domenica 22 luglio 2007

Chariza. Il soffio del vento.


Spinto dalla curiosità, ho voluto leggere questo romanzo d'esordio di Francesca Angelinelli, libro di cui si parlava in mailing list (Fantasy Story).
Due premesse: innanzitutto, il libro è godibile e quindi... tranquillamente comprabile, desidero che sia chiaro caso mai fossi troppo critico nella mia recensione dando una impressione diversa; secondo, detta recensione svelerà parti della trama e quindi suggerirei di leggerla... dopo aver letto il libro. Innanzitutto parliamo del... contenitore, ovvero dell'aspetto fisico del libro. La Runde Taarn ha fatto un lavoro direi buono, il libro è a copertina morbida, ben rilegato, con una illustrazione a colori poco gradevole,a mio modesto parere, ma non per carenza di mezzi tecnici; altre due immagini a colori sono all'interno, e queste sono molto peggio della copertina, perché sembrano disegni di bambini delle elementari, e da un libro fantasy mi aspetto di più (poi si può dire che è grande arte e sono io che non capisco, ma, vista la complessità tecnica di queste immagini, se non altro una cosa è certa: non sono quello che gli amanti del genere di solito si attendono).
La carta è bianca e molto brillante, a me piace. Non so dire però se questo colore indica buona qualità o se sarà tutta ingiallita tra breve tempo: chi vivrà vedrà. Abbastanza numerosi gli errori di ortografia (saranno farina del sacco della Angelinelli o errori del proto? ai posteri l'ardua sentenza).
Nel testo i dialoghi sono in corsivo e immagino che questa sia una scelta, anche se non mi spiego il motivo. Dopo un po' devo dire che questa particolarità mi ha leggermente dato noia.
Finite le osservazioni tecniche passiamo alla storia: la trama è abbastanza semplice (anche se proseguirà sicuramente in un prossimo libro), siamo in una specie di Giappone ( o estremo oriente) fantastico, chiamato Si-hai-pai, dove l'Imperatore è minacciato da un nemico misterioso (quasi certamente un vassallo infedele che si muove nell'ombra).
Il sovrano rischia di morire dopo esser stato attaccato col veleno ma, poiché la viltà del nemico arriva anche a minacciare il suo erede, allontana da sé il figlio Suzume, incaricando la misteriosa combattente Chariza di vegliare su di lui. Comparirà anche un bel nobile cavaliere, che aiuterà Chariza nella sua missione: è Yukai, un tipo un po' irrequieto, un po' fanfarone, ma in realtà leale e coraggioso. Chariza riuscirà a difendere il bambino e a riportare una prova o indizio sull'identità del nemico. Ma l'autrice, nella sua saggezza, ha deciso di rimandare la rivelazione di questo dettaglio alla prossima puntata.
Non è la storia il forte di questo libro, tutt'altro. L'ambientazione al contrario è tratteggiata assai bene e prende una parte importante, come un affresco che ci rivela in mille particolari la vita di questo mondo. Non sono un fanatico dell'estremo oriente, quindi leggere di personaggi che vivono in case di pannelli di carta, provano un intenso piacere a rimirare il ciliegio in fiore o respirano con voluttà il profumo dei gelsomini… non era tra le mie priorità. Ma un'ambientazione coerente, ricercata e ben esposta è essenziale per la riuscita di una narrazione di questo tipo, e qui l'autrice non ha mancato, che si ami l'estremo oriente o no.
I personaggi… luci e ombre. Di positivo va detto senz'altro che i protagonisti hanno una personalità e si comportano di conseguenza, in azioni, gesti, dialoghi eccetera. Chariza, la mercenaria protagonista, mi è risultata piuttosto antipatica, e questo mi ha rovinato un po' il godimento del libro. E' un personaggio un po' particolare, e fin qui niente di male. Se c'è una cosa che odio è il clichè hollywoodiano per cui il protagonista dev'essere una persona apparentemente mediocre o limitata, con orizzonti non eccessivamente ampi, che chissà perché riesce a fare faville affrontando con coraggio avventure che sembrano più grandi di lui. Si stimola così l'amor proprio del pubblico che sente solleticata la propria mediocrità, e si è sicuri di aver centrato l'obiettivo di far cassetta, piacendo al maggior numero di persone possibile. Chariza non è così, però esagera nel senso opposto. E' altera e scostante, severa e austera, addirittura sprezzante, e perfino con chi le ha salvato la vita (vedi la scena a pag.137 con la ragazza della locanda). In una parola, antipatica. Dev'essere però molto bella perché nessuno le rinfaccia queste caratteristiche, ma anzi tutti la ammirano o addirittura la amano disperatamente (Yukai). Inoltre è la spadaccina più abile della nazione, o quasi. Fa a pezzi la gente con scene che ricordano un po' quel samurai che accompagnava Lupin III nei cartoni animati, quello che ha già rinfoderato la spada mentre i nemici devono ancora capire di essere morti: per fortuna queste scene si moderano un po' man mano che la storia va avanti.
