permettermi l'ipotesi, che incuriosisca qualche donna in più degli uomini a causa della minor dimestichezza femminile con... la pornografia.

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  4. Non credo che l'abbia fatto con quell'intento anche se, forse, nel Dardo la motivazione reale per la scelta di una masochista come perno delle vicende politiche di Terre D'ange, non si coglie molto.

    Non se se hai letto gli altri due ma nella Maschera e le Tenebre la cosa si chiarisce di più, molto di più.

    Del resto, in un'ambientazione così particolare come una cultura ispirata al "ama a tuo piacimento", una figura estrema come Phedre non mi pare poi così forzata (neppure in chiave di scelte editoriali...)

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  5. Non voglio fare il processo alle intenzioni dell'autrice. Se nel seguito della storia troverò ragioni ferree per un certo uso ribaldo di descrizioni spinte, non avrò nulla da ridire. E in nome dell'arte va bene tutto, per carità.
    Ma dove l'erotismo viene usato fine a sé stesso in un libro fantasy, mi sento un po' preso in giro, ed ho trovato, almeno in parte, che questo fosse il caso.
    Il mio punto di vista deriva da una decisione lungamente ponderata, che ho preso quando ho scritto il mio libro, dove mi sono trovato di fronte alla necessità di inserire momenti di seduzione, ecc... Ho deciso che, per quanto mi riguardava, in quel tipo di storia l'unica cosa da fare era fermarsi prima di una linea ben precisa ...

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  6. Scelta assolutamente legittima da parte di un autore, ci mancherebbe.

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