Insomma abbiamo la scomoda presenza della classica "donna con gli attributi" che, passati decenni dalla Sigourney Weaver di Alien e scemata l'influenza di Lara Croft, speravamo di veder rappresentata con maggiore ironia.
Chariza dunque non ha nessun difetto? Non esattamente: ce l'ha, ma anche qui non è proprio un difetto ma una maledizione che le è stata imposta per una malefatta che ha compiuto (perdendo, tra l'altro, la possibilità di affermarsi in una illustre casata di nobili guerrieri e ritrovandosi a vivere la vita della mercenaria): la maledizione dell'avidità, che pone un limite alla "troppa perfezione" di Chariza ma, non essendo un tratto caratteriale bensì un'influenza aliena, rende meno verosimili i suoi travagli interni. Con una eccezione, quando Chariza "incontra nella sua mente" la maledizione e discute con essa, una bella scena dove l'introspezione psicologica incontra l'ispirazione fantasy: brava Angelinelli, avresti dovuto forse insistere su questo percorso…
Il bambino Suzume e Yukai sono simpatici, il secondo ben delineato come giovane sregolato e gaudente che ha capito di non poter fare il vitellone tutta la vita e scopre dentro di sé le doti di un vero cavaliere: sa tirarle fuori… a intermittenza, con sommo disdegno di Chariza che a volte lo desidera e a volte si domanda come ha potuto entrarle in mente un simile pensiero… lei è anche attratta dall'imperatore e c'è sempre la sua maledizione di avidità a confonderle le idee, ma immagino che prima o poi (non nel primo libro comunque) questo amore contrastato con Yukai sboccerà.
Alcune note dolenti nello svolgimento della storia le ho riscontrate quando Chariza passa in poche righe (pag. 45-46) dal dubbio che Suzume non abbia bisogno di una guardia del corpo a tentativi disperati ("aveva disperatamente bisogno di alleati") di maggiore protezione. Sta per arrivare Yukai con cattive notizie, ma il cambio di prospettiva avviene senza… che sia ancora successo niente.
L'imperatore Yoshio non ama la moglie, perché ha dovuto sposarla in un matrimonio combinato. Ma si passa, qui in una manciata di pagine e di minuti, dal vederlo colpito dalla notizia della morte di lei (uccisa in uno dei perfidi attentati del nemico) a una scena in cui ride e scherza (con il generale Tanaka).
Potrei aggiungere la scena in cui Chariza e Yukai vengono sonoramente sconfitti e quasi eliminati dagli avversari che rapiscono il principe Suzume… mi è sembrato strano che dopo un giorno di riposo passino da "quasi morti" a "pronti all'inseguimento."
In conclusione: non sono stato molto impressionato dalla trama, già meglio la caratterizzazione dei personaggi principali, ma non ce l'ho proprio fatta ad apprezzare la protagonista. L'ambientazione, che diventa un protagonista silenzioso, e la scorrevolezza dello scrivere della Angelinelli sono i punti più forti di questo libro.

3 commenti:

  1. Uhm... possibile che nessuno che l'ha letto ne voglia parlare? L'avrò mica letto solo io, no?

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  2. No, ma se non ti piace il tipo di ambientazione e una donna protagonista, forse era meglio che leggevi qualcos'altro...?

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  3. Penso che sia impossibile prescindere dal proprio punto di vista, caro anonimo, l'importante è dirlo e riconoscere il lavoro fatto bene, dove c'è. Per la capacità di comporre l'ambientazione mi sembra di aver dato giusto riconoscimento, no? Per le caratteristiche della protagonista, la mia critica resta, ma riconosco che i personaggi (simpatici e non) hanno uno spessore che non sempre si vede nelle pagine di scrittori fantasy (tanto meno gli esordienti).

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